Nel dicembre del 1978, durante la terza sessione plenaria dell’XI Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, il capo della Commissione militare Deng Xiaoping avviò il processo di modernizzazione in Cina. Nonostante Zhao Ziyang fosse il primo ministro, un Deng Xiaoping trionfante guidava il cammino del Partito Comunista Cinese (Pcc). Da quel momento in poi, la Cina avviò una serie di cambiamenti in campo economico, commerciale, finanziario che avrebbero modificato i modi di vita delle persone.
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Com’era organizzata la Cina prima delle riforme di Deng Xiaoping?
Prima del processo di modernizzazione avviato da Deng Xiaoping, la produzione era interamente gestita dal Piano Quinquennale. Tale programmazione definiva la gestione delle risorse al fine di definire l’attività produttiva, in tutti i settori. Il sistema socialista adottato dal 1953, infatti, prevede l’accentramento del processo decisionale nelle mani dello Stato. In questo modo, si può realizzare un inventario preciso dell’ambiente per elaborare un programma di sviluppo del paese. Tale scelta fu dettata dalla situazione che la Cina stava vivendo negli anni Cinquanta. Per affrontare la scarsità delle risorse rispetto ai bisogni elevati, il sistema socialista sembrò essere il modo migliore per ripristinare la stabilità economica.
Prima delle riforme promosse da Deng Xiaoping, il settore agricolo era basato sulla collettivizzazione del lavoro. Con la creazione delle comuni popolari, Mao Zedong accelerò il processo produttivo organizzando il lavoro su una rigida divisione dei compiti. Inoltre, la nazionalizzazione della terra garantì la possibilità di controllare e definire la quantità di prodotti che gli agricoltori erano tenuti a coltivare. Alla fine dell’anno, infatti, i contadini dovevano consegnare il raccolto allo Stato, che avrebbe provveduto a ridistribuire in base ai bisogni.
Fino al processo di riforme di Deng Xiaoping, il settore industriale prevedeva la presenza di imprese statali (dipendevano dallo Stato) e collettive (dipendevano dal governo locale o provinciale). L’organizzazione era piramidale (così come in tutti gli altri settori): al vertice vi era la Commissione Statale di Pianificazione che raccoglieva le informazioni sulle risorse del paese. In base a ciò, questo ente realizzava il Piano Quinquennale per poter soddisfare i bisogni della popolazione. Nel caso del settore industriale, le imprese ricevevano il programma da svolgere entro cinque anni, in cui c’era scritto tutto ciò che caratterizza l’attività produttiva (quanto e che cosa bisogna produrre, a chi si può vendere, ecc.).
Prima delle decisioni di Deng Xiaoping, vigeva il principio secondo cui lo Stato doveva garantire la piena occupazione: formalmente il governo dava il lavoro a tutti. Un’esperienza che caratterizza i paesi socialisti è la “Residenza coatta“, che in cinese si dice hukou dengji 户口登记. Questo fenomeno prevede l’assegnazione di un tesserino ad ogni cittadino sul quale c’è scritto il luogo di nascita e di residenza. Nessuno può spostarsi per vivere o lavorare verso altre zone interne al paese. La Cina utilizzò questo strumento per poter controllare i flussi migratori del paese e monitorare sempre più i movimenti dei cittadini. Tuttavia, Deng Xiaoping non rimuoverà il sistema dello hukou dengji. Bisognerà attendere gli anni Novanta per alcune prime riforme sul lavoro.
Chi è Deng Xiaoping?
Deng Xiaoping è il protagonista indiscusso del processo di modernizzazione della Cina. In realtà il progetto delle “quattro modernizzazioni” (industria, agricoltura, scienza e tecnologia, difesa) non è stato ideato da Deng Xiaoping, ma dal precedente primo ministro. Nel 1975, infatti, Zhou Enlai presentò nel corso della IV Assemblea Nazionale Popolare la nuova strategia di sviluppo. La responsabilità di Deng Xiaoping nel successo del progetto delle riforme, sta nel fatto che egli fornì delle proposte concrete in linea con le direttive di Zhou Enlai (spezzate soltanto dalla sua morte, avvenuta nel 1976).
