Il teatro Kabuki (歌舞伎) è senza dubbio una delle forme teatrali della cultura giapponese più interessanti e distintive. I caratteri di cui si compone il nome significano 歌 canto, 舞 danza e 伎 abilità. Spesso comparato alle precedenti forme del Nō e del Kyōgen, e del più contemporaneo Bunraku, il teatro Kabuki si distingue per le sue suggestive atmosfere, per il suo dinamismo e per l’espressività dei suoi attori capaci di dare luogo a rappresentazioni uniche.
Il teatro Kabuki costituisce una delle principali forme di intrattenimento del Giappone dell’epoca Tokugawa (1600-1868). Tuttavia esso ha saputo conciliare la tradizione secolare con la modernità, così da vedere nel corso del tempo evoluzioni che gli hanno permesso di rimanere teatro di grande intrattenimento e fascino. In questo articolo andremo a fornire alcuni cenni sulla sua nascita e le sue principali caratteristiche che lo distinguono dalle altre forme di teatro giapponese.
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Cenni di storia sul teatro Kabuki
Il termine “Kabuki” deriva dall’antico verbo kabuku (傾く) che aveva il significato di protendere, reclinare. In questo senso si evidenziava la volontà del teatro Kabuki di uscire dalla norma o dai ranghi. La nascita del teatro Kabuki è legato al credo così chiamato del “fiume asciutto“, del fiume Kamo, a Kyoto. Durante i periodi di secca, infatti, il fiume lasciava un pezzo di terra, che essendo occupato normalmente dall’acqua, di fatto non apparteneva a nessuno.
Questo terreno veniva dunque reclamato da artisti di teatro itineranti che lo usavano come spazio per le loro rappresentazioni. Le prime di queste rappresentazioni erano a opera di Okuni, sacerdotessa Shintō, che insieme alla sua compagnia si esibiva in danze e scenette, indossando abiti maschili, portando i capelli recisi e una croce al petto.
Queste rappresentazioni guadagnarono ben presto successo che il fenomeno si propagò in diverse aree del Giappone a tal punto che il governo Tokugawa temendo che questo fenomeno potesse minacciare l’ordine sociale bandì l’Onna Kabuki (il kabuki delle donne) e lo Yugo Kabuki (il kabuki delle cortigiane, in cui vi è l’aggiunta dello shamisen). Il monopolio del Kabuki passò dunque in mano agli uomini, prima ai giovinetti e poi agli uomini adulti.
Caratteristiche del teatro Kabuki
Il teatro Kabuki è concepito come un’opera di arte totale che racchiude in sé canto, recitazione e danza. Quest’unione fa del Kabuki una forma teatrale caratterizzata da un grande dinamismo. Caratteristiche sono le espressioni degli attori, molto marcate e che vanno a sostituire le maschere del teatro Nō.
Va inoltre aggiunto sugli attori che questi sono di tutte le età e, almeno nel periodo classico, continuano a essere tutti uomini. Tuttavia, a differenza del teatro Nō in cui la rappresentazione dei personaggi femminili non mira in alcun modo al realismo, l’Onnagata (女形, l’attore che interpreta una parte femminile) del Kabuki si sforza di imitare la voce e le movenze femminili.
Così come per il Bunraku le rappresentazioni si distinguono in:
- jidai mono (時代物), ossia i drammi di ambientazione storica o che riprendono la tradizione mitologica
- sewa mono (世話物), incentrati su temi di attualità.
Si parla molto spesso di una cross fertilization in relazione al Bunraku. Molte rappresentazioni sono infatti originariamente scritte per il teatro dei burattini e poi successivamente adattate al Kabuki, e in qualche modo gli attori con la loro mimica ricercano proprio l’espressività del Bunraku. Tuttavia, il Kabuki specialmente nel periodo Tokugawa subisce un po’ il pregiudizio di essere considerato meno elegante e sofisticato rispetto al Bunraku, il quale attraverso le marionette permette di rappresentare anche scene cruente senza però risultare impressionante.
Trucco e maniera di recitare
Il trucco è un altro aspetto molto interessante. Questo risulta essere molto marcato da come possiamo vedere nell’esempio di Onnagata, e congiuntamente all’espressività attoriale si rivela essenziale nella distinzione dei personaggi. Il colore del trucco serve infatti a codificare i ruoli: ad esempio si tende ad utilizzare un colore scuro per l’antagonista o il rosso per l’eroe.
L’elemento principale del trucco è costituito infatti dal Kumadori (隈取り), ossia queste pesanti linee dipinte sul volto dell’attore per determinare il ruolo. Nel caso dell’Onnagata, questo è invece assente: si tende infatti a coprire semplicemente la faccia di bianco e a colorare di rosso acceso le labbra e il contorno degli occhi.
