I Vichinghi erano commercianti, agricoltori, saccheggiatori e guerrieri dei paesi nordici che vissero durante il periodo che va dal IX all’XI secolo. La loro mitologia, chiamata norrena, è costituita da leggende che narrano le grandi gesta degli dèi e degli eroi. I popoli vichinghi, diedero vita a un intero gruppo di divinità che giustificavano sia il clima rigido che dovevano affrontare sia il loro stile di vita caratterizzato dall’ardore della guerra. L’importanza che le spedizioni di saccheggio acquisirono all’interno della società nordica fece sì che morire in combattimento e dimostrare coraggio fosse visto come qualcosa di positivo. Ogni guerriero vichingo desiderava essere raccolto dalle Valchirie e andare nel Valhalla. Queste potenti Amazzoni occupano un ruolo essenziale nella mitologia norrena.
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Chi erano le valchirie?
Le valchirie erano delle Dísir, divinità femminili minori che erano al servizio di Odino, il signore di Asgard e padre degli dèi. Considerato il dio della guerra, della morte, della saggezza, sarebbe l’equivalente di Zeus nella mitologia greca.
Alcuni pensavano che le Valchirie possedessero poteri soprannaturali; in realtà, la loro funzione era quella di osservare le battaglie per poi scegliere tra i deceduti i guerrieri più coraggiosi, i quali furono denominati einherjar. Le anime dei einherjar vengono trasportate nel Valhalla governato da Odino. Il Valhalla è la sala degli eroi dove gli spiriti dei guerrieri lottano tra di loro, godono di banchetti e della bellezza delle Valchirie, che servono loro idromele (bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione del miele).
In alcune saghe le valchirie compaiono come le amanti degli eroi o dei mortali. Inoltre, gli einherjar sono destinati a combattere al fianco degli Dei durante il Ragnarök, che corrisponde al giorno dell’Apocalisse secondo i Vichinghi.
“La Valchiria parlò:
So che le spade giacciono a Sigarsholm,
Cinquanta ci sono, salva solo quattro;
Uno è lì, questo è il migliore di tutti
Il distruttore di scudi (…)”
-Carme di Helgi, Edda poetica
In alcuni testi, la Dea dell’amore e della fertilità Freya, associata anche alla guerra, alla morte e alla magia, presiedeva il Fólkvang e guidava le valchirie. Freya sceglieva la metà dei morti sul campo di battaglia per il suo regno, mentre le valchirie l’altra metà per Odino. La residenza delle Valchirie è Vingólf (“salotto piacevole” o “sala del vino”), situato vicino al Valhalla. Questo luogo è menzionato tre volte in tutta l’Edda in prosa di Snorri Sturluson.
“Valchiria (…)
là a causa tua, falsa donna,
Dovranno combattere tutti gli einherjar.”
– carme di Helgi, Edda poetica
Cosa significa “Valchiria”?
La parola Valchiria, in norreno antico valkyrja (plurale, valkyrjur), significa “colei che sceglie i caduti in battaglia”. Il termine originale è composto da due parole: valr o “ucciso in battaglia” e kjósa o “scegliere”. Alcuni epiteti applicati alle Valchirie nelle antiche poesie sono “serve di Odino” o “serve dei desideri”.
Origini delle Valchirie
Nei poemi mitologici dell’Edda poetica le Valchirie erano divinità soprannaturali di origine sconosciuta, descritte come fanciulle scudieri che cavalcano nelle file degli dèi o servono bevande nel Valhalla. I nomi delle valchirie sono particolarmente significativi, come Skǫgul/Skögul (“lotta, furia”), Hlǫkk/Hlökk (“rombo di battaglia”) e Gjǫll/Göll (“grido di battaglia”).
Oggi si ritiene che le Valchirie originali fossero le sacerdotesse di Odino che officiavano i sacrifici rituali in cui venivano giustiziati i prigionieri (portati a Odino). Quando l’Edda poetica fu compilata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, questi rituali avevano dato origine a leggende di fanciulle guerriere soprannaturali che prendevano parte attiva ai conflitti umani, decidendo chi dovesse vivere e chi morire.
