Ami la mitologia ma l’unica che conosci è quella greca? Ecco per te un articolo sulla mitologia slava, la quale, con le sue creature e leggende affascina uomini, donne ma soprattutto bambini da ogni parte del mondo.
La mitologia slava indica il sistema di credenze cosmologiche e religiose appartenente agli antichi slavi prima della loro evangelizzazione. Questa religione presenta molti punti in comune con le religioni che discendono, come essa, dalla religione proto-indoeuropea.
Indice dell'articolo
Credenze slave
In questo articolo ci concentreremo su alcuni tra i personaggi più noti e diffusi del folklore slavo orientale, talvolta conosciuti con nomi leggermente diversi a seconda della lingua e della tradizione. Ecco alcune creature mitologiche ancora oggi molto famose nella cultura popolare.
Ciò che è importante da ricordare è che tutti i nomi delle divinità della mitologia slava si riconducono molto spesso al loro luogo di “abitazione” consueto, come le foreste, i campi, i fiumi o l’ambito domestico. I loro stessi nomi in genere sono “parlanti” e suggeriscono dove possiamo trovarli.
Eccone alcuni:
Lešij
Il Lešij o Lesun è lo spirito tutelare del bosco (da “les” – “bosco” in russo). Può assumere diverse forme, anche antropomorfe (in questo caso diventa un uomo barbuto). Verso gli umani di solito presenta una disposizione neutrale, a meno che il loro comportamento non metta in pericolo o danneggi la foresta.
Vodjanoj
Il Vodjanoj è il padrone delle acque (da “voda” – “acqua” in russo); anch’esso è raffigurato come creatura antropomorfa, più esattamente come un uomo dai tratti di anfibio o pesce. Da lui dipendono alluvioni, rotture di dighe, esondazioni e, talvolta, le morti per affogamento. Accanto a lui si ricorda spesso la Rusalka, una sorta di sirena affascinante dai lunghi capelli, foriera di disavventure; secondo la mitologia slava non vive solo presso l’acqua, ma anche nei campi e, soprattutto, sugli alberi.
Polevoj
Il Polevoj o Polevik è invece lo spirito che si occupa della tutela dei campi (da “pole” – “campo” in russo). Questo personaggio ha sembianze umane ed è spesso accompagnato dal vento. Da lui dipende la buona riuscita del raccolto e del pascolo del bestiame.
Blud
Sia il Polevik che il Lešij possiedono il potere, talvolta, di far perdere l’uomo, ma il vero personaggio che ama disorientare nel bosco è: il Blud (“zabludit’sja” significa “perdersi”, in russo). Si pensa che , anzichè essere una reale figura, il Blud è l’incarnazione (anche letterale) della perdita di orientamento.
Banja
Anche la Banja, cioè la sauna russa (parte fondamentale della loro dimora), ospita un suo spirito: il Bannik, al quale si associano tutti gli inconvenienti che vi accadono. Raffigurata di solito come un anziano, una creatura che potrebbe offendersi facilmente; e che reagisce scottando l’uomo con l’acqua bollente, soffocandolo con il vapore. In particolare, ama spaventare le donne. Il Bannik predice anche il futuro: sarà positivo se accarezzerà la schiena, negativo se la graffierà.
Domovoj
Un’altra importante figura della mitologia slava è il Domovoj, la creatura che protegge la casa e l’unità famigliare (da “dom” – “casa”). Si pensa possa personificare talvolta gli avi, questo personaggio ha una lunga tradizione di venerazione e rispetto alle spalle. Da lui dipendeva fortemente la felicità della casa, tanto che nel caso di trasferimento lo si “invitava” a seguire il nucleo famigliare. Considerato parte della famiglia, gli veniva lasciato addirittura del cibo in cucina durante la notte. Se arrabbiato, il Domovoj si diceva disturbasse la quiete della casa, spostando gli oggetti, facendo rumore, provocando piccoli incidenti domestici. Per tranquillizzarlo era necessario far regnare la pace tra i membri della famiglia e ristabilire l’ordine.
