La Jahiliyya è il periodo preislamico, ovvero prima della rivelazione coranica da parte di Maometto. Secondo i musulmani, rappresenta un periodo di grande ignoranza; da qui il termine arabo ‘’jahiliyya’’, che ha proprio questa connotazione.
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Il contesto storico
La penisola arabica era divisa tra nomadi e sedentari, che avevano rapporti commerciali molto floridi. Nella parte settentrionale, erano presenti i beduini, dediti ad una vita nomade, mentre nella zona centrale e meridionale c’erano gli eredi dei grandi imperi Sabei. L’area era contesa dall’Impero bizantino e, dopo diverse guerre e sconfitte, molte tribù meridionali furono costrette a trasferirsi nella parte settentrionale della penisola. Da qui, la centralità e l’importanza de La Mecca. In questo periodo, gli arabi erano politeisti ma, con l’avvento dell’Islam, questa visione cambierà.
Il politeismo nella Jahiliyya
Gli arabi, nel periodo preislamico, credevano in Allah, ma era semplicemente considerato come un dio al di sopra di tutti gli altri. Era presente il ‘’monoteismo imperfetto’’, nel senso che personaggi storici come Abramo erano venerati come dei. Nell’Hijaz c’era il culto di tre divinità in particolare, cioè Manat (simbolo del destino), Al-Uzza (paragonata ad Afrodite) e Allat (dea della guerra e degli inferi). Inoltre, tra le loro credenze che rimarranno anche nell’Islam c’erano i jinn, ovvero spiriti maligni che, a volte, si mostravano benevoli; nel Corano, i jinn possono essere anche dei geni.
Ebrei e cristiani nella Jahiliyya
Nella penisola arabica, erano anche presenti culti monoteisti. Tra questi, ricordiamo quelli degli Abassini, ma anche dei Persiani. C’erano forme diverse di Cristianesimo, come il monofisismo e lo zoroastrismo. Inoltre, erano presenti anche molti ebrei nella penisola, che avevano attività commerciali e mercantili, specialmente a La Mecca e a Medina.
La società araba nella Jahiliyya
La società araba preislamica era divisa in tribù, dove le lotte non mancavano mai. Al capo di ogni tribù, c’era sempre un ‘’sayyd’’, ovvero un signore, un capo che comandava l’intero gruppo. Le morti erano molto frequenti: le tribù combattevano tra loro e, spesso, le lotte terminavano con lo sterminio dell’intero gruppo nemico e con la schiavizzazione di donne e bambini. La società era, per di più, patriarcale: la donna apparteneva all’uomo e non aveva alcun tipo di diritto. Ritroviamo uno dei compiti della donna nel culto dei morti: quando incombeva la morte su un membro della tribù, la donna aveva il compito, più di tutti, di mostrare il dolore; c’era il culto del pianto e, inoltre, si strappavano i capelli e i vestiti per esplicitare la loro sofferenza.
Il culto nella Ka’ba
La Ka’ba era il luogo di culto fondamentale nel periodo preislamico. C’erano diverse costruzioni del luogo in tutta la penisola, ma una delle più importanti si trovava a La Mecca; qui, era venerato il dio Habal, il cui simbolo era la luna. La tradizione islamica afferma che l’edificio originale fu distrutto dal diluvio universale, ma se ne salvò solo un pezzo, ovvero la Pietra Nera. Ancora oggi, i musulmani durante l’hajj (pellegrinaggio) a La Mecca, passano davanti alla Pietra, considerata sacra.
I poeti nella Jahiliyya
I poeti preislamici avevano un ruolo importantissimo nella Jahilyya: erano come dei giornalisti, cantavano tutti gli avvenimenti, tramandati oralmente da generazione a generazione. i poeti cambiavano sempre le parole nelle poesie, per questo, ad oggi, abbiamo diverse versioni. Loro si esibivano nelle fiere a Ukaz, dove facevano gare tra poeti di diverse tribù per aggiudicarsi la fama. La poesia nel periodo preislamico aveva la funzione pubblica e, quindi, politico-sociale. Nacque, così, la qasida, una poesia politematica e affrontava diversi temi: nasib (predulio amoroso), descrizione di accampamenti abbandonati o di animali, un viaggio fatto dal poeta, vanto alla tribù di appartenenza e l’invettiva.
Al-Khansa: una poetessa nella Jahiliyya
Al-Khansa fu una poetessa che visse tra l’epoca preislamica e l’avvento del Corano; si convertì all’Islam nel 629, durante un suo viaggio a Medina. Le sue poesie, come tutte le donne appartenenti alla Jahiliyya, sono soprattutto delle elegie; nel suo caso, verso i fratelli caduti in battaglia. Le sue poesie sono brevi e caratterizzate da un forte dolore e un’enorme disperazione verso la morte dei fratelli.
Il sorgere del sole mi ricorda Sakhr,
e lo ricordo ad ogni tramonto del sole.
Se non fosse per la numerosità di coloro che si lamentano
i loro fratelli, mi sarei ucciso.
Ma non smetto di vederne uno privato di suo figlio
e uno che piange sui morti in una giornata sfortunata.
La vedo distratta dal dolore, piangere per suo fratello
la sera della sua perdita o il giorno dopo.
Non si lamentano come mio fratello, ma
Mi consolo di lui attraverso il loro dolore. –Al-Khansa
Anna Lisa Accurso
Fonti:
1. Jāhiliyya – Wikipedia
2. Arabia preislamica – Wikipedia
3. Pietra Nera – Wikipedia
4. Poesia Jahiliyya (units.it)
5. al-Khansa’ – Wikipedia
6. Al-khansa ‘ – Storia
Fonti media: File:One of the oldest depictions of the Kaaba, from 1307.jpg – Wikimedia Commons , jinn – Store norske leksikon (snl.no)