Lamia: la città greca tra mitologia, storia e videogiochi

Se mai vi trovaste in Grecia, più precisamente ad Atene, fate così: uscite dalla città e proseguite verso Larissa. Addentratevi nell’entroterra greco e, circa a metà strada, nella Ftiotide, vi imbatterete in una metropoli di circa 75.000 abitanti: benvenuti a Lamia.

Lamia (in greco Λαμία) ebbe un certo rilievo durante il periodo seguente alla morte di Alessandro il Grande, tant’è vero che la guerra combattuta dalle pòleis e il regno di Macedonia è stata chiamata proprio guerra lamiaca. Questo articolo, tuttavia, non vuole essere né un opuscolo turistico né un trattato storico (anche perché mi è bastato l’esame di Storia Greca ai tempi dell’Università). La cosa che mi ha incuriosito, quando ho scoperto l’esistenza di questa città, è che in questo nome mi ci ero già imbattuto durante la mia carriera di videogiocatore. Le Lamie (sì lo so che Lamie è sgradevole, ma è la forma corretta) sono una tipologia di nemici presente in moltissimi lavori della serie Final Fantasy, dove assumono perlopiù l’aspetto di donne-serpente, similmente alle Gorgoni.

Lamia
Una veduta della città di Lamia

Lamia nella mitologia classica

Andando ad approfondire l’argomento ho scoperto che il mito è piuttosto cruento (non è una novità per la mitologia greca, del resto). Lamia, figlia di Belo e regina della Libia, ebbe la sfortuna di suscitare l’amore di Zeus mentre questi, non avendo probabilmente di meglio da fare, vagava sotto spoglie mortali sulla la terra. I due generarono diversi figli ma avevano fatto i conti senza tenere conto di un’altra donna, non esattamente nota per la sua pazienza e tolleranza: Era, la moglie del re degli dèi. Non che si possa incolpare Era di ciò che successe in seguito: Zeus non è esattamente noto per essere un marito devoto e fedele. Tuttavia, massacrare tutti i figli di Lamia e Zeus fu forse un filo eccessivo da parte della regina degli dèi e probabilmente se ne avvide ella stessa poiché ne risparmiò uno, anzi una: Scilla. Sì, quella Scilla, anche se alcuni ritengono che sia figlia di Echidna e Tifone; ma questa è un’altra storia.

Lamia primo vampiro?

Non contenta, Era maledisse Lamia impedendole di dormire. A questo punto ci sono diverse tradizioni mitiche: molto affascinante è quella che vede Lamia come “antenata” dei vampiri. Secondo questa storia, Lamia, in preda all’ira e alla sete di vendetta, cominciò a rapire i figli di altre donne e a berne il sangue, secondo alcuni per mantenersi giovane e bella. Un’altra tradizione riferisce che Lamia, a causa di questo suo comportamento abominevole, prese a trasformarsi in un essere dalle fattezze serpentine (è interessante che anche Scilla diverrà poi il noto mostro a sei teste simile ad un serpente descritto da Omero, Ovidio e Virgilio). Alcuni dicono che Zeus, impietosito, abbia donato a Lamia la possibilità di rimuoversi gli occhi a piacimento in modo tale da riuscire a dormire.  Orazio, il poeta latino, descrive le Lamie come esseri mostruosi capaci di divorare interi i bambini. Per fortuna, squarciando loro il ventre (sempre per restare fedeli al solito tripudio di sangue e squartamenti, tanto caro alla mitologia classica) è possibile salvare i poveri infanti.

Una “artistica” raffigurazione di una Lamia

La Lamia di Lamprière

In accordo a quanto dice John Lamprière, autore poliedrico inglese vissuto tra il 1765 e il 1824, le Lamie sarebbero mostri africani con testa e petto femminili ed il resto del corpo serpentesco dedite a divorare giovani. Sempre per restare a Londra, anche il più noto John Keats (non me ne voglia Lamprière, che ero convinto fosse un autore francese, mea culpa) rimase affascinato dalla figura di Lamia, tanto da dedicarle un poema.

Lamia secondo John Keats

La Lamia di Keats è interessante perché differisce da quella tramandataci dalla classicità, che proprio non vorreste avere ospite a cena. Il poema è abbastanza lungo, per cui non ho intenzione di costringervi a leggerlo riga per riga; in breve, il dio Hermes, in cerca di una ninfa, si imbatté invece in Lamia, trasformata in un serpente. In cambio di aiuto nel trovare la ninfa prescelta, Hermes riportò Lamia alla sua forma originale. La ragazza corse dunque a Corinto per cercare Licio, di cui si era innamorata e che aveva irretito tramite la magia, anche se ancora in forma animale. La loro storia d’amore, tuttavia, non ebbe lieto fine. Durante la festa nuziale, Apollonio, padre di Licio, (non essendo in grado evidentemente di farsi i fatti propri) decise di svelare l’identità serpentina di Lamia, che scomparve mentre il giovane morì di dolore. Per una analisi più accurata del poema di Keats vi consiglio di dare un’occhiata qui; di seguito, vi mostro solo alcune belle parole che il poeta utilizza per descrivere la “sua” Lamia.

She was a gordian shape of dazzling hue,
Vermilion-spotted, golden, green, and blue;
[…]
So rainbow-sided, touch’d with miseries,
She seem’d, at once, some penanced lady elf,                                  
Some demon’s mistress, or the demon’s self
.   

Keats descrive il corpo da serpente di Lamia utilizzando colori vivi e belli: il dorato, il verde ed il blu; addirittura, gli occhi sono quelli di un pavone (“eyed like a peacock”) mentre lei assomiglia ad un’elfa ma anche ad un demone, come possiamo leggere nei versi finali delle righe che riportate. E ancora, Lamia è capace di sentimenti d’amore, quelli verso Licio. Sicuramente la Lamia di Keats è una figura più umana, in parte vittima e non la carnefice sanguinaria della classicità; è certamente una donna ma anche una strega – e infatti nel medioevo il termine lamia è di fatto sinonimo di strega. 

I riferimenti in Final Fantasy

Che poi anche nei videogiochi citati, specie in Final Fantasy Tactics Advance, le lamie sono donne-serpente disegnate con colori sgargianti e forme delicate (e non divorano bambini né altri, per fortuna del giocatore); ma è evidente che quella di Keats è un’eccezione. Al nome di Lamia si accompagnano sangue, cannibalismo, vendette e anche la tradizione della Cappadocia non ha parole lusinghiere verso Lamia. Costei, infatti, viene indicata come prima sacerdotessa di Lilith – un’altra figura a cui sono collegate moltissime tradizioni religiose e mitiche. Comunque sia è un’altra persona con cui non andreste volentieri a prendere un caffè.  

Luigi Santoro


Sitografia