La Città Proibita si trova nel centro storico di Pechino. In passato è stata la residenza imperiale dei sovrani Ming e Qing. Oggi costituisce un esempio per quanto riguarda l’architettura tradizionale cinese.
Indice dell'articolo
La storia della Città proibita
I Ming: costruttori della Città proibita
I Ming (1368-1644), appropriatosi del potere, decisero di ricostruire la città di Pechino. Essi erano grandi costruttori di palazzi e tombe ed un esempio è proprio il Palazzo Imperiale di Pechino. Migliaia di nuclei familiari dovettero spostarsi a Pechino e vennero reclutati 300.000 soldati. 100.000 artigiani ed un milione di lavoratori furono impiegati per la costruzione della capitale. I Ming si procurarono il legname dal Sichuan e il marmo dallo Yunnan. La costruzione della Città Proibita iniziò nel 1406 su volontà dell’imperatore Yongle e terminò nel 1420, anno in cui Pechino divenne per la prima volta capitale di una dinastia cinese.
Possiede una grande importanza simbolica e culturale siccome i costruttori della Città proibita si sono ispirati al Palazzo Viola, dimora del Dio del Cielo. Secondo la tradizione cinese l’imperatore era il figlio del Cielo, per questo l’accesso alle sue residenze era proibito al popolo. I costruttori della residenza dell’imperatore dovevano rispettare le regole del feng shui, ovvero un’antica arte geomantica cinese che organizza lo spazio in modo armonico e benefico per la salute fisica e mentale. I Ming, dopo aver scavato un ampio fossato intorno al Palazzo imperiale, pensarono di utilizzare la terra ricavata per erigere una collina artificiale, il Jingshan. Il Jingshan si trova a nord della Città proibita e non è più un giardino imperiale ma un parco pubblico ed è il punto più alto del centro storico di Pechino.
La Città proibita nel XX secolo
14 imperatori della Dinastia Ming e 10 imperatori della dinastia Qing vissero all’interno della Città proibita, poi, durante la seconda guerra dell’oppio nel 1860, gli inglesi occuparono l’edificio. Nel 1912, con la fine dell’Impero e l’abdicazione dell’ultimo imperatore Pu Yi, la Città Proibita smise di essere il centro del potere politico cinese. Fino al 1924, Pu Yi rimase a vivere all’interno del Palazzo Imperiale, nonostante il governo della Repubblica di Cina avesse occupato un’area del Palazzo.
Nel 1925, nasce il “museo nazionale del palazzo”, all’interno del quale vennero esposti i tesori raccolti dagli imperatori nei cinque secoli durante i quali avevano dominato la Cina. In seguito la Città Proibita è stata più volte danneggiata a causa di rivoluzioni. Dopo la ricostruzione, nel 1961, è stata inserita nell’elenco dei monumenti storici più importanti della Cina. Dal 1987, la Città Proibita fa parte dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. Inoltre, l’Unesco ha riconosciuto alla Città proibita il titolo di più grande collezione di antiche strutture in legno meglio conservate fino ai giorni nostri. Attualmente si sta cercando di riportare tutti gli edifici della Città Proibita al loro stato precedente al 1912.
Sono tre le sezioni che compongono la Città proibita e sono la linea di difesa, la corte esterna e la corte interna.
Struttura della Città proibita
La Città proibita è chiamata Gugong, che significa “Palazzo Antico“. Gli edifici sono di legno smaltato dipinto, con soffitti gialli smaltati mentre i cortili sono in marmo bianco. La Città proibita è stata la residenza di imperatori, dei loro eunuchi e delle dame di palazzo. Il Palazzo Imperiale costituisce la costruzione più grandiosa che ci rimane dell’età imperiale. È sostanzialmente una città nella città, vi sono sale per le udienze, cucine, magazzini, biblioteche, giardini ecc… La città è definita “proibita”, poiché nessuno poteva entrare all’interno del sontuoso palazzo senza un’autorizzazione da parte dell’imperatore stesso.
