La rivoluzione russa del 1905 fu la prima delle tre rivoluzioni russe. A livello teorico questa rivoluzione fallì, in quanto non riuscì ad abbattere l’autocrazia. Tuttavia non è possibile ignorarne i meriti. Infatti, grazie ad essa, per la prima volta nella storia russa, comparve un’assemblea rappresentativa con funzioni legislative: la Duma.
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La situazione politica nella Russia di Nicola II
La morte di Alessandro II portò in Russia un duro periodo di repressione nei confronti di ogni attività politica popolare. Il nuovo zar Alessandro III non concordava con le riforme del padre. Infatti, il 29 aprile 1881 firmò un Manifesto con il quale espresse la volontà di preservare l’intangibilità del potere autocratico.
Dopo la sua morte, il 25 maggio 1896 divenne zar suo figlio di soli 28 anni, Nicola II. Il nuovo zar proseguì la linea politica del padre, lottando contro ogni pretesa di partecipazione alla vita pubblica avanzata dai rappresentati degli zemstva.
Gli zemstva erano assemblee elettive locali che si occupavano della “politica del benessere” (manutenzione di strade, istruzione elementare, sanità pubblica, ecc.) nei propri territori. Ebbero un ruolo di fondamentale importanza nell’organizzazione dei soccorsi durante la carestia del 1891. Dopo questo evento, premettero per poter partecipare attivamente alla politica nazionale.
Anche i vari partiti politici fremevano per poter partecipare alla vita politica. Anche se in modi diversi, a seconda del proprio orientamento politico, erano quasi tutti d’accordo con la necessità di porre fine all’autocrazia. I liberali volevano l’istituzione di un’assemblea elettiva con funzioni legislative; i comunisti, l’istaurazione della dittatura del proletariato, passando per la rivoluzione armata.
La domenica di sangue e l’inizio della prima rivoluzione russa
All’inizio del 1905 la situazione per Nicola II non era rosea. In politica interna doveva arginare le richieste di partecipazione alla vita politica, avanzate dai rappresentati dei vari movimenti politici. In politica estera, invece, la Russia era in guerra contro il Giappone da circa un anno. Le numerose sconfitte subite contro il Paese del Sol Levante furono un duro colpo per la fama dello zar.
La situazione crollò definitivamente il 9 gennaio 1905 con la “domenica di sangue”. Gli operai della capitale organizzarono una grande manifestazione con lo scopo di presentare una petizione allo zar, con la quale chiedere maggiore giustizia sociale. Nicola II gestì la situazione nel peggiore dei modi possibili. Ordinò all’esercito di sparare per fermare i manifestanti, causando una terribile carneficina.
Questo evento diede il via alla prima rivoluzione russa. Una serie di scioperi iniziarono a San Pietroburgo e si estesero nelle principali città dell’Impero: Mosca, Vilnius, Riga, ecc. Anche il movimento studentesco si unì alla protesta, occupando le università e bloccandone le attività. Lo zar rispose con un Manifesto tramite il quale ordinò al ministro dell’Interno Bulygin di preparare un progetto per un’assemblea rappresentativa.
La rivoluzione nelle campagne e la Duma di Bulygin
Con l’arrivo dell’estate la rivoluzione divampò anche nelle campagne. Questo evento fu uno choc per i conservatori che consideravano i contadini come la forza reazionaria per eccellenza. La protesta contadina non si limitò alla rivolta armata, ma assunse un vero e proprio carattere politico. Nel mese di luglio a Mosca si riunì il primo Congresso della Lega panrussa contadina. La Lega rivendicava la confisca senza compenso delle terre di tutti i proprietari terrieri.
Dopo la conclusione dei lavori di Bulygin, il 6 agosto 1905 lo zar promulgò un Manifesto. Con esso istituì la prima Duma di Stato (conosciuta come “Duma di Bulygin”). Si trattava di un’assemblea rappresentativa con poteri solo consultivi. Inoltre, la legge elettorale escludeva molti gruppi sociali “scomodi” per l’élite imperiale. Tutti i gruppi rivoluzionari accolsero con grande negatività la Duma di Bulygin, poiché lo zar aveva concesso troppo poco e troppo tardi.
La nascita del Soviet dei deputati operai di San Pietroburgo
Nei mesi di settembre e ottobre la protesta operaia si intensificò. Il 6 ottobre cominciò a Mosca lo sciopero dei ferrovieri che, nel giro di pochi giorni, si estese su tutto il territorio nazionale. Il 12 ottobre lo sciopero divenne generale e il Paese fu paralizzato. Ferrovie, poste, telegrafi e molte attività produttive erano inattive su tutto il territorio nazionale.
