Che cos’è un tirannosauro? In questo articolo parleremo del più famoso dei
dinosauri. Che aspetto aveva l’enorme rettile? Quali erano le sue abitudini? Queste ed altre domande troveranno la loro risposta nelle righe seguenti.
Indice dell'articolo
Chi era il tirannosauro?
Il tirannosauro era un rettile appartenente al gruppo dei dinosauri. Se ne parla al passato perché si è estinto. Il nome scientifico con cui ci si riferisce alla sua specie è Tyrannosaurus rex, letteralmente “re lucertola tiranna”.
È abitudine comune pensare al tirannosauro immaginandosi un qualcosa di simile a quello che abbiamo nell’immagine di sopra. Ma in realtà le ricostruzioni – per certi versi ancora in corso – partono da materiale assai complesso e complicato. È assai raro infatti trovare scheletri completi: il più delle volte si comincia da pezzi ossei, spesso pure deteriorati.
A guardarlo in bocca si capisce in fretta che sia stato più attratto dal sangue che non dalla verdura. Appartiene al gruppo dei Teropodi (dinosauri carnivori tendendialmente bipedi), sottogruppo dei Saurischi (cioè “col bacino simile a quello delle lucertole”).
I Teropodi includono tutte le forme carnivore; ma alcune specie svilupparono secondariamente anche appetito per altri cibi[1]. Essi rappresentano un ramo dell’albero della vita di assoluta importanza, non soltanto per il fascino paleontologico che di cui rivestono. È da loro infatti che hanno avuto origine gli uccelli. Questi ultimi sono da considerare perciò dinosauri a tutti gli effetti.
Quando ha vissuto il tirannosauro?
Secondo la datazione effettuata sui reperti finora ritrovati il tirannosauro ha vissuto 70-65 milioni di anni fa.
Nonostante la fama da protagonista del Mesozoico [2], fu uno degli ultimi dinosauri a comparire. Nel periodo in cui si diffuse (il tardo Cretaceo) però la fece da padrone, conoscendo un successo ecologico davvero notevole.
Il mondo in cui mosse i suoi passi era assai diverso da quello attuale. A quei tempi le terre emerse erano così vicine tra loro da formare due supercontinenti, chiamati Laurasia e Gondwana. Il clima era mediamente umido e in prevalenza caldo (fino alle regioni polari).
Durante il Cretaceo si verificò una transizione botanica fondamentale. La flora era dominata inizialmente dalle felci e soprattutto dalle conifere. Cominciarono però a diffondersi le prime piante a fiore, e la loro radiazione fu rapida ed esplosiva: impiegarono poche decine di milioni di anni per trasformare la Terra in un posto a noi più familiare.
Chi ha scoperto il tirannosauro?
Il paleontologo che ha scoperto il tirannosauro si chiamava Edward Cope. Nel 1892 lo studioso statunitense si imbatté ben due vertebre gigantesche, dall’aspetto curioso. Il problema è che sbagliò a classificarle, scambiandole per quelle di un ceratopside [3]. Chiamò la nuova specie Manyspondilus gigas, che vuol dire “vertebra porosa gigante”.
Non furono pochi i fossili che videro la luce all’inizio del XX secolo e che oggi sappiamo appartenere al tirannosauro. A quei tempi imperversava la “bone war“, una faida scientifica combattuta a colpi di articoli e paleoreperti. Il “conflitto” ebbe luogo soprattutto nell’area settentrionale del continente americano.
Qualche anno dopo fu Barnum Brown a trovare altri resti appartenenti al tirannosauro, in Wyoming. Nonostante il risultato generoso dello scavo, stavolta si cadde in un errore di classificazione. A trarre in inganno il paleontologo fu una squama appartenuta alla corazza di un anchilosauro. Con buone probabilità questi dovette essere l’ultimo pasto dell’esemplare, dato che la rinvennero nel suo stomaco.
La scoperta definitiva avvenne nel 1902, in una cava del Montana. Ci vollero ben tre anni per estrarre lo scheletro. Finalmente Henry Osborn fu in grado di descrivere il Tyrannosaurus rex, evidenziando peraltro la somiglianza con lo scheletro trovato da Brown (e chiamato Dynamosaurus imperiosus).