Al suo interno si contano ben 980 edifici che si estendono su un territorio di circa 720.000 metri quadrati. I colori che ritornano sono il giallo e il rosso: il giallo per i tetti, il rosso per le mura, le porte, le finestre e le colonne. Statue che raffigurano draghi, fenici e leoni, animali simbolici della cultura cinese decorano i vari edifici. Il leone era ed è utilizzato per simboleggiare la forza, mentre il drago e la fenice simboleggiavano rispettivamente l’Imperatore e l’Imperatrice. Il numero di statue sui tetti degli edifici delinea l’importanza dell’edificio.
La linea di difesa della Città proibita
Una linea di difesa protegge il Palazzo Imperiale. Le mura, oltre ad essere alte 10 metri e lunghe ben 3.430 metri, sono affiancate da un fossato artificiale che costituiva una prima linea difensiva. Le mura erano sempre sorvegliate a vista dalle torri di guardia. La sorveglianza della Città Proibita non era affidata solo alle guardie ma, simbolicamente, anche ai leoni in bronzo e in pietra, collocati in corrispondenza degli edifici principali. Per accedere al Palazzo, vi sono 4 porte principali. Si accedeva da una determinata porta a seconda del proprio status o funzione. Le porte si chiamano: la Porta della Divina Potenza, la Porta Meridiana, da dove accedeva l’imperatore, la Porta della Gloria dell’Est e la Porta della Gloria dell’Ovest.
La corte esterna della Città proibita
Per le funzioni cerimoniali e celebrative si accedeva alla corte esterna. Nella Piazza della Suprema Armonia si trova una terrazza di marmo a tre livelli, su cui si erigono i 3 palazzi principali. La struttura a tre livelli ricorda il carattere cinese “王” Wáng, che significa “sovrano“. Il luogo in cui gli imperatori venivano incoronati e dove si svolgevano le udienze era il Palazzo della Suprema Armonia che costituisce il cuore della Città proibita. Qui vi è il Trono del Drago, il più importante trono imperiale, dal quale l’imperatore regnava sull’impero.
Nel Palazzo dell’Armonia Centrale l’imperatore preparava le cerimonie, ripetendo i discorsi e ricevendo i ministri più fidati. All’interno del Palazzo della Preservazione dell’Armonia si svolgevano i banchetti. Dietro al palazzo si trova una passerella imperiale in marmo decorata con draghi e nuvole. Questa rampa è ricavata da un unico pezzo di marmo lungo più di 16 metri. È un’opera d’arte strepitosa. Essendo stata realizzata altrove, fu fatta scivolare su una strada di ghiaccio per trasportarla a Pechino. Inoltre, è possibile visitare la Galleria di Calligrafia e Pittura, nella Sala del Valore Marziale e la Galleria delle Ceramiche nella Sala della Gloria Letteraria. In questa sezione ci sono inoltre anche la Biblioteca Imperiale, gli archivi e il deposito di lanterne.
La corte interna della Città proibita
La corte interna è costituita da tre edifici principali: il Palazzo della Grande Unione, il Palazzo della Tranquillità Terrena e il Palazzo della Purezza Celeste. In quest’area l’imperatore viveva con la sua famiglia, assistito da servi ed eunuchi. Qui svolgeva i suoi affari di stato e i suoi impegni quotidiani. All’interno della corte interna vi erano il Palazzo della Purezza Celeste, il Palazzo della Tranquillità Terrestre e il Palazzo dell’Unione. Oggi, al suo interno, sono invece conservati i 25 sigilli imperiali della dinastia Qing. All’interno di questi palazzi, sono esposte al pubblico le collezioni imperiali. Accanto ai tre edifici si trovano il Giardino Imperiale e diversi cortili e palazzi minori.
La Città proibita da residenza imperiale a museo
La Città proibita custodiva numerosi tesori e collezioni raccolte dalle diverse dinastie che si erano succedute nel tempo. Il mondo intero oramai poteva ammirare le collezioni imperiali e opere d’arte dal valore inestimabile. Vengono organizzate mostre, pubblicati libri e periodici. Nel 1933, a causa dell’avanzata delle truppe giapponesi, il governo cinese decise di spostare la collezione del Museo a Shanghai per preservare l’integrità di queste opere. In seguito scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e, durante la guerra civile, alcuni pezzi della collezione vennero portati a Taiwan. Così nacque il National Palace Museum di Taipei, dove è possibile ammirare opere di arte e cultura cinese.
