Agli inizi degli anni ’90, il declino del cinema d’azione era ormai in corso. Hollywood tirò quindi fuori, quasi contemporaneamente, due film che ne presentassero una parodia attraverso i suoi personaggi più iconici: Last Action Hero con Arnold Schwarzenegger e Demolition Man con Sylvester Stallone.
Il primo è animato da un’ironia più esplicita. Il secondo, invece, rappresenta il declino degli eroi d’azione in maniera più velata e malinconica. In Demolition Man traspare inoltre il pericolo di passare da un cinema di eccessiva e pura violenza a uno ipocrita di assoluta mellifluità.
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Demolition Man: l’analisi del protagonista
Il cognome del protagonista, il poliziotto John Spartan, sembra definire fin da subito il carattere del personaggio. “Spartan”, “spartano”, un cognome che suona come un aggettivo adatto al tipico eroe d’azione anni ’80 ovvero severo, rigido, austero. Il soprannome “Demolition Man”, affibbiatogli dalla stampa per i suoi interventi spropositatamente distruttivi, sembra completare alla perfezione tale descrizione. Un tratto comune dei protagonisti degli action movie reaganiani, infatti, è la distruzione smodata di auto, edifici e persone.
Ipertrofico, aggressivo, rude ma anche coraggioso, sincero ed empatico, Spartan viene incastrato dal crudele criminale Simon Phoenix (Westley Snipes) e condannato assieme a lui alla prigione criogenica. Ibernati fino alla fine della pena, i due si risvegliano in una città completamente diversa: non più la violenta Los Angeles bensì una pacifica megalopoli, San Angeles. In questa città non si compiono omicidi da decenni tanto che la polizia cammina disarmata. Se per Spartan ciò è uno shock, per Phoenix rappresenta un’opportunità. Il criminale, una volta evaso, inizierà a lasciarsi dietro una lunga scia di sangue e la polizia necessiterà dell’aiuto di Spartan per fermarlo. Ma l’evasione di Phoenix non è frutto del caso, ma della volontà del potente reggente della città.
Trama e significato di Demolition Man
Per l’amorale e psicopatico Phoenix ritrovarsi in una città pacifica costituisce un enorme vantaggio poiché egli è di fatto il predatore alfa dell’ambiente. Ma per Spartan questo rappresenta un enorme disagio. Ha perso tutti i suoi affetti durante gli anni della prigionia e si ritrova catapultato in un mondo che non gli appartiene.
Se con Robocop Paul Verhoeven ha voluto rappresentare il consumatore che si muove impacciato in una società consumistica, con Demolition Man il regista Marco Brambilla ha voluto rappresentare l’action hero che si muove goffamente in un’industria cinematografica che non ha più spazio per lui, dove deve stare attento a ogni cosa che dice e che fa.
Spartan viene discriminato e deriso dai suoi nuovi colleghi e osteggiato pesantemente dal capo che lo vede come un inutile anacronismo. L’unica persona che lo stima è il tenente Lenina Huxley (Sandra Bullock), un’appassionata di storia e cinema del passato. Eppure anche con lei ci saranno delle incomprensioni. Quando lei gli proporrà di fare sesso, Spartan scoprirà, ad esempio, che il contatto fisico è stato sostituito da quello virtuale.
Tutto ciò che rappresentava di positivo John Spartan, l’eroico Demolition Man degli anni ’90, è ora sbagliato, scorretto, illegale. Nella società di San Angeles il mangiare carne, fumare una sigaretta o dire una parolaccia è proibito e comporta multe salatissime. E se per lo spettatore meglio ciò potrebbe sembrare inammissibile, figurarsi per un individuo come Spartan, che verrà più volte multato per violazione del Verbal Morality Statute.
Il ruolo della lingua in Demolition Man
È affermato da secoli che le capacità linguistiche vanno di pari passo con quelle logiche. Ne viene, di conseguenza, che se si volesse limitare queste ultime basterebbe limitare la lingua. In Demolition Man accade proprio questo: si cerca di limitare il piano di azione e di pensiero dei personaggi limitandone le capacità linguistiche. Con una perniciosa e permanente educazione al politicamente corretto, gli abitanti di San Angeles non vanno oltre ciò che gli viene imposto dal proprio guru, il dottor Raymond Cocteau. Persino quando le contraddizioni sono palesi non è importante la verità ma il far tutto in maniera cordiale e non offensiva.
Questa estremizzazione del perbenismo e del politicamente corretto, rispecchia la crisi culturale e linguistica che stiamo vivendo ancora oggi. Dove trovano terreno fertile i complottisti e i populisti? Nelle contraddizioni che per decenni hanno cercato di nascondere i problemi anziché risolverli tramite escamotage linguistici. In USA è scandaloso dire “negro”, ma lo è meno sparare a un afroamericano. E proprio da tipico fautore del politicamente corretto, il dottor Cocteau ha scopi tutt’altro che “corretti”. Mentre predica pace e fratellanza, escogita, infatti, di uccidere il suo avversario principale sfruttando le azioni di Phoenix.
Conclusione
Il primo emendamento della Costituzione Americana garantisce libertà di parola, ma il buon senso, sempre più raro, ha portato a un abuso di esso. Il politicamente corretto avrebbe dovuto limitare le mancanze di questo articolo. Purtroppo, però, ha fatto di peggio trasformando l’interlocuzione in un’imposta formalità priva di sostanza creando una sorta di fascismo linguistico.
In questo ballo in maschera linguistico, ci ritroviamo come il sergente Lenina, nostalgici di un passato più pratico e semplice, in attesa di un uomo forte che risolva la situazione. Aspettiamo il Demolition Man di turno che dia un freno ai due estremi, quello troppo mellifluo e inconcludente e l’altro troppo rozzo e spietato.
Discernere come e quando fermarsi è sempre difficile. Lo sapeva benissimo John Spartan che, alla fine del film, dà un consiglio ai rappresentanti delle due parti. Un suggerimento utile ed efficace da leggere con attenzione: “Tu devi sporcarti un po’ e tu devi ripulirti e ad un certo punto… non lo so, lo capirete da soli!”
Antonio Cusano
Fonti
www.ilcineocchio.it: https://www.ilcineocchio.it/cinema/dossier-demolition-man-di-marco-brambilla/
Rotten tomatoes: https://editorial.rottentomatoes.com/article/how-sylvester-stallone-transformed-demolition-man-from-a-subervsive-satire-into-a-sylvester-stallone-movie/