Nel corso del ‘900 sono stati rinvenuti circa 50 fossili attribuiti al tirannosauro. La relativa abbondanza di reperti testimonia la sua grande diffusione in quelli che oggi sono gli Stati Uniti. Alcuni esperti ritengono che visse anche in Asia.
Com’era fatto il tirannosauro?
Il tirannosauro era un enorme rettile dalle fauci spaventose. Se non bastasse già solo il suo nome a mettere paura, ci pensano le ricostruzioni a chiarirne la natura decisamente poco amichevole. Del resto stiamo parlando di uno dei più grandi carnivori terresti mai esistiti, con ben 12 metri di lunghezza che intercorrono tra le narici e la punta della coda.
La grossa testa era bilanciata dalla possente coda, tenuta (probabilmente) rigida. A dispetto della massa cospicua, il cranio è inaspettatamente leggero, a causa di ampie aperture su cui si inserivano i muscoli. A sgravare ulteriore peso si aggiunge la formazione di cellette aeree in molte delle ossa, che risultano così porose, ma resistenti.
Il tirannosauro fu un animale bipede, alto circa 5 metri. La sua intera struttura poggiava sui poderosi arti inferiori. Le grosse zampe si articolavano immediatamente sotto il bacino, verticalmente, come fossero colonne. Il piede poggiava sulle tre dita centrali e permetteva una corsa veloce sui larghi tratti, controbilanciando uno scatto prevedibilmente scarso.
Al contrario delle gambe, le braccia erano nettamente sottosviluppate. Avendo perso ogni compito locomotorio, esse andarono incontro ad una progressiva riduzione. La loro (eventuale) funzione è ancora oggetto di dibattito. Ci sono paleontologi che ne sostengono l’utilizzo nel corteggiamento. Altri però sono dell’idea che il tirannosauro potesse ancora adoperarle come arma di offesa, armate com’erano di affilatissimi artigli.
Il tirannosauro era ricoperto di piume?
Gli studi più moderni sostengono che più di una parte del corpo del tirannosauro fosse ricoperta di piume. Queste ricostruzioni contraddicono il modello classico, che consegnò all’immaginario collettivo l’idea di un tirannosauro dalla pelle nuda e squamosa.
È uso diffuso e radicato quello di chiamare tutti i rettili – indistintamente – “animali a sangue freddo“. Questa è però, come la maggior parte delle generalizzazioni, un’idea non rappresentativa della realtà. Sono infatti molti gli animali che hanno escogitato indipendentemente sistemi per rimanere caldi. Tra questi ci sono proprio i dinosauri, e uno di questi adattamenti corrisponde alle piume.
Le piume infatti comparvero ben prima che gli uccelli entrassero in scena. La documentazione fossile dimostra abbondantemente che molti Teropodi fossero coperti di piume. Benché questi animali (ancora) non volassero, potevano beneficiarne per trattenere calore. Alcuni paleontologi ritengono che questo carattere sia comparso già nei dinosauri più antichi, e perso più volte successivamente.
Il tirannosauro fu sicuramente un animale dall’alto tasso metabolico. Le sue dimensioni e la muscolatura erano sufficienti a coprire le sue esigenze termiche. Tuttavia è assai probabile che presentasse piumaggio, con strutture sottili e filiformi concentrate soprattutto sul dorso. Le piume sono però strutture che difficilmente si conservano per tempi su scala geologica, perciò la documentazione non certifica del tutto questa rappresentazione. Il dibattito a riguardo è perciò ancora aperto.
Cosa mangiava il tirannosauro?
Il tirannosauro mangiava prettamente carne. Non poche sono però le diatribe su come se la procurasse. Quella che vale la pena di ricordare è quella legata al nome di Jack Hornere.
Jack Horner è una star nel mondo della paleontologia. Noto al grande pubblico per il ruolo da consulente scientifico in Jurassic Park, si interessa soprattutto di indagare sul comportamento dei dinosauri. Alcune sue ricerche sono diventate dei capisaldi del settore; altre sono piuttosto controverse.
