Patristica: esponenti principali ed evoluzione

“Patristico” è parola che significa alla lettera “dei Padri della Chiesa“, e con “patristica” intendiamo la loro filosofia. Difatti, essa fa riferimento all’opera di vari pensatori che contribuiscono, con le loro riflessioni e non solo, alla formazione del cristianesimo.

Ma cos’è con esattezza la filosofia patristica? In questo articolo analizziamo il significato di questo termine e l’operato di alcuni suoi rappresentanti.

La patristica, incontro del pensiero giudaico e greco

Innanzitutto, gli studiosi collocano l’inizio della patristica verso il secondo secolo dopo Cristo. Cioè, il suo sviluppo avviene quando l’Impero Romano assorbe tanto la Grecia quanto la Cananea. Questa circostanza storico-politica è fondamentale per la comprensione dei cambiamenti culturali di tale periodo. Infatti, proprio l’incontro delle due civiltà sottomesse dal popolo latino determina questa nuova temperie filosofico-religiosa.

In effetti, nel mondo greco la filosofia raggiunge già un alto livello di sviluppo. Essa passa dalla filosofia naturale ionica e la ricerca dell’archè, il pitagorismo e l’atomismo, la scuola eleatica e lo studio sull’Essere, alla sofistica, il socratismo e poi Platone e Aristotele. Insomma, tutta la filosofia classica. Ma non solo. In seguito, troviamo tutte quelle correnti di pensiero che spostano l’attenzione dalla ricerca sull’archè e sull’Essere a un aspetto più pragmatico. Cioè, la ricerca di uno stile di vita. Così, fioriscono filoni quali lo stoicismo, l’epicureismo e lo scetticismo, nonché il neoplatonismo. Con il fondatore di quest’ultimo, Plotino, così come con altri filosofi, proseguono anche le riflessioni sull’anima umana.

Invece, per quanto concerne la cultura ebraica, anch’essa passa per numerose fasi. Infatti, gli studiosi definiscono l’ebraismo di questo periodo storico giudaismo. In effetti, tale nome ha origine dal fatto che gli ebrei, in origine distinti in dodici tribù, si riconoscono ora in una sola, quella di Giuda, a cui appartiene la loro stirpe regale. Però qui, più che una filosofia, abbiamo una tradizione legata in modo consistente alla religione. Infatti, qualsiasi riflessione ha le sue basi nei Testi Sacri, la Torah, che raccoglie la storia del popolo ebraico nonché le sue varie leggi. In seno a questa cultura vive Gesù di Nazareth, che predica una pratica di vita che prosegue dopo di lui coi suoi discepoli e che detta le basi per il cristianesimo.

Prima della patristica

Anche se diverse, queste due culture convivono ora all’interno dello stesso impero, e ciò segna una loro scambievole contaminazione. Perciò, stupisce poco che appartengono a questo periodo filosofi di origine ebraica quali Filone di Alessandria.

Patristica Clemente Alessandrino
Clemente Alessandrino, esponente della patristica. Fonte immagine: Wikipedia.org

Tuttavia, la prima produzione letteraria cristiana ha poco a che fare con la filosofia. Invece, troviamo soprattutto descrizioni di vite di persone destinate a diventare un modello per la condotta di vita dedicata ai valori che avvicinano all’esempio di Cristo. Così, questi exempla caratterizzano la prima produzione letteraria e, proprio come le ultime correnti filosofiche, illustrano una pratica di vita. Dunque, abbiamo le storie dei primi santi e martiri. Infatti, “martire”, nella sua prima accezione, indica tutti coloro che, nel tentativo di perseguire una vita cristiana, subiscono persecuzioni e financo la morte, in genere a opera dei romani. Poi, in un secondo momento, il termine martire indica qualsiasi persona che tenta questo avvicinamento anche senza che ciò avviene. Invece, il martirio indica una lotta interiore che, se vinta, garantisce all’anima del martire la sua elevazione.

Insomma, prima della patristica in seno al nascente cristianesimo troviamo diverse opere dedicate all’indottrinamento nell’ottica di uno stile di vita da emulare. Tuttavia, risulta meno presente una riflessione filosofica. Invece, compito della patristica diviene proprio il superamento di tale lacuna, e ciò apre la strada verso una nuova fase per la cultura cristiana.

