I Medici furono una famiglia di origine toscana che divenne una delle famiglie nobili più potenti di tutta Italia. Per il loro prestigio e il loro mecenatismo divennero un simbolo indiscusso della Firenze del XIV-XV secolo. La famiglia Medici regnerà sulla Toscana, con qualche intervallo, per un periodo che va dal 1434 al 1737: più di 300 anni.
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La Firenze prima e durante i Medici: la Signoria
Che cos’è una signoria?
I Medici saranno i maggiori rappresentanti della Repubblica.
Nella sua storia, la città di Firenze conobbe periodi in cui la sua forma di governo fu quella di una Repubblica. La Repubblica era governata da un consiglio noto come Signoria. La Signoria era scelta dal gonfaloniere (sovrano titolare della città), eletto ogni due mesi dai membri delle corporazioni fiorentine.
Il signore appartiene in genere a una ricca famiglia nobile ed è percepito da tutti come persona colta e autorevole. Il loro era un potere quasi assoluto. Il suo ruolo fondamentale è quello di mediare tra interessi contrapposti oltre che garantire pace e giustizia.
Cosimo de’ Medici fu quel tipico governante capace di suscitare sentimenti contrastanti: da un lato temuto per l’eccessivo potere, dall’altro apprezzato per il suo equilibrio, saggezza e per il suo appoggio alla Repubblica a base oligarchica fiorentina.
In altre parole, Firenze diventa una signoria de facto: il suo governo viene infatti chiamato “signoria mascherata”, nonostante Cosimo de’ Medici si guardi bene dal farsi chiamare signore per non attirare troppo l’attenzione.
L’autorità di Cosimo de’ Medici non verrà mai riconosciuta da alcun titolo legale: l’unico riconoscimento simbolico, che ottiene nel 1465, un anno dopo la sua morte, sarà appunto quello di pater patriae, padre della patria.
In quali circostanze nasce?
Durante il XII e il XIII secolo, periodo pre Medici, il potere economico e politico della città crebbe costantemente e dopo la morte di Federico II e la crisi del potere imperiale, tramonta in Italia la possibilità di creare uno stato unitario e di liberarsi dal dominio feudale e dall’Impero.
In questo periodo le famiglie mercantili della Repubblica riuscirono a ottenere anche i monopoli bancari papali e divennero esattori delle tasse per il papa in tutta Europa.
Poco prima della metà del XIV secolo, Firenze era diventata una metropoli, rendendola una delle più grandi città d’Europa.
Nel 1138 nacque il primo sistema di amministrazione comunale, definito l‘ordinamento consolare. La città di Firenze però conobbe diversi periodi di governo repubblicano e non rimase una Repubblica ininterrottamente. La città è formalmente una repubblica, mentre di fatto è un’oligarchia.
Su tutte le altre famiglie prevalgono gli Albizzi. I più fieri oppositori degli Albizzi sono i Medici alla cui testa c’è Cosimo che in seguito sarà definito “il vecchio”. La sua immensa ricchezza, unita all’appoggio del popolo (che sapientemente riesce a portare dalla sua parte) nel 1434, dopo varie vicissitudini, tra cui un breve esilio, sconfigge i suoi nemici e si impadronisce del potere.
Chi c’era prima dei Medici?
C’è stato un tempo in cui la città di Firenze si trovava ai vertici della fama mondiale senza che alcun membro della famiglia Medici avesse grandi poteri o responsabilità. Erano gli anni di grandi banchieri come Bardi o Peruzzi, degli scontri tra Guelfi e Ghibellini, gli anni di Dante Alighieri, Petrarca e Boccaccio.
All’epoca la famiglia dei de’ Medici, proveniente dalle vicine campagne del Mugello, era di origini modeste ma si insediarono poco dopo in città con grandi ambizioni.
Com’è nata la loro fortuna dei Medici?
Le caratteristiche che maggiormente identificava la famiglia Medici erano la numerosità e il forte senso di coesione.
I primi furono Foligno e successivamente Averardi (detto Bicci) Medici che negli anni centrali del trecento contava già sulle rendite delle terre extraurbane dei Medici e operava nel credito e nella mercatura, non diversamente da molti cittadini di Firenze.
