Bernardo di Chiaravalle, oggi considerato santo dalla Chiesa cattolica, è una figura essenziale del misticismo medievale. Intorno a tale figura ruotano diverse leggende, rafforzate dall’influenza lasciata dal santo alla cultura del suo tempo. In questo articolo analizziamo la sua vita, il contesto storico e il suo pensiero, che ne favoriscono la popolarità.
Indice dell'articolo
Cornice storica
Gli storici tendono a identificare l’undicesimo secolo, quello in cui nasce Bernardo di Chiaravalle (1090 d.C.), come il passaggio dall'”Alto Medioevo” al “Basso Medioevo”. Nel cuore del Medioevo, la lotta tra cristianesimo e islam sembra favorire la prima e tale evento concerne diversi eventi storici. La Reconquista spagnola, le crociate e l’occupazione della Terrasanta, la fondazione di ordini cavalleresco-religiosi quali Templari e Ospitalieri, i privilegi commerciali per le repubbliche marinare, sono alcuni di questi. Ma i cambiamenti interessano il cristianesimo anche dall’interno, fino a produrre la “Riforma gregoriana“, nonchè una spinta per il fenomeno del monachesimo.
Bernardo e la fondazione di Chiaravalle
1115: nella Valle dell’assenzio, nella regione francese di Champagne, il monaco Bernard de Fontaine di venticinque anni fonda con dodici compagni “Chiaravalle” su un terreno donatogli da un parente. Tempo tre anni, e l’abbazia che vi edifica diviene un centro cristiano in pieno fermento, tanto che vari monaci partono da lì per fondare nuovi monasteri.
Bernardo e i compagni aderiscono all’ordine monastico dei cistercensi, fondato nel 1098 con la costruzione dell’abbazia di Cîteaux in Borgogna. Dunque, Il monastero innalzato dal santo è una sede cistercense, definita, dato che è una delle prime quattro appartenenti a tale ordine, una delle “abbazie primigenie”. Tuttavia, il modello cistercense, rispetto ad altri ordini monastici, garantisce ad ogni abbazia una certa autonomia. Nondimeno, vige in tutte quante uno stile di vita che intende ripristinare i precetti indicati da San Benedetto circa mezzo secolo prima per la vita monastica: maggior austerità e lavoro manuale (il famoso “prega e lavora“).
Ma questa dottrina non impedisce a Bernard de Fontaine di dedicarsi allo studio e alla realizzazione di diverse opere, grazie alle quali oggi conosciamo il suo pensiero.
Due punti di vista: Bernardo di Chiaravalle e Abelardo
Possiamo comprendere il punto di vista di Bernardo confrontandolo con quello di un altro pensatore: Abelardo. Il confronto non è arbitrario, in quanto i due vivono nello stesso periodo e anzi hanno anche modo di “conoscersi”. Infatti, Bernardo accusa Abelardo di eresia, e Abelardo, chiamato in causa, pensa anche di sfidare il cistercense in un pubblico confronto.
In effetti, i due hanno un punto di vista molto diverso. Innanzitutto, Abelardo crede nel dialogo coi non cristiani, scrive un testo in cui fa dialogare un cristiano, un filosofo e un ebreo. Bernardo ha una visione meno conciliante. Inoltre, Abelardo apre l’insegnamento della logica, di cui è maestro, a tutti gli studenti, non solo monaci. Anche questo sistema innovativo per l’epoca è malvisto dal cistercense.
Ma il maggior screzio è tra le modalità con cui l’uomo può avvicinarsi all’essenza di Dio. Infatti, Abelardo afferma che è possibile proprio con l’uso della logica, ed è ridicolo, afferma, credere in ciò che non si capisce. L’idea di San Bernardo non può essere più diversa. Certo, è importante la conoscenza dei Testi Sacri ed egli stesso redige un’attenta lettura di alcuni brani. Ma questi sono testimonianza dell’essenza di Dio, che può essere raggiunta solo tramite l’azione umana. Infatti, l’essenza divina è l’amore, l’uomo può tendere ad essa solo con azioni mosse da tale sentimento. Dunque, l’idea che l’uomo non può raggiungere Dio con la logica non va letta in un’ottica pessimistica o fatalistica. Nessun uomo è davvero perduto, anche quando crede di aver compiuto l’atto più peccaminoso, perchè in lui risiede sempre l’amore e la possibilità di rialzarsi spiritualmente compiendo azioni mosse dall’amore.
Giudizio di Bernardo su templari ed eretici
Il santo ha fama di mistico, parola che evoca l’idea di distacco dalla realtà e irrazionalità. Invece, egli porge attenzione alla sua società, esprimendo la propria posizione, come con eretici e templari. Con le eresie, il primo passo è trovare un accordo. Bernardo compie dei viaggi per un confronto con chi professa forme di religioni devianti dalla Chiesa romana.
Sulla lotta tra religioni, nell’Elogio della nuova cavalleria, lettera aperta ai nuovi ordini volti alla difesa della Terrasanta, è molto scettico nei confronti dei valori attribuiti ai cavalieri. Tuttavia, auspica che i nuovi ordini, ispirati dal cristianesimo, possano dimostrare maggior valore.
«La causa leggera e frivola per la quale intraprendete la vita di cavalleria […] null’altro provoca le guerre se non un irragionevole atto di collera, desiderio d’una gloria vana, bramosia di qualche bene terreno. […]Tu che sei cavaliere secondo le norme della cavalleria secolare, ogni volta che entri in battaglia devi soprattutto temere di uccidere te stesso nell’anima.»
