Tra i più importanti pensatori europei del periodo rinascimentale oggi troviamo il nome di Niccolò Cusano. Infatti, il suo pensiero ha subito varie interpretazioni, ma queste riguardano tutte la sua “doppia natura” di erede della tradizione medievale e di anticipatore di idee nuove. Questa “natura anfibia”, a cavallo di due periodi, è considerata fondamentale per la storia del pensiero. Eppure non è sempre stato così, come illustreremo più avanti. Quindi, in questo articolo ci dedichiamo all’analisi di uno dei maggiori intellettuali del quindicesimo secolo, mostrandone sinteticamente la vita e le riflessioni più importanti.
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La vita di Niccolò Cusano
Niccolò Cusano, o Niccolò da Cusa, nasce nel 1401 a Kues (in italiano Cusa) dalla famiglia di battellieri Krebs , “Granchio” in tedesco. Pertanto non deve stupire che, una volta diventato cardinale, sia presente un crostaceo nel suo stemma! A Kues la sua casa ospita ancora oggi una mostra permanente a lui dedicata.
Ma anzichè proseguire l’attività di famiglia Niccolò inizia gli studi alloggiando prima ad Heidelberg poi a Padova e Colonia. In questo periodo si dedica ai codici antichi e alla matematica, assumendo notorietà tra intellettuali ed ecclesiastici. A quasi cinquant’anni diviene cardinale e scrive varie opere prima e dopo l’investitura. La sua produzione intellettuale è costante ma riceve anche numerosi incarichi, come quello di Vescovo-principe di Bressanone, combattendo contro i nobili locali. Morto nel 1464, la sua tomba si trova a Roma, tuttavia il cuore fu portato a Kues come da sua volontà.
Teologia, filosofia, matematica
Come per molti intellettuali, è difficile circoscrivere il suo pensiero in un singolo campo di ricerca. La teologia, lo studio intorno l’essenza divina, è sicuramente il perno. Ma questa non può fare a meno della filosofia come della matematica, con ripercussioni di tipo politico. Così, la matematica diviene la chiave per comprendere argomenti ostici per la mente umana. Ma tale uso non è soltanto un problema metodico. Infatti la matematica concerne la creazione del mondo, connessa all’operato divino e a tutto ciò che esiste.
Dunque, l’interesse dello studioso abbraccia anche altre scienze, in particolare l’astronomia, e sostiene, ad esempio, la possibilità di vita su altri pianeti, l’eliocentrismo, e le dimensioni della Terra maggiori della Luna. Invece, in quanto all’esegesi biblica, afferma che i Testi Sacri richiedono interpretazione, e non devono essere presi alla lettera, in particolare il Genesi. Infatti secondo il pensatore chi ha scritto la storia della Creazione lo ha fatto con la mente limitata propria dell’essere umano e usando un linguaggio comprensibile ad altre menti umane. In altre parole, gli scritti religiosi non vanno accettati come delle verità incontestabili. Così il Genesi è un tentativo di descrivere qualcosa di inafferrabile all’intelletto che sarebbe più esatto provare a tradurre in termini matematici.
Gli studiosi di Cusano giustificano queste idee con la sua vicinanza al pensiero pitagorico. Benchè sia innegabile il suo studio dei pensatori classici non va ignorata anche l’influenza del mondo arabo. Infatti il Rinascimento ha raggiunto una forte osmosi tra cultura occidentale e orientale, e quest’ultima dava importanza alla matematica anche nella sfera teologico-filosofica. Quindi, non bisogna stupirsi se questi elementi sono così presenti anche nel pensiero del Cusano.
Governo dispotico o utopia democratica?
«Religio una in rituum varietate» (una sola religione nella varietà)
De pace fidei, 1, 6.