Non si sa quando il concetto di Valchiria sia apparso per la prima volta, ma è possibile che fossero originariamente demoni della morte (seguendo la linea del greco Keres) che prendevano i corpi dei morti sui campi di battaglia e portavano le loro anime in un aldilà.
Era vichinga
L’immagine delle Valchirie cambia durante l’era vichinga (c. 790 – c. 1100) sotto l’influenza della fanciulla scudiere, una donna che ha preso le armi e ha combattuto al fianco degli uomini. Le donne in Scandinavia avevano quasi gli stessi diritti degli uomini, e nelle storie di Saxo Grammaticus (lc 1160 – c. 1220) appaiono fanciulle scudiere che combattono dalla parte dei danesi. Le mogli e le figlie dei vichinghi dovevano sicuramente sapere come difendere sé stesse e le loro terre quando gli uomini erano assenti nelle loro spedizioni. Nei racconti norreni più noti ci sono la dea Freya, la fanciulla scudiere Ladgerda e l’eroina Hervor, insieme alla grande Valchiria Brunilde che sfidò la volontà di Odino.
Una ricerca dell’University of Western Australia ha messo in evidenza come in precedenza molti ricercatori avessero identificato erroneamente alcuni resti vichinghi come maschili, per il semplice fatto di essere stati sepolti con spade e scudi. I resti femminili di solito erano identificati dalle loro spille ovali, e non molto altro. Studiando i segni osteologici di genere all’interno delle ossa stesse, i ricercatori hanno scoperto che una certa quantità di resti apparteneva a donne, sepolte con le armi come gli uomini.
Aspetto fisico delle Valchirie
Valchirie guerriere
Da un lato c’erano le Valchirie guerriere, donne giovani, belle e forti, indossano armature, elmi e lance. Sono eccellenti amazzoni, possiedono una forza sovrumana e si distinguono per la loro maneggevolezza della lancia, della spada, dell’arco e la famosa ascia valchiria; questa ascia a doppio taglio, era una delle armi più letali e più temute dai guerrieri. Si dice inoltre, che la loro armatura brillasse così intensamente da riflettere una luce potente e strana che illuminava la notte: l’aurora boreale.
I Vichinghi videro nelle aurore boreale un segno della presenza delle Valchirie sulla Terra e che una grande battaglia si era svolta da qualche parte a Midgard (mondo degli Dei e degli uomini). Nell’immaginazione dei vichinghi, la luce della luna si rifletteva nella splendente armatura delle valchirie ed era la ragione del mutare dei colori nel cielo notturno.
“Fanciulle (…)
con i loro elmi alti per Himinvángar;
macchiati di sangue le loro cotte avevano,
Con chiari riflessi brillavano le loro lance (…)”
– carme di Helgi, Edda poetica
Amazzoni vergini
D’altra parte, c’erano le amazzoni vergini, vestite di bianco e disposte a servire i guerrieri servendo le tavole dove recuperavano le forze. Queste Valchirie spogliate delle loro armi erano tremendamente utili al servizio degli einherjar (spiriti dei guerrieri caduti in battaglia), poiché questi guerrieri avrebbero finito per combattere al fianco di Odino nella battaglia della fine del mondo.
L’immagine che abbiamo delle Valchirie è che cavalcavano cavalli alati. Tuttavia, alcuni esperti sottolineano che potrebbero cavalcare i lupi. Sostengono questa ipotesi nell’espressione “cavallo di Valchiria”, che era equivalente al lupo in alcune poesie norrene. D’altra parte, questo sarebbe legato al comportamento dei lupi, che andavano alle battaglie per rovistare tra i cadaveri dei guerrieri.
Alle Valchirie sembra essere permesso di vagare per le terre di Midgard anche quando non vi è in corso una battaglia. Odino permette persino ad alcune di loro di assumere la forma di un bellissimo cigno bianco, ma se una Valchiria viene vista da un essere umano senza il loro travestimento da cigno, diventerà mortale e non potrà mai tornare nel Valhalla.