Kikimora
La controparte femminile del Domovoj, invece, è la Kikimora, una vecchina particolarmente malvagia, che crea noie agli abitanti della casa, impedendo di dormire, rompendo oggetti, tirando i capelli nel sonno, attaccando perfino gli animali domestici. L’apparizione di questa creatura veniva considerato come un cattivo segno per la famiglia.
Baba-Jagà
Se parliamo di vecchiette maligne, allora non possiamo non citare la famosa Baba-Jagà, una strega che si sposta volando a bordo di un mortaio (dato che a lei la scopa serve solo a cancellare le orme dietro a sé) e vive al limite del bosco in una izba (tipo di casa russa) che poggia su zampe di gallina, circondata da uno steccato di ossa umane. Questo personaggio appartiene tutt’oggi alla cultura di massa, assieme ad altre due notissime figure, quali Ded Moroz (Nonno Gelo o, meglio, Babbo Natale) e sua nipote Sneguročka (la Fanciulla di Neve).
Koščej
Malvagio proprio come Baba-Jagà è il vecchio avaro Koščej, chiamato anche “l’Immortale” dovuto al fatto che – secondo la leggenda – la sua morte è nascosta nella punta di ago, all’interno di uovo, dentro a un’anatra, che sta dentro una lepre, a sua volta dentro una sacca sepolta sotto una quercia, in un’isola in mezzo all’oceano. Si ritiene sia l’acerrimo nemico di “Uccello di Fuoco”.
Uccello di Fuoco
L’Uccello di Fuoco è un’importante figura della mitologia slava. Questa creatura è provvista di un piumaggio interamente composto da fiamme che bloccano la vista umana e si ciba esclusivamente di mele d’oro che gli garantiscono eternità e bellezza. Si dice che quando canta dal suo becco si formano perle, mentre il suo stesso canto guarisce gli infermi e dona la vista ai ciechi. Raggiungerlo e catturarlo è spesso la missione che compiono i personaggi delle leggende, benché toccarlo non sia possibile a mani nude dagli uomini. Come la Fenice, anche l’Uccello di Fuoco muore e rinasce, in genere in primavera.
Samodiva
Samodiva (da “diva”– “selvaggio”), sono gli spiriti dei boschi conosciuti principalmente in Bulgaria. Si dice che abbiano una forte somiglianza con le ninfe (e in misura minore con fate, elfi e altri spiriti simili). Sono descritti come esseri umanoidi, vestiti di bianco e con ghirlande, possono essere benefici o malefici per uomini e donne, a seconda di come percepiscono di essere trattati. A volte sono giovani e belli, altre volte vecchi e disgustosi.
Vesna
Le Vesna (La parola vesna ancora oggi è la parola poetica per “primavera” in lingua slovena, ceca e slovacca. In russo, polacco, ucraino e bielorusso, invece, vesna/wiosna è la parola attuale per “primavera”), si riteneva fossero personaggi femminili mitologici associati alla gioventù e alla primavera nella mitologia slava antica, in particolare in Croazia, Serbia e Slovenia. Insieme alle loro controparti maschili, i cosiddetti “Vestnik”, erano associate a rituali condotti nelle zone rurali durante la primavera.
Nel diciannovesimo secolo, i contadini russi festeggiavano il ritorno della primavera il 1° marzo andando nei campi, portando una figura di argilla di un’allodola su un perno che era stato decorato con fiori e cantando canzoni in onore delle vesna.
In Slovenia, le belle donne chiamate vesnas vivevano in palazzi in cima alle montagne dove discutevano del destino delle colture e degli abitanti umani. Un cerchio magico attorno ai loro palazzi impediva loro di lasciare la cima della montagna tranne che nel mese di febbraio, quando viaggiavano su carretti di legno fino alla valle sottostante. Solo alcune persone erano capaci di sentirle cantare. Le persone che si intrufolavano nei loro palazzi di montagna potevano scoprire il loro destino, ma rischiavano una fine spiacevole se fossero stati catturati dalle vesna.