L’evoluzione della patristica

Dunque, anche se con “patristica” intendiamo opere fondanti il pensiero cristiano, va detto che in questo filone rientrano anche testi oggi considerati apocrifi. Cioè, testi che la Chiesa esclude dal canone. Infatti, proprio le riflessioni dei pensatori di questo periodo permettono la formazione di un canone, e ciò non avviene in modo lineare, bensì con accesi e lunghi dibattiti che producono spesso scontri interni. Così, abbiamo Erma, autore del Pastore, un testo che appartiene solo alle più antiche versioni del Nuovo Testamento. Ancora, Valentino di Phrebonis, che tenta una conciliazione tra la Creazione di matrice ebraica e l’opera del Demiurgo descritta da Platone.

Comunque, gli studiosi individuano tre fasi cronologiche importanti all’interno della patristica. Innanzitutto, quella del suo primo secolo di vita. Poi, nella fase che arriva fino al 450 dopo Cristo, compaiono i primi grandi sistemi di filosofia cristiana. Invece, l’ultima fase, che raggiunge il 700 dopo Cristo, consiste in una rielaborazione delle tematiche precedenti.

Tuttavia, oltre a una differenziazione cronologica, dobbiamo considerare anche una differenza geografica. Infatti, il pensiero patristico si diversifica anche in base ai diversi luoghi nei quali trova sviluppo. Perciò, la patristica dell’Europa occidentale risulta diversa da quella orientale. Innanzitutto, mentre in regioni dell’Impero come la penisola italiana gli scritti patristici sono in latino, in Grecia essi sono in greco, con tutte le implicazioni concettuali che questa differenza linguistica comporta. Inoltre, due altri importanti fulcri sono l’Egitto, in particolare la città di Alessandria, e Antiochia.

I padri apologisti

Dunque, alla prima fase della patristica appartengono quei pensatori oggi noti come padri apologisti. La sfida di tali pensatori è presentare il cristianesimo non più a un pubblico popolare, bensì a classi agiate e intellettuali. Infatti, se all’inizio i primi cristiani sono ebrei convertiti, o persone di basso ceto sociale, ora il cristianesimo si rivolge a genti di qualsiasi culto religioso e che possiedono una cultura perlopiù di stampo greco. In effetti, il problema principale è che i cristiani vengono perlopiù derisi senza che vi sia una reale conoscenza su di loro. Perciò, gli argomenti principali diventano l’esposizione della reale dottrina e condotta di vita cristiane, la critica della religione pagana e la dimostrazione che la corretta ricerca dei pensatori pagani si risolve nel cristianesimo.

In effetti, tale compito risulta difficile. Infatti, da un lato in questo periodo proseguono le persecuzioni a opera di diversi imperatori nei confronti dei cristiani. Dall’altro, anche gli intellettuali pagani avviano un certo interesse per i seguaci della nuova religione. Ma questo produce anche aspre polemiche nei loro confronti, come quelle che ritroviamo in Luciano di Samosata e in Celso.

Comunque, tra i principali padri apologisti possiamo ricordare Ignazio di Antiochia e Giustino, i quali riflettono sull’identità di Dio e gettano le basi per il modello trinitario. Poi, come Giustino, Taziano identifica la figura del Padre con il Logos. Invece, per Atenagora il Verbo è Figlio di Dio e tramite esso Dio crea e governa il mondo. Dipoi, secondo l’alessandrino Teofilo lo Spirito Santo coincide con la Sapienza, e per Barnaba lo Spirito è l’ispiratore dei profeti.

Agostino

Così, giungiamo alla seconda fase della patristica, che coincide con l’ultima fase dell’Impero Romano. Tra i principali pensatori vi è di certo Aurelio Agostino d’Ippona, noto come Sant’Agostino.