Le valchirie nella letteratura
Le valchirie appaiono nelle opere del XIII secolo, Edda in prosa ed Edda poetica, entrambe raccolte di racconti ancestrali norreni. L’Edda in prosa è stata scritta dal mitografo islandese Snorri Sturluson (1179-1241) e si basa su opere antiche, mentre l’Edda poetica è una raccolta di versi di diversi autori.
L’Edda rappresenta uno dei punti di riferimento per la letteratura germanica perché contiene tutte le informazioni della religione di questa popolazione, tenendo presente però, che per quanto possano raffigurare, rispecchiare e riflettere lo spirito pagano, perché si tratta comunque di mitologia precristiana, sono sempre arrivati a noi attraverso il cristianesimo. La mitologia norrena fu tramandata oralmente per generazioni fino al 1000-1100 circa, quando la regione si convertì al cristianesimo e ricevette anche l’alfabetizzazione.
Il lato macabro delle valchirie è illustrato in modo più vivido nel Darraðarljóð, un poema contenuto nella Saga di Njal, il cui autore risulta anonimo. La saga di Njal è un riflesso della realtà storica dell’Islanda medievale. In quest’opera si fondono lo storico, il leggendario e la finzione. Qui si vedono dodici valchirie prima della battaglia di Clontarf, sedute su un telaio e intente a tessere il tragico destino dei guerrieri. Usano gli intestini per il loro filo, le teste mozzate per i pesi, le spade e le frecce per i battitori; il tutto mentre cantavano le loro intenzioni con minacciosa gioia.
Brunilde
la Valchiria più famosa è Brunilde della saga dei Völsungar (saga dei Volsunghi), la canzone epica dei Nibelunghi, l’Edda in prosa e l’Edda poetica. A Brunilde fu ordinato di decidere l’esito di una lotta tra i re Hjalmgunnar e Agnar: sebbene sapesse che Odino preferisse il primo, decise a favore del secondo.
Odino, sentendosi gravemente offeso, la punì rendendola mortale. Brunilde cadde in un sonno profondo, venendo circondata da un anello di fuoco, nel quale rimarrà intrappolata fino a quando non verrà salvata da un eroe (quindi è anche famosa per essere l’ispirazione della fiaba della Bella Addormentata). Brunilde divenne un personaggio centrale nel ciclo operistico del compositore Richard Wagner L’anello dei Nibelunghi.
Tuttavia, la storia di Brunilde è solo una delle tante storie delle Valchirie che è rimasta tra le più popolari della mitologia norrena fino ad oggi. Nel 1970, la Marvel Comics pubblicò il personaggio Valchiria (chiamato anche Brunilde) che cavalca un cavallo alato, Aragorn, e porta la lancia magica Dragonfang. Tessa Thompson interpreta il personaggio di Brunilde nel film del Marvel Cinematic Universe Thor: Ragnarok (2017), Avengers: Endgame (2019), and Thor: Love and Thunder (2022).
Richard Wagner e le Valchirie
L’anello dei Nibelunghi (Der Ring des Nibelungen, in tedesco) è un ciclo di quattro opere epiche composte da Richard Wagner nel corso di 26 anni, dal 1848 al 1874. Le opere sono liberamente basate su figure ed elementi della mitologia germanica, in particolare le saghe islandesi. Queste opere sono:
- L’oro del Reno (Das Rheingold)
- La Valchiria (Die Walküre)
- Siegfrido (Siegfried)
- Il crepuscolo degli Dei (Götterdämmerung)
Nel secondo dei quattro drammi musicali “La Valchiria”, l’amore incestuoso tra Siegmund e Siglinda costringe il padre, il dio Wotan, a uccidere il proprio figlio e pietrificare letteralmente un’altra delle sue figlie, Brunilde. Le azioni di Wotan sono guidate dal suo desiderio di possedere l’anello dei Nibelunghi, rischiando di distruggere la sua famiglia.
Nel terzo atto dell’opera “La Valchiria” si trova il brano musicale più conosciuto di Wagner, la Cavalcata delle Valchirie. Utilizzato in numerosi film e spettacoli drammatici come stereotipo dell’opera eroica e abbinata a tutto ciò che è attinente alla guerra. Uno dei film dove possiamo sentire questo bellissimo brano è nel film epico Apocalypse Now del 1979.
Sitografia