Dopo questo successo, i leader dei partiti socialisti decisero che era giunto il momento di compiere un altro passo. Il 13 ottobre gli operai di San Pietroburgo fondarono il “Soviet dei deputati operai”. Lo scopo di questo Soviet era quello di garantire una direzione unica al movimento di protesta. Una delle figure più importanti del Comitato esecutivo del Soviet di San Pietroburgo era Lev Trockij.
Il Manifesto d’ottobre e la repressione della rivoluzione
Non sapendo più come arginare la protesta, lo zar decise di ascoltare Vitte, il suo ministro delle Finanze. Il 17 ottobre 1905 promulgò un Manifesto, con il quale nominò Vitte Presidente del Consiglio dei ministri e gli diede l’incarico di formare un governo. Lo zar espresse anche la volontà di garantire le libertà civili e di modificare la legge elettorale, in modo da permettere una maggiore partecipazione popolare. Inoltre, vennero attribuiti poteri legislativi alla Duma di Stato.
Il Manifesto inaugurò un’intensa stagione di dibattito politico e creò una spaccatura all’interno del movimento costituzionalista. Coloro che si ritennero soddisfatti del Manifesto d’ottobre presero il nome di “ottobristi”; coloro che reputavano necessaria l’instaurazione di un regime parlamentare, presero il nome di “cadetti”.
Il 21 novembre 1905 anche a Mosca nacque il Soviet degli operai. Insieme a quello di San Pietroburgo operò per la creazione di gruppi di operai armati. Lo scopo dei Soviet era la presa del potere da parte del proletariato. Il 10 dicembre cominciarono i combattimenti nelle strade di Mosca, durante i quali ci furono più di mille morti. Il 18 dicembre il Soviet dichiarò la fine della rivoluzione. Alla fine di dicembre le forze armate ripresero il controllo del Paese. Nel mese di dicembre vi fu una dura repressione: gli esponenti dei Soviet furono arrestati, mentre molti socialisti furono costretti all’esilio (tra cui lo stesso Trockij).
Effetti e conseguenze della rivoluzione russa del 1905
I lavori della prima Duma iniziarono il 27 aprile 1906 e durarono solo 72 giorni. I problemi sorsero nel momento in cui si aprì il dibattito sulla questione agraria. I deputati della Duma sostenevano la necessità di confiscare le terre ai proprietari terrieri e riassegnarle ai contadini. Essi però non concordavano su come ciò dovesse avvenire. Il governo, invece, voleva promuovere la proprietà privata e l’individualismo economico.
Non trovando un accordo, lo zar forzò la mano. La mattina dell’8 luglio 1906 i deputati trovarono la sede della Duma chiusa e circondata dalla polizia. Il giorno successivo un decreto imperiale annunciò lo scioglimento della prima Duma. La seconda Duma ebbe un destino simile. Era composta da una maggioranza socialista, aprì i propri lavori il 20 febbraio 1907 e fu sciolta il 2 giugno 1907.
La restaurazione imperiale dopo la prima rivoluzione russa
Come già avvenuto in Europa dopo la rivoluzione francese, anche dopo la prima rivoluzione russa vi fu una vera e propria restaurazione. Il 3 giugno 1907 un Manifesto imperiale modificò nuovamente la legge elettorale. I contadini, gli operai e altri individui “scomodi” furono esclusi dal voto.
La terza Duma inaugurò i propri lavori nel mese di novembre 1907. Essa era composta da una maggioranza filozarista, che garantì un solido appoggio alle decisione dello zar e del suo esecutivo. Fu l’unica, nella storia della Russia zarista, a non essere sciolta prima della fine dei cinque anni. In questo modo, lo zar superò il momento più duro della rivoluzione. La fiducia nell’autocrazia, però, era ormai stata scossa in modo irreparabile.
Alfonso Alabastro
Bibliografia
- Ascher A., The revolution of 1905. A short history, Stanford, Stanford University Press, 2004.
- Cigliano G., La Russia contemporanea, Roma, Carocci, 2016.
- Harcave S., The Russian revolution of 1905, London, Collier-McMillan LTD, 1970.
- Riasanovsky N. V., Storia della Russia. Dalle origini ai giorni nostri, Milano, Bompiani, 2015.