La ragione in Schopenhauer: la conoscenza astratta e l’autocoscienza

La ragione in Schopenhauer è la facoltà umana per eccellenza. L’uomo accede a un mondo ricco di diverse possibilità. Infatti, grazie ad essa, si varca il confine spazio – temporale del presente, abbracciando la dimensione del passato e quella del futuro.

La ragione in Schopenhauer: Il mondo come volontà e rappresentazione

Il dominio della ragione è mediato nella realtà empirica dalla parola; essa permette di ottenere risultati importanti. Fra questi, in primis, va annoverata la scienza.

Quest’ultima è indispensabile per la sua capacità di spiegare, attraverso nessi concettuali, il “perché?” delle cose. Dunque, essa non si limita soltanto alla loro descrizione.

In secondo luogo, fra i risultati perseguiti dalla ragione, sono inclusi la comunicazione delle verità o la possibile perpetuazione degli errori e degli equivoci. Infine, si annovera la meditazione legata alle grandi tematiche della vita, quali la paura della morte e il mistero di tutto ciò che sfugge ad una comprensione consequenziale immediata.

Il concetto e l’immagine simbolica della sfera

Schopenhauer ricorre ad un’immagine simbolica per mettere in risalto le relazioni che intercorrono fra i concetti. Tali relazioni, le quali non sono altro che giudizi, sono illustrate mediante un sistema di estensioni circolari, il quale si articola in cinque figure.

Questa rappresentazione figurativa, mette in risalto la capacità di un concetto di sussumere una molteplicità di oggetti singolari. In tal modo, essi sono ricondotti a quell’elemento comune, che è capace di rappresentarli tutti proprio perché presente in ciascuno di loro.

Le sfere dei concetti, relazionandosi ulteriormente fra loro, conducono non solo alla formazione di giudizi, bensì anche a quella dei sillogismi, i quali sono dei veri e propri ragionamenti.

La ragione in Schopenhauer è il mezzo attraverso cui si acquisisce piena consapevolezza di quello che ognuno conosce in concreto. In questo modo, si delinea il dominio della conoscenza astratta, la quale costituisce legittimamente l’ambito della logica formale.

Essa è il sapere generale, raggiunto con l’osservazione di sé della ragione e l’astrazione da ogni contenuto.

Ed espresso sotto forma di regole, del modo di procedere della ragione.

La ragione e «tutte le altre scienze»

La logica è la scienza della conoscenza astratta e delle leggi del pensiero (principio d’identità, di non contraddizione, del terzo escluso e principio di ragione sufficiente del conoscere) e come tale è una «scienza razionale pura».

Essa è «in sé, per sé e di per sé» autonoma e indipendente: è il presupposto fondamentale di «tutte le altre scienze». Dal momento che traggono il loro oggetto dalle rappresentazioni intuitive, le scienze empiriche non possono prescindere dalle forme della ragione, in quanto solo valide a priori in ogni indagine scientifica.

La ragione in Schopenahuer: dall’universale al particolare

Le scienze si dipartono dai concetti più generali per poter approdare gradualmente a quelli più determinati. Così, esse circoscrivono il proprio oggetto d’indagine al fine di dare una conoscenza astratta quanto più completa possibile.

La ragione in Schopenahuer
Esempio dall’universale al particolare (Tratto da Il mondo come volontà e rappresentazione)

Se non ci fosse una tale discriminazione circa gli elementi da esaminare non sarebbe possibile la scienza.

La mente umana non è in grado di sostenere lo sforzo di volgersi incondizionatamente verso la totalità degli aspetti dell’oggetto indagato. Di cui non sarebbe possibile nemmeno una conoscenza esauriente.

Il procedere dall’universale al particolare, anche detto procedimento deduttivo, conferisce alla scienza la forma sistematica nella quale risiede la propria essenza:

Maggiore subordinazione dei principi e nella minore coordinazione di essi

Il limite della ragione in Schopenhauer: la qualitas occulta

Nonostante l’operosità e i risultati raggiunti, la scienza deve riconoscere i propri limiti. Infatti, facendo riferimento alle scienze empiriche constatiamo che esse colgono soltanto i nessi causali, fondanti il mondo reale obiettivo. Esse lasciano sconosciuti sia il presupposto mediante il quale attivano la propria indagine sia quegli elementi che si rivelano in tutti i fenomeni come determinati, ma che in vero costituiscono un’incognita.

Basti pensare, ad esempio, nell’ambito della fisica alla legge di gravità che spiega la caduta di un corpo, ma essa stessa è una qualitas occulta e come tale resta inspiegata; oppure alle leggi che riguardano lo sviluppo e la crescita degli organismi viventi; ancora al pensiero che sorge nella mente umana.

Quindi, anche ciò che sembra presentarsi in maniera chiaramente manifesta altro non è se non quella dimensione segreta che deve essere sondata dalla conoscenza metafisica.

L’ uomo come animal metaphysicum

Per il filosofo, l’espressione “conoscenza metafisica“, derivando dal concetto greco metàphysikà (metà=dopo e physikà da physis=natura), indica ciò che va al di là delle cose fisiche, senza comportare un misconoscimento del mondo naturale.

Piuttosto, essa deve accoglierlo come punto di partenza da cui procedere per poter chiarire quanto si celi come principio originario ed enigmatico, il quale non può essere in alcun modo scandagliato e spiegato dalla conoscenza fisica perché s’identifica con la volontà.

La ragione
La metafisica della natura

Quest’ultima è l’intima e profonda essenza del tutto, essa è «il nocciolo della natura» da indagare rapportandosi inevitabilmente al fenomeno, non solo nella sua area esterna spazio-temporale, ma anche in quella interna dell’autocoscienza.

La coscienza interiore è lo spiraglio luminoso, capace di scindere la trama delle apparenze in cui siamo immersi e penetrare così nell’autentica realtà volitiva.

 

 

Bibliografia

Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, a cura di S.Giametta, Bompiani, Milano, 2010.  Id., Supplementi a Il mondo come volontà e rappresentazione.

Arthur Schopenhauer, Metafisica della natura, Ed. Laterza, Milano 1993.