Zmaj
Zmaj (Zmij, Zmey) è una creatura leggendaria della mitologia slava, eterno nemico degli dei celesti. Veniva raffigurato solitamente come un serpente o un enorme drago sputafuoco a più teste (tre, sette o nove a seconda delle versioni). Svolge una funzione importante nella cosmogonia slava. Le leggende vogliono che venisse sconfitto da Svarog durante la creazione del mondo e usato come aratro per tracciare i confini tra le tre sfere (Jav,Nav,Prav). Zmaj sarebbe poi stato scacciato a Nav, regno dei morti e dell’invisibile.
Secondo altri miti Zmaj era una creatura benigna, protettrice delle acque e della semina.
Divinità slave
Tra le varie divinità in cui credevano gli antichi slavi abbiamo:
Rod
Rod (“rod” significa “nascita”). Considerato la divinità primordiale, creatore dell’universo e di tutti gli altri dèi. Creatore supremo di tutte le cose e parenti e del loro potere di generazione. Gli studiosi hanno definito Rod come “potere generale di nascita e riproduzione”. Rod, nella sua simbolizzazione del processo generativo, è stato paragonato al Teutates celtico e al latino Quirino, il dio della comunità e della procreazione ed, infine, è stato anche paragonato anche al Saturno latino. L’iconografia di Rod mostra che governa i quattro elementi: si erge su un pesce, simbolo dell’acqua; con una mano innalza una ruota, simbolo del sole e dei cicli dell’universo; con l’altra mano tiene un secchio di fiori, simbolo della terra fiorita; e intorno alla vita ha una cintura di lino svolazzante, simbolo dell’aria.
Svarog
Svarog è il dio del sole, del cielo, del fuoco e della metallurgia nella mitologia slava. Secondo alcune teorie Svarog era un fabbro sacro, padre degli altri dei e creatore del sole. Nella tradizione popolare è rappresentato come un drago alato o un serpente di fuoco che svolge una funzione essenziale nella cosmogonia slava. A lui si deve infatti l’introduzione dell’ordine nell’universo e la sua suddivisione in tre regni (Jav,Nav e Prav). Secondo le leggende Svarog lottò contro Zmaj, un sanguinoso serpente gigantesco o un drago a più teste, simbolo del disordine. Dopo averlo soggiogato, Svarog lo usò come aratro per separare il mondo dei vivi (Jav) da quello dei morti (Nav), stabilendo così la legge (Prav). Da quel momento Zmaj regnò nella sfera dei morti, mentre Svarog si stabilì in quella celeste.
Per alcuni Svarog non è il padre di tutti gli dei, ma solo di:
- Svarozyc, spirito del fuoco della casa, il cui culto era diffuso soprattutto dagli slavi del Baltico.
- Dazbog, dio del sole, della ricchezza, dell’abbondanza.
- Radigost, protettore delle città e dell’economia, venerato soprattutto tra i Polabi.
Perperuna
Perperuna, è una divinità femminile del pantheon slavo, consorte di Perun. Il suo culto era legato alla pioggia ed alla fertilità del suolo, si identifica anche come Dodola, dea dell’aria. Il nome stesso potrebbe derivare da uno degli attributi di Perun, cioè: il lancio sulla terra di pietre durante i temporali che può appunto essere una immagine della pioggia. Perperuna è anche il nome usato per denominare partecipanti a cerimonie (presenti nel folklore degli Slavi del Sud) di propiziazione della pioggia che sono detti anche dodola, dudula (possibili connessioni con la divinità greca Dodona). Uno dei simboli di Perperuna è, probabilmente, la vipera, guardiana della casa.
Alessia Pellino