Dopo anni di intensi lavori di restauro, il 3 aprile del mese corrente, ha finalmente riaperto le porte al pubblico la celebre “Camera degli sposi” (o “Camera Picta”) di Andrea Mantegna nel Castello di San Giorgio a Mantova. La camera era stata chiusa il 12 maggio del 2012 quando un violento terremoto colpì l’intera Emilia Romagna e la Lombardia distruggendo, o nel migliore dei casi lesionando, gran parte del patrimonio artistico presente nella regione, così come era accaduto soltanto pochi anni prima a L’Aquila, dove però un’intera città era andata distrutta.
Da quel giorno nessuno ha potuto più ammirare il capolavoro del Mantegna, fatta eccezione per un’apertura straordinaria protrattasi dal 19 luglio al 5 ottobre 2014, durante la quale però i visitatori si sono dovuti accontentare di un percorso breve tra il Palazzo Ducale e il Castello che consentiva una sosta di non più di cinque minuti davanti all’affresco del Mantegna.
I lavori sono stati diretti dall’architetto Antonio Mazzeri della Sovrintendenza di Brescia, grazie al quale non solo Mantova restituisce al mondo degli amanti dell’arte la Camera degli Sposi, ma apre anche al pubblico il nuovo percorso museale del’intero complesso del Castello di San Giorgio. Luoghi inediti sono ora accessibili ai visitatori, come il prezioso Studiolo di Isabella D’Este, l’enigmatica Grotta e le stanze interamente decorate nel 1549 da Francesco III Gonzaga in occasione del matrimonio con Caterina D’Austria. Inoltre nelle camere attigue alla celebre del Mantegna, fino ad oggi lasciate spoglie, sarà esposta l’intera collezione d’arte che Romano Freddi, celebre imprenditore italiano, ha ampliato con tanta passione nell’arco della sua vita. Tra le varie opere, in comodato d’uso al Polo Museale fino al 2025, ricordiamo una celebre “Crocifissione” di Giotto, il “Ritratto di Francesco IV Gonzaga” proveniente da una celebre Pala di Rubens e alcuni dipinti di Giulio Romano e Domenico Fetti.
Così dopo anni di tensione un delle opere più ammirate di questo grande artista della storia dell’arte del Quattrocento italiano tornerà a far incantare i visitatori, così come era successo nel 1474 quando venne vista per la prima volta dal suo committente Ludovico III Gonzaga. Mantegna era all’epoca pittore di corte per i duchi di Mantova già da qualche anno, ed aveva anche il ruolo di consulente artistico e curatore delle raccolte d’arte ducali, date le competenze antiquarie acquisite nella sua città natale, l’Isola di Carturo (oggi denominata Isola del Mantegna), un piccolo borgo nei pressi di Padova. Già in molte opere precedenti a questa l’artista aveva dato prova di una forte osservazione del dato reale soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione di scene di paesaggio: meravigliosa è la laguna mantovana sullo sfondo della tavola del 1461 raffigurante “La morte della Vergine”.
La Camera Picta (ovvero camera dipinta) è invece un ambiente abbastanza piccolo, con funzioni di rappresentanza, affrescato da Mantegna sulla volta e sulle pareti, adeguandosi ai limiti architettonici dell’ambiente, ma al tempo stesso sfondando illusionisticamente le pareti con la pittura, che crea uno spazio dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Il tema generale rappresentato è la celebrazione della famiglia Gonzaga, con l’occasione dell’elezione a cardinale di Francesco Gonzaga: è la corte ducale che celebra se stessa, una celebrazione che ricorda quella degli imperatori dell’antica Roma. Per quanto riguarda il soffitto, Mantegna utilizza la tecnica del trompe d’oeil grazie alla quale realizza un’architettura illusionistica che sembra mostrare il cielo grazie ad un grande oculo, che ricorda quello del Pantheon, dal quale si affacciano piccoli putti che sembrano osservare con curiosità ciò che accade all’interno della Camera.
Siamo davanti ad un vero gioiello dell’arte italiana, un capolavoro finalmente restituito a chi ama l’arte in ogni sua forma.
Manuela Altruda