Con “Chiesa” Cusano intende un concetto che abbraccia non solo la società umana, ma anche tutti gli enti spirituali ragionevoli. Infatti egli fa corrispondere l’istituzione ecclesiastica col mondo divino e gli ordini angelici. Perciò questo aspetto, che avvicina il pensatore alla teologia medievale, descrive un orizzonte gerarchico e totalitario. D’altronde, La vicinanza al Medioevo scorre anche nello stile utilizzato nel De pace fidei. Infatti in questo testo racconta della sua visione dell’Onnipotente con tutti gli angeli, a cui si rivolge in prima persona.
Ma accanto a ciò, Cusano afferma che tutte le religioni sono delle varianti culturali del culto dell’unica vera divinità. Di fatto, egli sembra voler conferire a tutte eguali diritti nei confronti della ricerca della verità. Anzi, il pensatore descrive nei suoi testi un’ideale assemblea tra i rappresentanti di ogni popolo che deve fornire a tutti la possibilità di esprimere le proprie posizioni. Questo concilium universalis sarebbe il corrispettivo terreno dell’assemblea divina. Inoltre, non bisogna dimenticare lo studio sul Corano e sul pensiero islamico compiuto da Cusano. Seppure nei suoi scritti il tono sia spesso di condanna si tratta di una ricerca all’avanguardia nel clima di imminente crociata contro i turchi di quel periodo.
In sintesi, Cusano cerca una soluzione per le lotte consumate tra Occidente cristiano e vicino Oriente e tra papato e Impero. Per questo le sue riflessioni teologiche sono intrecciate ai problemi politici del suo tempo.
Cos’è la “dotta ignoranza” di Niccolò Cusano?
De docta ignorantia è il nome che Cusano sceglie per la sua opera scritta tra 1438 e 1440 di ritorno dal viaggio a Costantinopoli, dove racconta di averla concepita.
Benchè l’espressione de docta ignorantia sia associata a Cusano essa compare già in filosofi precedenti. D’altra parte, egli stesso afferma che questa deriva dal pensiero di Agostino. Al contempo, non nega una vicinanza con un filosofo pagano, Socrate, e con la sua famosa formula “sapere di non sapere“. Tuttavia Cusano approfondisce il concetto di dotta ignoranza riproponendo le riflessioni a lui precedenti e ampliandole. Anzi, la dotta ignoranza diviene ora una formula gnoseologica che, importante per riflettere su Dio, è alla base di qualsiasi conoscenza.
«L’infinito, in quanto tale, sfugge ad ogni proporzione, e ci è ignoto.»
De docta ignorantia, I, 1,2
Dio è infinito, al di là di ogni proporzione col finito. Dunque, è incommensurabile rispetto ai poteri umani e per questo può essere inteso solo negando o portando al limite i caratteri conosciuti dall’uomo. D’altra parte, il limite della conoscenza umana non riguarda solo l’infinito. Infatti, l’unico modo per conoscere è relazionare qualcosa a qualcos’altro. Ma è sempre possibile trovare qualcosa che è più simile a qualcos’altro e che permette di comprendere meglio il primo termine di paragone. Perciò, la conoscenza di qualsiasi cosa è sempre perfezionabile. Tuttavia l’uomo, in quanto ente limitato, non può compiere illimitatamente questa operazione. Allora la verità, non solo quella intorno la natura divina ma riguardante qualsiasi cosa, è irraggiungibile alla mente umana, proprio perchè quest’ultima è finita.
La quadratura del cerchio
In Cusano il limite della mente umana non ha sfumature pessimistiche. Piuttosto, diventare coscienti del proprio limite è la più alta conoscenza raggiungibile. Per questo possiamo definire tale ignoranza “dotta“.