Questo pensatore coniuga in modo magistrale la ricerca filosofico-religiosa con la descrizione della pratica di vita del cristiano. Infatti, nelle sue Confessioni la descrizione della sua conversione al cristianesimo e la vita da lui assunta da quel momento in poi si intersecano con le sue riflessioni e la ricerca della verità. Ad esempio, Agostino racconta come in un primo tempo egli aderisce al manicheismo e di come abbandona tale dottrina. Questo aneddoto dà occasione all’autore del testo di trattare della visione manichea e di mostrarne le pecche rispetto al cristianesimo. Così, lo stesso avviene con la filosofia accademica e il neoplatonismo. Insomma, Agostino presenta la sua vita stessa come un’exempla di vita cristiana, e questo ne fa uno degli autori più importanti. Comunque, Agostino è autore prolifico e oltre alle Confessioni compone altri testi.

Origene, Clemente, Eusebio

Altro autore prolifico è Origene di Alessandria, che secondo le fonti avrebbe prodotto non meno di duemila scritti. Infatti, egli produce testi fino all’età della morte, 69 anni. In effetti, scrive anche dopo le torture ricevute verso i sessant’anni a opera dell’imperatore Decio. Molti sono commentari a libri o sezioni dei Testi Sacri quali Il Cantico dei cantici e il Vangelo di Giovanni. Poi, altre sue opere sono omelie. Cioè composizioni pensate per letture pubbliche, che Origene stesso teneva di frequente. Altri ancora sono scholia. Cioè, trattati intorno ad alcune parole presenti nei Testi Sacri e importanti per la dottrina cristiana. Infatti, è proprio Origene che spiega come i Testi Sacri possiedono due chiavi di lettura. Cioè, quella letterale e quella allegorica.

Poi, abbiamo Clemente Alessandrino. Grande conoscitore dei Testi Sacri, ne fa una totale lettura allegorica per quel che concerne l’Antico Testamento. Inoltre, per lui vi è conciliazione tra la ricerca della verità e il sentimento d’amore che spinge le azioni della vita di un vero cristiano. In quanto a Dio, egli crede nella doppia natura del Cristo, dio e uomo a un tempo, e nella Trinità. Cioè, la natura triadica dell’essenza divina (anche se si discute oggi quanto egli le coglie come persone distinte).

Infine, ricordiamo Eusebio, consigliere e biografo di Costantino, imperatore che promuove il cristianesimo nell’Impero. Tra le opere più importanti di questo pensatore troviamo sia una Cronaca che tratta dei primi secoli dello sviluppo del cristianesimo sia un sistema di tavole di raffronto che permettono il confronto dei passi simili dei diversi Vangeli.

Boezio: l’ultima patristica 

Patristica - Boezio
Boezio in prigione. Fonte immagine: Wikipedia.org.

Dunque, come momento finale della patristica, troviamo Severino Boezio. In effetti, Boezio vive tra il 400 e il 500 d. C., periodo in cui il cristianesimo si è ormai affermato, in tutte le sue declinazioni, come prima religione di tutte quelle regioni che un tempo appartenevano all’Impero Romano. Perciò, il compito della patristica può dirsi raggiunto e quindi concluso.

Comunque, l’opera più famosa di Boezio è La consolazione della filosofia, scritta durante la sua prigionia. Infatti, dopo un anno di prigione, Boezio fu condannato a morte dal re goto Teodorico, convinto della sua partecipazione a un complotto contro di lui per la liberazione di Roma dal dominio goto. Insomma, i motivi della sua morte sono diversi da quelli dei primi martiri. Eppure, l’idea di Boezio vittima di una persecuzione ingiusta ricalca in modo evidente quel modello.

Tuttavia, egli affronta anche temi riguardo precise posizioni sulla religione, come nel testo Contra Eutychen et Nestorium, nei quali critica queste sette. La sua adesione al cristianesimo non lo porta alla condanna della filosofia e della cultura pagana e al contrario afferma l’importanza della sua salvaguardia.

Luigi D’Anto’

Bibliografia

N. Abbagnano, Storia della filosofia, Vol.1: La filosofia antica, la patristica, la scolastica.

Sitografia

I. Fregonese, Introduzione alla Patristica e alla Patrologia, video sul canale Youtube della Scuola di Teologia Diocesana: https://www.youtube.com/watch?v=cJ2GK8FNd-8.

Ciclo di lezioni del professor Gaetano Lettieri presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici su pensatori della patristica: https://www.youtube.com/watch?v=jSq4mqmOqXM.

Nota: la fonte dell’immagine di copertina è Wikimedia Commons.