Il modo di parlare, muoversi è in generale molto diverso rispetto al Nō. Questo si presenta infatti come molto più accentuato e i movimenti sono nettamente più dinamici. Tuttavia resta tutto sempre altamente codificato, anche nelle scene di improvvisazione. Questa vivacità, agitazione che contraddistingue il teatro Kabuki è molto apprezzata da alcuni spettatori. Altri, invece, preferiscono l’eleganza dei burattini del teatro Bunraku. A tal proposito non è raro sentire durante delle rappresentazioni Kabuki alcuni spettatori urlare.
Il palcoscenico
Gli attori si esibiscono su un palco molto lungo sul quale possono essere montati altri palchi. Il palcoscenico del teatro Kabuki è inoltre dotato di numerosi strumenti tecnologici, quali botole o alcune volte addirittura un sistema di corde che permette agli attori in scena di volare. Al centro vi è solitamente un corridoio detto Hanamichi (花道) dal quale entrano gli attori che possono eseguirvi anche parte della loro performance.
È inoltre presente uno spazio chiuso sulla sinistra per l’orchestra, la quale si presenta molto più ricca rispetto a quella del teatro Nō. Essa è infatti composta da circa una decina di strumenti che variano da strumenti a corde, flauti alle percussioni tipiche del Nō.
Vediamo similmente al teatro No la presenza del pino, il quale conferisce alla scena un’aura di sacralità.
Autori e opere di Kabuki
È interessante notare come si inizi ad affermare la figura dell’autore con il Kabuki, ma anche con il Bunraku. Nella seconda metà del 1600 inizia infatti a comparire sui cartelloni il nome dell’autore e inizia così ad affermarsi la professione di scrittore per il teatro. Per tale ragione ragione acquisisce importanza anche il testo, quando invece fino a quel momento agli attori veniva fornita solo la trama e le linee generali della rappresentazione.
Alcuni degli autori più illustri sono Chikamatsu Monzaemon (近松 門左衛門; 1653 – 1724), autore di Kabuki e Bunraku e Takeda Izumo (竹田出雲; 1691 – 1756), discepolo di Chikamatsu. Le rappresentazioni del repertorio classico di Kabuki più importanti sono:
- Lo specchio della tradizione calligrafica di Sugawara (菅原伝授手習鑑, Sugawara Denju Tenarai Kagami, 1746), ambientato nell’epoca Heian (794-1185), ma con caratteristiche dell’epoca Tokugawa e chiamato così per Sugawara no Michizane, detto Kan Shōjō, poeta e politico
- Yoshitsune e le mille ciliegie (義経千本桜, Yoshitsune Senbon Zakura, 1748), con protagonista l’omonimo personaggio dello Heike Monogatari.
- Il magazzino dei vassalli fedeli (仮名手本忠臣蔵, Kana dehon Chūshingura, 1748), che riprende la famosa storia dei 47 ronin
- Le battaglie di Coxinga (国性爺合戦, Kokusen’ya Kassen, 1715), storia di un eroe per metà cinese che decide di tornare in Cina per combattere gli usurpatori.
Il teatro Kabuki nell’era moderna
Il Kabuki successivamente all’epoca Tokugawa non ha smesso di essere apprezzato e dopo aver subito un breve periodo di arresto successivo alla Seconda Guerra Mondiale, ritorna al suo grande splendore, sapendo di volta in volta adattarsi ai gusti e alle tendenze dei tempi. Tale fenomeno risulta più che mai tangibile in tempi moderni, basti pensare alle opere di Yukio Mishima (1925-1970), il quale ha ravvivato le forme del Nō e del Kabuki ambientandoli in contesti moderni, o ancora rappresentazioni legate al mondo degli anime.
Talvolta anche il cinema stesso si ispira a questa forma di teatro e gli onnagata moderni sono anche degli attori famosi di tv o cinema. Alcuni drammaturghi si sono inoltre ispirati a opere occidentali per le loro rappresentazioni, vi sono infatti alcuni drammi basati sulle tragedie di Shakespeare. Inoltre, esistono diverse compagnie, come la Za Kabuki in Australia, che da decenni rendono accessibile la fruizione del Kabuki anche al di fuori del paese del Sol Levante. Dal 2005 il Kabuki è anche patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Fonti sul teatro Kabuki
- Shirane, Suzuki, Lurie, The Cambridge History of Japanese Literature, Cambridge University Press, Cambridge (UK), 2016.
- Donald Keene, World Within Walls. Japanese Literature of the Pre-Modern Era, 1600-1867, Columbia University Press, New York, 1976.
- Teatro Kabuki – watabi.it
- Kabuki – Wikipedia
Renato Festa