Il sentiero dei nidi di ragno costituisce un romanzo di singolare importanza, per la sua consistenza, per come è nato. Il sentiero dei nidi di ragno si arroga la pretesa di narrare la Resistenza e vi riesce con uno stile vivace, espressivo, denso di colori accesi.
Vi riesce senza cadere nella retorica della letteratura celebrativa e attraverso gli occhi di un bambino, Pin, e in secondo luogo attraverso le analisi del commissario Kim riesce ad esprimersi al meglio su una tematica che tanto esigeva di essere trattata. Solo una penna che sa svolazzare come quella di Italo Calvino (che con il sentiero dei nidi di ragno è all’esordio) poteva riuscire nell’impresa di narrare la Resistenza senza cedere a forme di letteratura celebrativa e ridondante.
Il sentiero dei nidi di ragno
La vicenda del romanzo Il sentiero dei nidi di ragno si svolge in un borgo e il protagonista è un bambino, Pin, “dalla voce rauca”, che vive in condizioni di assoluta povertà con la sorella prostituta che riceve un marinaio nazista.
Un giorno Pin sente confabulare nell’osteria che frequenta di un’azione politica, e lo sfidano a sottrarre la pistola P38 al nazista che si intrattiene con la sorella. Lui, entusiasta, vi riesce, salvo poi nasconderla lungo un sentiero: “dove fanno il nido i ragni”. Quel luogo si carica di valenze simboliche di autenticità e innocenza nascoste dall’atteggiamento rude e da altri meccanismi di difesa di Pin.
Successivamente approda dove opera una brigata partigiana comandata da un certo Dritto, più intento alle tresche che all’azione politica e sarà lui a causare un incendio. Dopo l’incendio il comando è sciolto e il Dritto processato. Nella banda Pin conosce tra i tanti personaggi (dei quali tratteremo più avanti) Cugino e questi sembra l’unico in grado di istaurare un contatto umano autentico con lui.
Sarà a lui, l’unico che ha affiancato seriamente Pin lungo il sentiero dei nidi di ragno, a cui presterà la P38 sottratta al tedesco con la sicurezza che la porterà con sé solo durante il tempo in cui avrà un rapporto con la sorella perché, a detta di Cugino, non frequenta una donna da troppo tempo, ma Pin, poco dopo avergli indicato la casa, sente degli spari; dopodiché lo vede ritornare troppo presto (forse ha ammazzato la sorella, compromessa con i nazisti) e lo prende per mano e lo riporta sui monti lungo un sentiero.
I personaggi di Calvino e Calvino nei personaggi
I personaggi e i luoghi del Sentiero dei nidi di ragno sono tutti sapientemente costruiti e carichi di spessore psicologico. Ognuno di loro si carica di alcune valenze utili a ricostruire l’ambiente in cui si inseriscono le vicende di Pin.
Pin è un bambino cresciuto in fretta che tenta ostinatamente di essere accettato nel mondo dei grandi. L’unico risultato di questa ricerca è un meccanismo di difesa psicologica per il quale riesce a canzonarli. Soltanto con Pelle (un ragazzo poco più grande di lui che si unirà ai fascisti) riesce quasi ad avere un contatto umano e gli mostra il sentiero dei nidi di ragno, ma questi lo tradisce subito.
L’unico col quale davvero stabilisce un contatto umano è Cugino, il quale ha “la mano di pane“, buono, caloroso e protettivo nei suoi confronti. Ha anche lui un carattere tutto particolare, è un misogino che attribuisce alle donne la causa della guerra e di tutti i mali. C’è inoltre Lupo Rosso, il personaggio che salva Pin e si sforza di essere un perfetto militante comunista; cita Lenin in continuazione ed è tutto concentrato sulla tattica, sullo scontro armato, sull’azione di guerra.
Il più interessante dei personaggi è sicuramente Kim, il quale, secondo il critico Alberto Asor Rosa, costituisce l’alter ego dello stesso Calvino. E’ uno studente di medicina ma interessato alla psichiatria ed è ossessionato dall’inclusione di tutto e tutti nel flusso della storia.
È lui che sente il bisogno di recuperare anche tutti i “casi umani” della banda del Dritto. Avverte l’esigenza del ruolo di coordinatore delle varie istanze di liberazione portate da quel momento storico e si offre come liberazione non solo politica, ma anche esistenziale, e riesce a far si che tutti i “casi umani” della banda combattano per una liberazione individuale e collettiva: Pin per non essere più il fratello di una prostituta; i calabresi per non essere più discriminati a causa della loro arretratezza.
Ognuno ha il proprio ostacolo da superare e tutti devono convergere nella grande locomotiva della storia. Un soliloquio di Il sentiero dei nidi di ragno è divenuto quasi celebre quanto paradigmatico:
Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano. Certo io potrei adesso invece di fantasticare come facevo da bambino, studiare mentalmente i particolari dell’attacco, la disposizione delle armi e delle squadre. Ma mi piace troppo continuare a pensare a quegli uomini, a studiarli, a fare delle scoperte su di loro. Cosa faranno «dopo», per esempio? Riconosceranno nell’Italia del dopoguerra qualcosa fatta da loro? Capiranno il sistema che si dovrà usare allora per continuare la nostra lotta, la lunga lotta sempre diversa del riscatto umano? Lupo Rosso lo capirà, io dico: chissà come farà a metterlo in pratica, lui cosi avventuroso e ingegnoso, senza più possibilità di colpi di mano ed evasioni? Dovrebbero essere tutti come Lupo Rosso. Dovremmo essere tutti come Lupo Rosso. Ci sarà invece chi continuerà col suo furore anonimo, ritornato individualista, e perciò sterile: cadrà nella delinquenza, la grande macchina dai furori perduti, dimenticherà che la storia gli ha camminato al fianco, un giorno, ha respirato attraverso i suoi denti serrati. Gli ex fascisti diranno: i partigiani! Ve lo dicevo io! Io l’ho capito subito! E non avranno capito niente, né prima, né dopo.
Ed è per questo che nel Sentiero dei nidi di ragno Calvino riesce a dare una lettura vera e di autentica liberazione alla Resistenza solo mettendone a nudo le contraddizioni, attraverso uno straniamento distaccato, a tratti sornione a tratti parodico, l’unico però autenticamente libertario.
Luca Di Lello