Averardi era già certamente un uomo ambizioso come dimostra il matrimonio contratto con Jacopa di Francesco Spini, figlia di un noto banchiere. Dal matrimonio nacquero 5 figli, tra cui l’ultimo fu Giovanni.
Giovanni de’Medici
La fortuna dei Medici cominciò con Giovanni de’ Medici che prese a collaborare come fattore dell’azienda bancaria di un altro Medici, Vieri di Cambio.
Quella di Vieri all’epoca era la sola banca Medici impegnata su scala internazionale. Nel 1392 Giovanni de’ Medici divenne direttore della filiale romana della banca ”Vieri e Giovanni de’ Medici”.
L’intera impresa si espanse dando vita al primo nucleo del banco de’ Medici: furono aperte filiali a Venezia e a Napoli, a Firenze con a capo il fratello maggiore, ma fu la sede a Roma che, con l’amicizia con il cardinale Baldassarre Cossa e il conseguente rapporto di fiducia che aveva intrecciato con la curia pontificia, che riuscì a costruirsi un primato che andò dal 1397 al 1420.
Parallelamente allo sviluppo economico, Giovanni inizia a muovere i primi passi in ambito politici. Erano glia anni del governo oligarchico di Maso degli Albizzi quando Giovanni cautamente e tenendosi a distanza evitava gli estremismi.
La ricchezza accumulata, la sua astuzia e lungimiranza furono la base per la nascita di un primo nucleo stabile del palazzo dei Medici. Con lui nacque il primo interesse verso la chiesa di San Lorenzo che sarà di riferimento per la famiglia.
Morì a quasi settant’anni senza aver fatto testamento ed essendo ormai l’uomo più ricco della città.
Cosimo il ”Vecchio”
Nacque a Firenze nel 1389. Nel 1415 sposò Contessina dei Bardi di Vernio. Dalla loro unione nacquero due figli Piero e Giovanni. Ebbe però anche un altro figlio, Carlo, nato dall’unione con una serva.
Dal 1420 Cosimo de’ Medici ereditò la direzione insieme al fratello Lorenzo. Sotto il suo potere il banco Medici che si occupava principalmente degli affari della corte pontificia divenne una delle più solide istituzioni bancarie del tempo, espandendosi e diversificandosi fino alla metà del secolo con filiali e rappresentanze in tutta l’Europa occidentale.
Tale successo fu dovuto al talento finanziario di Cosimo e dal fatto di poter contare su dipendenti, anche membri della famiglia de’ Medici, fedelissimi.
Pater patriae
Alla fine degli anni venti Cosimo era considerato un vero patriarca: non soltanto dall’ampia casata dei Medici che contava diversi nuclei familiari sparsi per la città, ma che dai cittadini stessi.
Era dotato di un certo prestigio politico e diplomatico intervenendo spesso nei dibattiti politici, molto influente tra gli altri signori e fu tra i Dieci di Balìa e gli Ufficiali del banco che gestivano e finanziavano le guerre.
Inoltre grazie anche alle competenze di strategia militare, ebbe modo di stringere amicizie con uomini altrettanto potenti dell’epoca, come Francesco Sforza.
Sul piano della politica internazionale Cosimo de’ Medici agì in maniera moderata e rivoluzionaria: è a lui che si deve il ribaltamento in alleanza quella rivalità con Milano. La serie di conflitti terminerà solo nel 1454 con la pace di Lodi tra Firenze, Venezia e Milano.
La fiducia e l’esilio a Venezia
L’eccesiva fiducia verso il prossimo, la ricchezza, l’essere scaltro e l’essere amico del popolo e della Repubblica fiorentina non precluse il tentativo di osteggiare la sua sempre più crescente fama dei Medici da parte di alcune grandi famiglie come quella degli Albizzi, Peruzzi o Spini.
Il tutto è ricordato in un libro scritto su Cosimo de’ Medici: Ricordi.