Fu lui a innescare (negli anni ’90) il dibattito sulle reali capacità da cacciatore del re dei rettili. All’immagine classica del predatore ai vertici contrappose una ricostruzione che lo inquadrava come impacciato spazzino. Secondo Horner il tirannosauro sarebbe stato un pessimo corridore. Di conseguenza non avrebbe potuto inseguire le prede, dovendosi accontentare delle carogne trovate già morte.
L’idea di Horner trovò svariati seguaci, probabilmente proprio perché diametralmente opposta a quella del senso comune. Tuttavia le sue ipotesi sono state rapidamente smentite da lavori successivi.
Il tirannosauro fu un eccellente predatore. Potendo contare su olfatto e vista sviluppatissimi non faceva certamente fatica a trovarsi da mangiare. La rigidità delle sua fauci gli conferiva uno dei morsi più potenti di sempre. I denti non erano le uniche frecce nella sua faretra: poteva combattere usando la coda e pure le unghie.
Come tutti i carnivori però era anche un’opportunista. Attaccava soprattutto individui giovani, oppure debilitati, evitando scontri eccessivamente complicati. E non faceva certamente lo schizzinoso davanti ad animali già morti. Le sue prede preferite erano gli hadrosauri [4]. Tuttavia alcuni ritrovamenti ne attestano una certa propensione al cannibalismo.
Era un animale sociale o solitario?
Alcune testimonianze fossili sembrano suggerire che il tirannosauro si impegnò in alcune forme di socialità. Oltre a quelle prevedibili, come il corteggiamento, ce ne sono di insospettabili, legate alla nidificazione. È possibile – in analogia con specie simili – che i tirannosauri si aggregassero in piccoli nuclei di più individui, per attaccare le prede più forti. Si ritiene che non concepisse concetti come quello di “branco”: una volta finita la battuta ognuno andava per la sua strada.
Perché e quando si è estinto?
Il tirannosauro si estinse sul finire del Mesozoico, quando ebbe luogo un cataclisma che fece sparire dalla faccia della Terra circa il 75% delle forme di vita. Tra queste c’erano i dinosauri. Tutti quanti, eccezion fatta per gli uccelli.
Le ipotesi per spiegare il collasso ecosistemico sono tra le più disparate. Alcune addirittura fantasiose che incolpano la materia oscura.
Quella comunemente accettata parla di un meteorite che cadde sulla Terra. All’impatto seguirono ben presto sconvolgimenti geologici e climatici.
Tutte le dinastie, per quanto nobili, conoscono una fine. Il tirannosauro non fa eccezione. La sua leggenda però rimarrà sempre immortale.
Lorenzo Di Meglio
Suggerimenti di lettura
Note
- Alcuni furono piscivori (come lo spinosauro); altri si cibarono per lo più di insetti; pochi divennero erbivori (i terizinosauri). Non mancarono specie generaliste e onnivore.
- Il Mesozoico (251-65 milioni di anni fa) è definito l'”età dei rettili”, me vogliamo essere geologicamente scrupolosi, fu un’era. È diviso in tre periodi: Triassico, Giurassico e Cretaceo. In quest’ultimo visse proprio il tirannosauro.
- I ceratopsidi sono dinosauri caratterizzati dalla presenza di corna sulla testa e sul muso. Molte specie presentano un collare osseo attorno alla regione posteriore della testa. Il più conosciuto tra loro è senza dubbio il triceratopo.
- Gli hadrosauri sono dei dinosauri assai curiosi. Si tratta di erbivori bipedi diventati iconici grazie al loro caratteristico “becco ad anatra”
Bibliografia e Sitografia
- Micheal J. Benton – Paleontologia dei Vertebrati – Franco Lucisano Editore
- Andrea Cau – La rivoluzione piumata – VOLUME PRIMO: I nuovi dinosauri e l’origine degli uccelli
- Andrea Cau – La rivoluzione piumata – VOLUME SECONDO: dai tirannosauri agli uccelli
- Steve Brusatte – Ascesa e caduta le dinosauri. La vera storia di un mondo perduto – UTET
- http://theropoda.blogspot.com/2011/08/lista-dei-futili-motivi-per-cui.html
- https://pikaia.eu/il-tirannosauro-cannibale/