Per aiutare nella comprensione del concetto di docta ignorantia, Cusano si avvale anche stavolta di un esempio geometrico, la quadratura del cerchio. L’espressione non è nuova bensì è un antico problema geometrico: ottenere un quadrato che abbia la stessa area di un cerchio. Ma a Cusano non interessa la soluzione al problema e ne fa un’immagine dell’azione della mente umana. Dunque, come aggiungendo lati e angoli al quadrato otteniamo poligoni che somigliano sempre più al cerchio, ma non lo saranno mai, così l’intelletto può avvicinarsi ma mai coincidere con la verità.
Ad ogni modo, Cusano non indica la matematica come l’unica via valida per la conoscenza, anzi critica chi apprende unicamente dai libri. Infatti, egli è contro il principio dell’autorità, giungendo a mettere in dubbio anche la Donazione di Costantino, su cui si fondava il potere politico della Chiesa. Per Cusano il principium auctoritatis spinge nell’errore di inseguire termini vuoti di cui non possiamo comprendere il vero significato. Invece, la conoscenza va cercata sia nella natura sia dentro di sè.
La Coincidentia oppositorum
Altro punto fondamentale nel pensiero di Cusano è la Coincidentia oppositorum. La coincidenza degli opposti è un concetto tanto gnoseologico quanto ontologico, cioè relativo tanto al modo con cui l’uomo conosce quanto all’essenza delle cose.
«Ogni concordanza è concordanza di differenze. E quanto minore è la contrarietà fra le differenze, tanto più forte è la concordanza e più lunga è la vita, la quale sarà vita eterna ove non c’è nessuna contrarietà.»
De concordantia catholica, I,1,6
Per giustificare la finitezza del mondo, Cusano afferma che gli enti sono composti da elementi opposti. Queste opposizioni provocano, in tempi variabili, la disgregazione degli enti, e dunque la loro fine.
Ma se Dio è la somma di tutto ciò che esiste, come può essere perfetto se racchiude in sè tutte le opposizioni? In realtà questo è un falso problema, in quanto Dio è coincidentia oppositorum. In effetti, la natura divina, proprio perchè al di là della natura degli enti finiti, racchiude tutto senza che vi sia traccia di dicotomie di opposti. La stessa distinzione tra finito e infinito trova annullamento, per questo Dio può essere definito, nel culto cristiano, uno ma anche trino. Ma da ciò deriva che qualsiasi appellativo si dia al divino sarà solo una parola, uno strumento della ragione limitata e logicizzante per definire l’indefinibile.
Come Cusano afferma, questa è una “teologia negativa“, nel senso che dice cosa la natura divina non è, e non cosa è. Tuttavia la teologia negativa è preferibile a una teologia positiva che, avvalendosi di termini non soddisfacenti, finisce per allontanare la mente umana dalla reale natura divina. Invece, il modo più corretto per definire la divinità è “infinità“.
La fortuna del pensiero di Niccolò Cusano
Come afferma Giovanni Santinello, rispetto a filosofi dello stesso periodo quali Ficino e Pico, Niccolò Cusano non è molto conosciuto al di fuori degli ambienti monastici dai suoi contemporanei. In effetti, il suo ricordo sopravvive grazie a tale ambiente, oltre che all’ospizio per i poveri di Kues da lui fondato. Solo tra 1700 e 1800 intellettuali tedeschi iniziano a riscoprirlo (per questo, ad esempio, Hegel lo ignora del tutto) e sorge l’idea che sia un precursore del pensiero moderno. Così, anche gli hegeliani lo vedono come nodo importante del passaggio dal pensiero trascendente a quello immanente. Una lettura simile è data anche da Cassirer. Inoltre, tra altre varie interpretazioni, Jaspers lo ha letto in ottica esistenzialista.
Luigi D’Anto’
Bibliografia
F. Adorno T. Gregory V. Verra, Storia della filosofia, volume secondo, Laterza, 1981
G. Santinello, Introduzione a Niccolò Cusano, Laterza, 1987
N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, Utet, 1980
Sitografia
Link per leggere integralmente il De docta ignorantia in latino e in francese
Link per il sito dedicato alla casa natale di Cusano