La storia ebbe inizio nel settembre del 1433 con l’elezione dei nuovi Signori e il vociferare di imminenti rivolgimenti politici, ma Cosimo ritenne che non fossero voci da prendere sul serio proprio per la fiducia che aveva verso gli altri Signori.
Ma fu qualche giorno dopo che Cosimo de’ Medici fu chiamato a Palazzo dei Priori per poi essere incarcerato. Il loro unico intento era quello di eliminarlo, sia politicamente che fisicamente.
Cosimo de’ Medici si mostrò fino all’ultimo momento collaborativo per non cadere nell’illegalità e non dar ai propri nemici motivi in più per condannarlo a morte. Contrariamente alle aspettative non venne ucciso ma sono condannato all’esilio.
Così partì con tutta la sua famiglia a Venezia dove fu ospite dell’amico doge Francesco Foscari e dove il banco Medici poté continuare la sua attività.
A Firenze intanto l’azione mossa dai suoi avversari per screditarlo fallirono. L’assenza di Cosimo de’ Medici infatti rafforzò ancora di più la consapevolezza che la sua ricchezza e le sue qualità fossero indispensabili per il progresso della città.
Così nel 1434, un anno dopo dall’esilio, grazie all’appoggio dei suoi forti legami stranieri, del Papato e all’estrazione di una nuova Balìa filomedicea, Cosimo e tutta la famiglia de’ Medici riuscirono a tornare a casa.
Cosimo patrono delle arti e delle lettere
Cosimo de Medici non era certo un artista, ma amava l’arte in maniera smisurata al punto da essere ricordato come uno dei più grandi mecenate dell’arte.Le opere che commissionò avevano due scopi:
- Come forma di celebrazione della città;
- Un’ostentazione del livello di benessere che la sua famiglia aveva raggiunto.
Quindi una sorta di propaganda per la famiglia Medici ma pensata a vantaggio della collettività.
Tra le opere che commissionò Cosimo de’ Medici abbiamo:
- la tomba di san Giovanni XXIII di Donatello e Michelozzo nel battistero di Firenze;
- Il restauro del convento domenicano di San Marco;
- Una delle opere più rappresentative intraprese da Cosimo ovvero la costruzione del palazzo Medici di via Larga iniziata nel 1445 e portata a termine alla fine degli anni cinquanta. All’esterno il palazzo non richiamava un’eccessiva ostentazione di lusso in modo da non suscitare invidia. Ma era all’interno che le decorazioni erano più ricche come. Un esempio è il dipinto della cappella privata dei Medici affrescata da Gozzolino: la cappella dei Magi. L’affresco rappresentava il viaggio dei Maggi. Culto dei quali i Medici erano dediti.
- Ma la sua opera più grande sarà quella di commissionare la gigantesca La Cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore , conosciuta come cupola del Brunelleschi, perché fu proprio lui a realizzarla. E’ tutt’oggi nota per essere la più grande al mondo.
Piero il gottoso
Dieci mesi prima che Cosimo de’ Medici venisse a mancare, Giovanni il fratello minore di Piero morì.
Sebbene fosse il primogenito, egli non era destinato all’attività bancaria che avrebbe dovuto ereditare il fratello e per anni visse all’ombra del padre , ma alla morte dei due si ritrovò a capo della famiglia, della banca e dello Stato.
Però durante il periodo di governo di Piero de’ Medici, la situazione in città non era propriamente serena. Piero portava avanti un’idea di sé stesso accompagnato da tratti che lo rendevano quasi più simile ad un sovrano che ad un primo fra pari. Un altro motivo era legato alla sua salute cagionevole, era malato di gotta e per questo venne appunto nominato il gottoso. Ne soffriva a tal punto che spesso non era in grado di alzarsi dal letto e di conseguenza i dibattiti di governo venivano spostati dal palazzo della Signoria alla camera di Piero de’ Medici.
Sposò Lucrezia Tornabuoni da cui ebbe sette figli ma che ne sopravvissero solo quattro: Bianca, Lucrezia, Lorenzo e Giuliano.
