Il Kappa è un demone anfibio che fa parte della mitologia giapponese da secoli; è definito dallo shintoismo “Suijin” (kami dell’acqua). Figura antropomorfa, riporta le caratteristiche tipiche degli anfibi o degli animali acquatici. Il suo nome varia dalla zona del Giappone e può avere vari nomi: kawatarō, kawako, gawappa, gatarō o kawappa.
Esiste una versione ricoperta di peli chiamata Hyōsube (ひょうすべ).
Indice dell'articolo
La nascita del mito del Kappa
Come sia nata la mitologia del Kappa è ancora un mistero; molti sostengono che essa sia collegata alla pratica di abbandonare feti e bambini deformi deceduti sulle rive del fiume e, se visti in lontananza e con poca attenzione, dessero l’impressione di una strana figura antropomorfa.
Dettaglio interessante è la loro capigliatura, ispirata ai preti portoghesi, la cui veste era chiamata capa. Il cappuccio del saio, penzolante sulla schiena, dava invece l’impressione di un guscio di tartaruga.
Nell’ Nihon shoki o secondo libro di storia giapponese classica viene citato un tale Kawa no Kami – 川の神 (divinità dei fiumi). La popolarità di questi demoni aumentò nel periodo Edo (1603 – 1868).
Dopo secoli passati a spaventare gli umani e mangiare le loro interiora, i kappa si sono addolciti ed hanno assunto un connotato mansueto; da mostri acquatici, sono diventati personaggi di manga e anime. Non a caso, nella città Shiki, nella prefettura di Saitama, la mascotte è un kappa, appunto.
La struttura fisica del Kappa secondo la mitologia
Questi demoni della mitologia giapponese, alti quanto un bambino, presentano sulla schiena un guscio di tartaruga e la loro pelle è squamosa e verde; il colore può variare in base alle zone, alternandosi tra il blu e il rosso; le mani sono palmate, con assenza di pollice; possiedono un becco e la loro forza è sovrannaturale, superando nettamente quella di un umano adulto.
Sul loro capo è presente una fossetta ricolma d’acqua, indispensabile per la loro permanenza sulla terra ferma. Infatti, se questa dovesse svuotarsi, il kappa perderebbe le sue forze e, a lungo andare, potrebbe morire.
L’altra variante della mitologia del Kappa: Garappa
A sud ovest dell’arcipelago nipponico, nell’isola di Kyūshū, esiste una variante denominata Garappa (ガラッパ). Identici ai loro “cugini”, questi demoni giapponesi cambiano solo nell’aspetto fisico: gambe e braccia più lunghe, alti, snelli e un viso più sottile.
Carattere e indole del Kappa
Orgogliosi e maliziosi, si nutrono di carne umana e, spesso, decidono di gareggiare con la loro preda in gare d’intelligenza. In rari casi possono stringere amicizia con gli umani ed aiutarli. Descritti come demoni malefici, certi tipi di kappa sono venerati in alcuni santuari per aver fornito il loro aiuto agli abitanti di quella zona.
Questa categoria di demoni giapponesi è associata alla violenza sulle donne; infatti, poiché i bagni erano situati nei pressi dei fiumi, i kappa non perdevano occasione per palpare o violentare le loro vittime.
Nel libro di Shigeru Mizuki “Tono Monogatari”, si racconta che le donne di una famiglia del villaggio Matsuzaki avessero generato, per due generazioni, unicamente kappa.
A differenza degli altri yōkai, i kappa imparano molto velocemente la lingua degli umani, il galateo e la formalità; se una promessa non viene mantenuta, è improbabile che rispettino la loro.
Nella cultura giapponese, i bambini imparano, sin dalla tenera età, ad inchinarsi in segno di rispetto. Gli adulti, in caso di ribellione da parte dell’infante, spiegano che questo è l’unico modo per difendersi dai kappa. Infatti, la loro fonte di vita sulla terraferma è l’acqua presente nella fossa cranica. Nel caso un umano dovesse inchinarsi, questi demoni farebbero altrettanto; questo gesto svuoterà la loro cavità paralizzandoli.
La dieta del Kappa
Secondo la tradizione giapponese, la dieta dei Kappa è composta generalmente da carne umana e cetrioli. La leggenda narra che incidendo il nome di una persona su uno di questi frutti per offrirlo al kappa, quest’ultimo le risparmierà la vita.
Oltre ai cetrioli, i kappa sono ghiotti di shirikodama (尻子玉 – uovo nel sedere o piccolo gioiello nell’ano). Nel periodo Edo nacque la credenza che all’interno dell’ano umano fosse presente una palla solida, irresistibile per l’appetito dei kappa, i quali non riescono a resisterle. Una volta estratta dalla preda, sia con le mani o col becco, viene data in tributo al Dio Drago dei mari o mangiata.
Non si sa bene a cosa si riferisse lo shirikodama nello specifico. Alcuni ritengono che si tratti del fegato, altri una parte del corpo tra ano e fegato e, infine, c’è chi l’associa all’animo umano.