Deng Xiaoping non è un uomo sconosciuto nella scena politica del Pcc. Sin da giovane è stato un attivista comunista impegnato nella diffusione dei valori rivoluzionari in Cina e non solo (in Francia e in Russia, dove studiò i testi marxisti e leninisti). Ha condiviso gran parte delle strategie adottate da Mao Zedong e ha ricevuto più volte molteplici cariche nella gestione del Pcc. Partecipò alla Lunga Marcia, contribuì all’organizzazione di campagne militari durante la guerra sino-giapponese, nel 1957 assunse il ruolo di Segretario Generale del Pcc, ecc. Insomma, Deng Xiaoping non è certamente un uomo nuovo nel campo politico cinese.
Anche se negli anni Settanta Mao Zedong preferì appoggiare altri membri del partito, proponendo per esempio Hua Guofeng come suo successore, in realtà Deng Xiaoping acquisì maggiore consenso popolare. Di fatto, la sua influenza nelle decisioni del Pcc diminuì ma, alla morte di Mao (1976), la sua ascesa fu inevitabile. Il vuoto di potere gli garantì la possibilità di proporre, con tenacia e progetti concreti, il disegno della modernizzazione annunciata da Zhou Enlai prima della sua dipartita. Deng Xiaoping così assunse la guida della Commissione militare e si circondò di un nuovo gruppo dirigente. Il primo ministro Zhao Ziyang (1980) e il presidente del Comitato centrale del Pcc (1981), sostenitori e collaboratori di Deng Xiaoping rappresentavano la chiara dimostrazione del consolidamento della nuova leadership.
Le riforme di Deng Xiaoping
Il processo di riforme iniziato nel dicembre del 1978 da Deng Xiaoping aveva un duplice obiettivo: la modernizzazione economica e lo sviluppo di una maggiore liberalizzazione economica. In quegli anni vennero cancellate le etichette di classe che avevano caratterizzato l’esperienza maoista (proprietari terrieri, contadini ricchi ecc.). Il progetto occupò tutti gli anni Ottanta e le riforme furono bloccate soltanto nel 1989. I fatti di Tiananmen fermarono il processo di modernizzazione soltanto per alcuni anni, ma nel 1992 Deng Xiaoping, con il suo viaggio a sud, sancì l’inizio di un secondo periodo di riforme.
Il processo di riforme avviato da Deng Xiaoping nel 1978 interessò i principali settori dell’economia. Partendo dal settore agricolo, innanzitutto nacque il sistema di responsabilità familiare. Nel 1984 Deng Xiaoping abolì le comuni popolari. Le famiglie stipularono un contratto con l’amministrazione locale in relazione a una parte di terra e per un determinato periodo di tempo. In sostanza, i contadini divennero affittuari del terreno e non proprietari (lo Stato ne deteneva la proprietà). I primi risultati furono più che positivi: tra il 1978 e il 1984 la produzione cerealicola aumentò del 30%. Tuttavia, lo Stato continuava a mantenere il monopolio sull’acquisto e la commercializzazione dei principali prodotti agricoli.
Per quanto riguarda il settore industriale, anche in questo caso Deng Xiaoping introdusse il contratto. Se fino a quel momento gli operai ricevevano un salario basso, tuttavia avevano un posto assicurato, sempre secondo l’idea che bisognasse garantire a tutti un’occupazione. Deng Xiaoping, invece, introdusse il contratto a tempo determinato. Gli operai avrebbero potuto ricevere salari più alti, ma sarebbero stati soggetti ad una possibile instabilità lavorativa. Inoltre, l’impresa ottenne nuovi poteri. I direttori, infatti, dalle riforme del 1978 in poi, poterono trattenere parte dei profitti, riorganizzare l’organico interno, organizzare la programmazione industriale (ricorda: prima era tutto stabilito dal piano quinquennale). Si può notare quindi una parziale riduzione del controllo da parte dello stato per poter garantire un inizio, seppur ridotto, della liberalizzazione economica.
Nel 1979 venne adottata la politica del figlio unico. Fino a quel momento, si può dire che lo Stato aveva incentivato la crescita del nucleo familiare. L’allocazione della terra avveniva in base ai membri della famiglia, una maggiore prole avrebbe garantito maggiore forza lavoro e, per di più, una vecchiaia sicura per i genitori. Deng Xiaoping era consapevole del problema demografico. La Commissione Statale di Pianificazione fissò delle quote provinciali e nazionali del tasso di natalità. Tuttavia, le donne probabilmente furono le principali vittime di tale scelta: aborti obbligatori, sterilizzazioni forzate, infanticidi furono all’ordine del giorno. La programmazione delle nascite, però, non fu indirizzata alle minoranze nazionali.