Piero de’ Medici gonfaloniere
Nel 1461 Piero venne eletto gonfaloniere per un primo bimestre e per quanto faticosamente provasse a portare avanti la sua carica, a turbare tutto ciò fu una crisi politica esterna.
Piero de’ medici, come il padre, mantenne l’alleanza con lo Sforza di Milano. Quando questo morì nel 1466, il pericolo di un ipotetico riavvicinamento tra Milano e Venezia incalzò e la sua posizione si indebolì, considerato che la potenza dei Medici derivava principalmente dalle sue alleanze esterne.
Nel maggio di quello stesso si aggiunse a quella esterna, una crisi interna di congiure che giuravano di promettere fedeltà alla Repubblica, andando in realtà contro il regime dei Medici.
Piero era fortemente in crisi e in pericolo al punto che per provvedere alla sua sicurezza si procurò aiuti militari. Questo non bastò dal momento che il 27 agosto scampò al tentato omicidio da parte di sicari di Neroni. Questo evento scatenò il caos in città che portò al fallimento della congiura contro Piero e la sua famiglia, ma che peggiorò le sue condizioni di salute. Morì a Dicembre 1469 lasciando il potere nelle mani del figlio Lorenzo.
Lorenzo il Magnifico
Nacque il 1 Gennaio 1449. Già dalla giovinezza si dimostrò essere impulsivo, brillanze e arguto. A smorzare questo l’entusiasmo giovanile saranno però alcuni eventi come la morte del nonno e del padre.
Le donne di Lorenzo de’ Medici
Non era solo l’ambizione ad accendere l’animo di Lorenzo de’Medici, ma anche il fatto che fosse amante delle donne. Sarà sempre circondato , amato e influenzato dalle sue donne: Contessina , la nonna sopravvissuta al figlio e al marito; la madre Lucrezia, vera e propria first lady di Firenze, legata la figlio dall’amore e dalla collaborazione reciproca in ambito politico; la moglie Clarice Orsini, nipote del cardinale Orsini, dall’aspetto non molto elegante ma mite e facilmente plasmabile che garantirà ai Medici e a Firenze un’unione con Roma ; donne extrafamiliari come Lucrezia Donati o Ippolita Sforza.
Lorenzo al potere
Lorenzo de’ Medici aveva appena venti anni quando, non avendo grande scelta decisionale essendo il primo successore maschio, divenne il leader della famiglia.
La situazione sin da subito non era delle migliori. Un’imminente battaglia che vedeva schierati Firenze, Milano e Napoli contro il papato e Venezia per la questione della successione alla signoria di Rimini era ormai alle porte. Inoltre si rese conto di quanto la sua posizione fosse debole dal momento che il Consiglio de’ Cento (Cosimo si era adoperato affinché fosse composto da fidati dei Medici) non era più così tanto affidabile.
Si ritroverà a dover fronteggiare nuovi nemici, come la famiglia dei Pazzi e lo stesso papa, Sisto IV.
La famiglia de’ Medici al tempo possedeva la Depositeria pontificia. Alcune mosse strategiche di Lorenzo però come il caso di Città di Castello e Imola, che erano entrambe parte dello Stato della Chiesa ma si trovavano al confine con Firenze, provocheranno l’ira del papa e la conseguente sottrazione della depositeria.
Lorenzo de’ Medici intendeva comprare Imola negando così un prestito al papa e proteggere Città di Castello dalla rivendicazione di possessione del papa.
Inoltre Lorenzo de’ Medici, nipote di Cosimo, seguì le orme degli antenati nel rispettare il regime repubblicano della città, rimanendo anche lui per tutta la vita un semplice cittadino, ma in realtà non farà altro che limitare ulteriormente il potere delle assemblee popolari.
La congiura dei Pazzi e il post-congiura
Alcuni tra i signori di Firenze, tra cui i Pazzi e i Salviati, iniziarono a mostrare una certa insofferenza nei confronti di questo strapotere dei Medici.
La goccia che fece traboccare il vaso fu però una legge che fece approvare Lorenzo. Questa prevedeva il passaggio dell’eredità al primo nipote maschio in assenza di figli maschi. Questa legge andava a sfavore della stessa famiglia dei Pazzi in quanto la moglie di Giovanni Pazzi si vedeva esclusa da ogni tipo di ricchezza.