Ponendo il problema come politico-sociale non si focalizza sul’inferiorità dei non cristiani. Piuttosto, evidenzia come attaccarli sia una necessità dettata dalla sopravvivenza.
«non si dovrebbero uccidere neppure gli infedeli se in qualche altro modo si potesse impedire la loro eccessiva molestia e l’oppressione dei fedeli.»
Il misticismo di Bernardo di Chiaravalle
«Credi a chi ne ha esperienza: nelle selve troverai qualcosa di più che non nei libri. La legna e le pietre ti insegneranno ciò che non puoi ascoltare dai maestri».
Il periodo storico in cui vive Bernardo di Chiaravalle, come dicevamo, è tutt’altro che statico, accanto ai motivi già descritti possiamo annoverare una spinta al progresso scientifico ed economico. Tuttavia, proprio da ciò scaturisce il desiderio di una condizione di vita differente. Il misticismo di Bernardo di Chiaravalle può essere compreso meglio se inserito in questo contesto.
Recuperando l’idea platonica dell’amore come unione di eros e agape, amore e povertà, egli afferma che solo questo percorso di vita permette di trovare l’amore di Dio e la felicità. Per questo l’amore che rende felici non è quello carnale ma quello spirituale, cioè quello provato verso il prossimo.
Per queste sue idee Bernardo di Chiaravalle è noto come il dottore mellifluo (“che stilla miele”), soprannome che riceve per la prima volta nel 1953 da parte di Papa Pio XII. D’altra parte, è proprio Bernardo a usare l’immagine dell’ape che porta cera e miele per descrivere lo Spirito che trasmette la sapienza divina all’anima del cristiano.
La rilettura dell’Antico Testamento
Il grande sviluppo dell’arte poetica e trovatorica come mezzo di comunicazione, vero e proprio mass-media ante litteram, influenza lo stile di Bernardo di Chiaravalle. Questi attinge dall’Antico Testamento, in particolare il Cantico dei Cantici, ma in una veste che richiama paradigmi che confluiranno poco tempo dopo nello stilnovo. Il Cantico dei Cantici, dialogo tra due amanti, è interpretato sotto una nuova luce: l’amante maschio è l’anima di ognuno, mentre la donna amata è la Madonna, che equivale alla Chiesa. Allo stesso modo, il santo usa spesso l’immagine del bacio come simbolo del ricevimento della conoscenza di Dio.
Nonostante la forte presenza della Vergine, Bernardo non trascura la Trinità, in particolare sofferma spesso l’attenzione sulla buona relazione che scorre tra il Padre e il Figlio. Anche trattando del rapporto tra il cristiano e il Cristo ricorre all’immagine dello sposo e della sposa per poterne descrivere il legame.
L’icona di San Bernardo con la Madonna
Di San Bernardo di Chiaravalle esistono numerose rappresentazioni che lo mostrano nell’atto di ricevere il latte che sgorga dal seno della Madonna. Questa iconografia, che può incuriosire chi non ne conosce la simbologia, concerne l’aspetto mistico del santo.
Innanzitutto, l’iconografia della “Madonna del latte” (la Madonna che allatta il Cristo) ha una lunga tradizione che inizia nell’arte egiziana e bizantina e prosegue nel resto del mondo cristiano. L’obiettivo è quello di enfatizzare non il divino ma l’aspetto umano del “Figlio di Dio”, il “Dio che si è fatto carne”. Tuttavia, il suo utilizzo termina nel 1543, quando la Chiesa la condanna, considerandola troppo a sfondo sessuale.
Ma allattare assume anche un’altra simbologia: il latte diviene la conoscenza, che scaturendo dalla Madonna non può che essere divina. Dato che questo latte è quello che Cristo riceve dalla Vergine, l’immagine sembra suggerire quasi una supremazia di questa figura sul figlio. San Bernardo, ricevendolo allo stesso modo, fa sua la conoscenza divina in modo immediato, senza il filtro della mente razionale. Però è sempre una conoscenza pura e casta, per questo il santo non è in diretto contatto col seno della Vergine, che lo fa zampillare direttamente nella bocca del santo.
Dante: Virgilio, Beatrice, Bernardo di Chiaravalle
San Bernardo di Chiaravalle è una delle guide di Dante Alighieri. Infatti, se nell’Inferno e in parte del Purgatorio la guida del poeta è Virgilio, sostituito poi da Beatrice, il finale del viaggio richiede una figura con un’aura di santità maggiore, che amplifica la sacralità del punto d’arrivo del viaggio. San Bernardo rivolge una preghiera alla Vergine, chiedendole di aiutarli ad avere il consenso di Dio per raggiungere il culmine del Paradiso. La Madre di Cristo guarda fisso negli occhi il santo per tutta la durata della preghiera di quest’ultimo e poi alza gli occhi, accontentandolo. Poco dopo, l’opera di Dante termina, e San Bernardo è l’ultima figura con cui Dante parla nel corso del suo viaggio ultraterreno. Riportiamo qui di seguito parte della sua preghiera, ideata ovviamente da Dante, ma che enfatizza la venerazione del santo per la Madonna:
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.»
Luigi D’Anto’
Bibliografia
- Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso.
- I. Biffi, Bernardo di Clairvaux: epifania di Dio e parabola dell’uomo: atti del Convegno su “San Bernardo di Clairvaux” promosso dall’Abbazia di Santa Croce in Gerusalemme, Roma 27-28 ottobre 2006, Jaca Book, Milano 2007
Sitografia