Le relazioni con l’estero in seguito alle riforme di Deng Xiaoping
Grazie a Deng Xiaoping si è avuta una vera e propria apertura della Cina nei confronti dei paesi esteri. Prima del 1978, la Cina non poteva investire all’estero, né tanto meno poteva accogliere investimenti stranieri. A partire dagli anni Sessanta, con la rottura delle relazioni sino-sovietiche, la Cina non ricevette più aiuti da nessun paese. Quando Deng Xiaoping avviò il processo di riforme, la Cina non aveva debito estero, nonostante tutte le difficoltà che dovette affrontare. Inoltre, le imprese non potevano comprare all’estero né tanto meno potevano vendere. Potevano soltanto avanzare delle richieste che, tramite la catena verticale decisionale, sarebbero arrivate alla Commissione Statale di Pianificazione. Insomma, tutto era perfettamente controllato e gestito dall’alto.
Due furono le scelte stravolgenti di Deng Xiaoping: la legge sulle Joint-Ventures e l’apertura delle Zone Economiche Speciali. La legge sulle joint-ventures (1979) permise la nascita di un’impresa scaturita dall’accordo di due imprese: una nazionale e una straniera. L’impresa terza sintetizza, sostanzialmente, i vantaggi dell’una e dell’altra. Di solito, l’impresa nazionale fornisce il suolo, la conoscenza del mercato nazionale. L’impresa straniera, invece, permette un technology transfer, cioè la condivisione di conoscenze e tecniche di produzione che mancano nel paese (in questo caso, la Cina). Deng Xiaoping abolì la soglia stabilita secondo cui il 51% dell’impresa deve essere detenuta dall’impresa nazionale. In questo modo, l’impresa straniera avrebbe potuto mantenere anche il 99% dell’impresa terza. Attraverso delle strategie specifiche, però, la Cina rallenterà il processo decisionale.
Deng Xiaoping nel 1979 determinò l’apertura delle Zone Economiche Speciali (ZES) a Shantou, Shenzhen, Zhuhai, Xiamen. Queste zone sono definite speciali perché l’investment environment era particolarmente vantaggioso: basso costo della manodopera, basse tasse, manodopera disciplinata, suolo gratuito. Le ZES erano delle zone chiuse, nel senso che non vi erano flussi di merci, persone o capitali verso l’interno della Cina. Praticamente, gli stranieri arrivavano a produrre nelle ZES e riportavano il prodotto fuori. Le ZES però non sono state inventate da Deng Xiaoping, ma è un’esperienza simile alle Export Processing Zone. Queste ultime erano delle zone di manifattura per l’esportazione e quindi non potevano occuparsi di tutte le altre branche dell’economia. A partire dalle riforme di Deng Xiaoping, quindi, i soggetti economici acquisirono una parziale libertà.
La protesta di piazza Tiananmen e gli ultimi anni
Gli anni Ottanta si conclusero con i fatti di Tiananmen. Il 4 giugno 1989 le rivolte degli studenti che volevano la democrazia, si associarono alle famiglie e a molti pezzi della società urbana che in qualche modo si sentì esclusa dal progetto delle riforme. Deng Xiaoping decise di inviare l’esercito a sopprimere le rivolte e questa fu una decisione che macchiò per sempre la storia della Cina. Il sangue versato in quella notte poteva essere risparmiato. Tuttavia, oggi in Cina non si parla di quegli eventi: è acqua passata, la Cina è una nazione moderna e all’avanguardia. Ma il potere della storia è proprio quello di ricordare che determinate scelte non devono ripetersi.
Deng Xiaoping ha avviato il primo processo di riforma del paese che, dopo i fatti di Tiananmen, si bloccòper alcuni anni. Nel 1992 Deng Xiaoping, anziano, compì un viaggio a Sud. Vide che i risultati degli esperimenti compiuti negli anni Ottanta erano positivi e decise di voler ravvivare tale esperienza. Questo evento sancì l’inizio di un secondo periodo di riforme che porterà la Cina ad aprirsi sempre più al mondo esterno. Deng Xiaoping morì nel febbraio del 1997: il suo lavoro costante e la sua determinazione nel voler portare la Cina sulla vetta delle classifiche economiche mondiali, rimarranno per sempre nella storia del grande paese asiatico.
Miriam Verzellino
Bibliografia
- Siddivo Marisa, La transizione dal piano al mercato in Cina, LED, Milano, 2004
- Guido Samarani, La Cina contemporanea, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 2017