Fu così che i suoi nemici cominciarono a tramare per ucciderlo. Fra i fautori c’erano: i Pazzi, Salviati, Bernardi Bandini, Girolamo Riario (nipote del papa), Federico da Montefeltro e il papa stesso inconsapevolmente ne fu partecipe.
L’idea era quella di eliminare entrambi i fratelli Medici contemporaneamente per evitare che un eventuale sopravvissuto potesse sollevarsi contro di loro. Così il 1478, dopo diversi tentativi, pensare di sfruttare la presenza a Firenze del cardinale Raffaele Riario. In tale occasione non sarebbero potuti mancare.
Decisero, dopo diversi fallimenti, di agire su un suolo consacrato, ovvero durante la messa tenuta dal cardinale all’interno del Duomo di Firenze.
Nonostante il feroce tentativo, fu solo Giuliano de’ Medici a morire, mentre il Magnifico sopravvisse. Si racconta che scese tra la popolazione con ancora i suoi abiti e sporco di sangue per il taglio alla gola inflittogli ,per giurare vendetta. Creò il caos in città, i traditori vennero giustiziati oppure esiliati e alla fine Lorenzo de’ Medici ottenne ancor di più il sostegno della popolazione , la quale si sentì oltraggiata quanto la famiglia de’ Medici stessa.
Lorenzo e l’arte
Oltre al “Lorenzo de’ Medici politico” è altrettanto interessante la figura del “Lorenzo de’ Medici umanista”. Egli, infatti, era perfettamente consapevole del fatto che il suo potere si basasse sul consenso e sul beneficio che la sua persona poteva arrecare a Firenze. Pertanto si distinse nella costruzione di numerose opere civili volte a guadagnarsi il sostegno collettivo, legando così il suo nome al periodo di massimo splendore del Rinascimento fiorentino.
Lorenzo si circondò di intellettuali come Poliziano , Ficino, Pico della Mirandola e di artisti quali Antonio del Pollaiolo, Filippino Lippi, Sandro Botticelli e il giovane Michelangelo.
Lorenzo de’ Medici desiderava non solo sostenere gli artisti già affermati, ma anche promuovere la nascita delle future generazioni di artisti fiorentini. Fu con tale intento che decise di fondare nel Giardino di San Marco la prima Accademia d’Arte della storia, luogo in cui vennero accolti i più promettenti artisti. Il giardino era infatti arricchito di un gran numero di statue classiche, di cui gli artisti potevano usufruire per studiare e far pratica.
Gli ultimi anni del Medici
gli ultimi anni di governo di Lorenzo de’ Medici si contraddistinsero per i suoi atteggiamenti progressisti ma autoritari e apertamente signorili.
Sono gli anni in cui, malato anche lui di gotta, decise di provvedere alla sua famiglia prima di una sua imminente morte. Con la morte di Sisto IV fece in modo di ”aiutare”con le elezioni il cardinale Cibo che diventerà papa Innocenzo VIII. Dopo un contratto matrimoniale tra il figlio del papa e la figlia Maddalena, sistemerà come cardinale il secondogenito Giovanni de’ Medici, giovanissimo, che poi diventerà papa Leone X.
Nel mentre a Firenze iniziava a prendere corpo un malcontento tra i cittadini e una nuova opposizione sotto la leadership del riformatore dominicano Girolamo Savonarola che predicava contro la corruzione della chiesa e dei governanti.
Lorenzo de’ Medici però non ebbe tempo di fronteggiare tale situazione poiché l’8 aprile del 1492 morì lasciando il figlio Piero a capo della famiglia.
Bibliografia
Claudia Tripodi, I Medici, Ascesa e potere di una grande dinastia, Diarkos
Sitografia
Quando Firenze diventa una signoria, testo di Vieri Tommasi Candidi
I Pilastri dell’Arte: Lorenzo de’ Medici, grande mecenate e protettore delle arti testo di Martina Scavone