Collezione della Città proibita
Nel Museo del Palazzo di Pechino possiamo ammirare dipinti, ceramiche, sigilli, stele, sculture, oggetti incisi, oggetti in bronzo, oggetti smaltati, sculture religiose ecc. I Qing avevano già incluso all’interno della loro collezione imperiale buona parte di questi reperti. I Qing custodivano circa 1,17 milioni di pezzi d’arte, mentre oggi ci sono 1.862.690 pezzi nella collezione del museo.
Ceramiche e dipinti
340.000 pezzi di ceramica e porcellana, conservati all’interno del Museo del Palazzo di Pechino, risalgono alla dinastia Tang e alla dinastia Song. Durante il periodo Tang, considerato l’età d’oro della letteratura e dell’arte, si conobbe un notevole sviluppo dell’arte e l’artigianato perché si fondevano stili e tecniche artistiche e di lavorazione.
Il Museo del Palazzo di Pechino ospita un’importante raccolta di circa 50.000 dipinti. Di questi preziosi dipinti, più di 400 risalgono a prima della dinastia Yuan. La collezione si basa sulla collezione dei Ming e dei Qing. L’ultimo imperatore Qing, Puyi, spostò alcuni dipinti e in parte si persero.
La giada
Custoditi all’interno del Palazzo Imperiale, ci sono circa 30.000 pezzi di giada. In Cina, la giada è sempre stata oggetto nei secoli di un vero e proprio culto. Alcuni pezzi risalgono al periodo neolitico, quando la giada iniziò ad essere estratta per creare gioielli o oggetti di culto. I pezzi dei Ming e dei Qing, d’altra parte, includono sia oggetti per l’uso nel palazzo, sia doni per l’imperatore arrivati dalla Cina e dai paesi vassalli. Dalle produzioni dei Ming, possiamo notare importanti progressi soprattutto grazie allo sviluppo industriale e dei centri urbani. I prodotti artigianali risalenti a questo periodo riflettono i cambiamenti dell’epoca e non seguono più le linee guida date dalla corte imperiale.
Bronzi, orologi meccanici e altre opere d’arte
La collezione dei bronzi del Museo del Palazzo di Pechino risale all’Età del Bronzo, che va dal 1600 al 221 a.c., durante il periodo Shang e Zhou. La famiglia imperiale utilizzava durante le cerimonie che si svolgevano a corte una buona parte dei 10.000 pezzi di bronzo. Inoltre, il Museo vanta una delle più grandi collezioni di orologi meccanici del 1700-1800 nel mondo, con oltre 1.000 pezzi. Gli orologi provengono non solo da Guangzhou e Suzhou, ma anche dalla Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Stati Uniti e Giappone. Molti pezzi del Museo sono opere d’arte scolpite da minerali, appartenenti alla dinastia Qing. Per quanto riguarda l’arte calligrafica e pittorica ci sono opere d’arte che risalgono alle dinastie Song, Yuan, Ming e Qing. A testimoniare la vita quotidiana dell’imperatore e dei suoi affari di stato, ci sono molti oggetti cerimoniali e burocratici dell’era imperiale.
Mostre del Museo
Tra il 2007 e il 2008 il Museo ha allestito una mostra in onore del pittore italiano del 1700, Giuseppe Castiglione. Egli fu missionario e gesuita, pittore a corte dell’imperatore Qianlong. Castiglione riuscì a creare una nuova pittura unendo la tecnica occidentale a quella orientale. I suoi capolavori sono conservati nei musei imperiali di Pechino e di Taipei. Oggi, all’interno di alcune sale della Città proibita, non solo è possibile ammirare una buona parte del tesoro imperiale ma anche assistere alle molte mostre contemporanee che vengono organizzate durante tutto l’anno.
Valeria D’Esposito
Bibliografia e Sitografia
- Kai Vogelsang, Cina. Una storia millenaria, Einaudi, 2014
- https://www.unviaggioinfiniteemozioni.it/visitare-citta-proibita-pechino/
- https://www.pimpmytrip.it/citta-proibita-di-pechino-cina/
- https://www.agi.it/blog-italia/agi-china/orologi_meccanici_in_cina-3239460/post/2013-04-04/
- https://www.viviamotaiwan.com/post/2019/04/03/il-national-palace-museum
- https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_del_Palazzo_di_Pechino#Le_collezioni
- https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-castiglione/