L’autismo è un disturbo neuro-psichiatrico che interessa aspetti fisici e psicologici ma grazie alla pet therapy è possibile migliorarne alcuni aspetti.
Troppe volte si parla di autismo, ma in realtà che cosa comporta? Quali sono le cause che lo provocano? Chi ne è affetto? E’ un disturbo permanente oppure è curabile e, se esistono, quali sono le terapie da somministrare?
Indice dell'articolo
Tutto quello che si sa sull’autismo
L’autismo (in origine chiamato Sindrome di Kanner) rappresenta un disturbo neuro-psichiatrico che interessa la funzione cerebrale: in genere chi ne è affetto ha difficoltà ad interagire con altre persone e non riesce ad integrarsi bene in comunità.
Questo disturbo compare tra i 15 e i 20 mesi di vita ed è caratterizzato da diverse anomalie dello sviluppo, della comunicazione, neurologiche, gastrointestinali ed endocrine. I bambini autistici presentano vari problemi biomedici e neurologici, infatti molti di essi hanno diarrea cronica dovuta a danni intestinali che non consentono di assorbire nutrienti e vitamine per il corretto funzionamento cerebrale.
Anche fegato e reni risultano compromessi, in quanto nel corpo di questi individui autistici si accumulano varie sostanze tossiche come piombo, arsenico, mercurio, alluminio ed altri metalli; inoltre presentano gravi anomali immunitarie, tanto che anche una banale infezione batterica è difficile da combattere. Si ritiene che un bambino autistico non possa guarire, che non ci sia una cura adeguata e che si tratti di una condizione invalidante permanente; ma in realtà il supporto medico è di grande importanza e molti bambini migliorano.
Le terapie possono aiutarli a sviluppare nuovi percorsi cerebrali per acquisire varie capacità. Seppur molto rari, ci sono alcuni casi di guarigione ottenuti con un programma intensivo di terapie comportamentali 1 a 1 con un minimo di 40 ore settimanali accoppiando l’intervento medico e una dieta personalizzata.
Come si accorgono i genitori che i loro figli sono affetti da autismo?
I genitori di questi bambini capiscono sin dai primissimi mesi di vita che c’è qualcosa di diverso in loro: essi percepiscono la presenza di un serio problema e questo può fare la differenza.
Ecco alcuni dei precoci segni che differenziano un bambino autistico da uno sano: egli non risponde al suo nome, non è capace di chiedere ciò che vuole, ha un linguaggio ritardato, sembra sordo, non indica e non saluta con la mano, preferisce giocare da solo, è molto indipendente, non è interessato a stare con altri bambini, reagisce con crisi di pianto ed aggressività, è iperattivo, cammina in punta di piedi, allinea gli oggetti e i giocattoli. In più ci sono alcune indicazioni per una valutazione diagnostica immediata:
- nessuna lallazione e gestualità entro i 12 mesi;
- nessuna parola entro i 16 mesi;
- nessuna frase spontanea di poche parole entro i 2 anni;
- perdita dell’abilità linguistica o sociale a tutte le età.
Ulteriori segnali facilmente riconoscibili dai genitori sono i seguenti:
- leggera ipotonia: un bambino autistico risulta più pesante rispetto ad uno sano;
- disfunzione dell’integrazione sensoriale: in genere si manifesta con capricci come se il bambino sentisse dolore;
- problemi dello sviluppo motorio: le sue azioni sembrano forzate o programmate, infatti il bambino compie movimenti lenti perché deve riflettere prima di effettuare l’azione decisa.
Terapia tramite Pet Therapy
Nel corso degli studi sull’autismo e sulle possibili terapie, nel 1953 per la prima volta fu utilizzato un animale per fini terapeutici. Fu infatti lo pischiatra infantile Boris Levinson ad utilizzare il proprio cane per fini terapeutici su un suo giovane paziente affetto da isolamento di tipo autistico e a riconoscere dei benefici in tale terapia.
Ma in cosa consiste effettivamente questo trattamento?
Gli animali e il loro compito
Gli animali più usati sono cani, gatti, cavalli e alcuni pappagalli (in particolar modo le calopsitte per via del loro carattere mite). Tali animali sono animali sociali e come tali, attraverso le loro naturali inclinazione e un addestramento mirato, sono in grado di far sviluppare nel paziente la sfera ludica, emozionale e relazionale, facendo dunque da tramite fra l’operatore di pet therapy e il paziente al fine di permettere a quest’ultimo un’apertura al mondo esterno.
Da notare che è errato, come purtroppo si è soliti sentir dire, che per famiglie in cui si trova una persona autistica è consigliate l’acquisto di un animale, difatti l’affiaccamento di un animale ad un paziente deve essere valutato in base al paziente e al tipo di terapia, per non apportare stress in primis al paziente e poi all’animale.
Roberta Miele
Stefano Capodanno
Webgrafia
http://www.emergenzautismo.org/content/view/396/59/
http://www.fondazioneares.com/index.php?id=448