Sembra assurdo, ma anche il Vaticano è capace di scatenare crisi diplomatiche, soprattutto quando si parla di genocidio armeno.
Papa Francesco, ormai si sa, è un potefice fuori dall’ordinario, che negli ultimi due anni ha saputo dare il via ad una rivoluzione della Chiesa che la avvicina ulteriormente ai cambiamenti di una società in continua evoluzione. Argentino ma con origini italianissime, Papa Bergoglio è sempre stato attento agli avvenimenti politici ed internazionali, auspicando durante l’Angelus della domenica o nelle udienze papali del mercoledì il trionfo della pace sul male e la soppressione di ogni conflitto. Già, peccato che, armato come sempre di buone intenzioni, questa volta Papa Francesco abbia fatto arrabbiare i turchi e non poco.
Ricordando il XX secolo come l’era dei genocidi, Papa Francesco non ha potuto fare a meno di menzionare il genocidio armeno avvenuto tra il 1915 e il 1916 ad opera dei Giovani Turchi, all’epoca al governo dell’Impero Ottomano. Difatti, temendo che gli armeni potessero allearsi con la nemica Russia, l’esercito ottomano diede inizio già nel 1909 al massacro, culminato poi tra il 23 e il 24 aprile del 1915 in un vero e proprio sterminio, che si dilungò fino all’anno successivo. Ancora oggi l’esatto numero delle vittime è controverso: gli storici però concordano nell’affermare che la cifra degli armeni uccisi per conto dei Giovani Turchi oscilla tra 1,200,000 morti e 2,000,000.
La Turchia non riconosce il genocidio armeno
Esattamente come per l‘olocausto perpetuato dai nazisti, anche il genocidio armeno è stato oggetto di negazionismo, questa volta ad opera del governo turco, che mai ha pensato di riconoscere una pagina oscura della sua storia, così come ha sempre minimizzato l’accaduto, addossando la responsabilità di quanto successo agli armeni stessi. Addirittura in Turchia parlare di genocidio armeno è punibile secondo legge, con una reclusione che può andare dai sei mesi ai due anni.
Appare abbastanza chiaro il fastidio che il governo armeno possa provare nei confronti di quello turco: non vedersi riconosciuta una pagina importante e dolorosa della propria storia dai diretti responsabili non può che portare al raffreddamento dei rapporti tra i due Stati, con accuse dirette e ben precise. Dalla parte dei turchi, invece, oltre a respingere con forza ogni accusa si è tentato addirittura di giustificare quanto accaduto cento anni fa, tentando di far scivolare via ogni responsabilità.
Non di rado, infatti, da Ankara sono giunte giustificazioni che a livello internazionale sono apparse quanto mai ridicole, ma che per i turchi hanno rappresentato e rappresentano la giusta scappatoia per lavarsi le mani sulla questione del genocidio armeno. Tuttavia se la Turchia ha affermato – cosa che continua a fare ancora oggi – che quanto accaduto tra il 1915 e il 1916 è da ricondurre alle fameliche bande armene o al fatto che gli armeni con molta probabilità sono morti di fame o alla loro vicinanza con l’Impero russo, sono molti gli Stati che di contro hanno deciso di riconoscere il genocidio armeno, tra cui l’Italia e il Vaticano.
Turchia vs Vaticano
Non c’è da stupirsi, quindi, se Papa Francesco ha liberamente parlato del genocidio armeno come del primo genocidio del XX secolo. Così come non bisogna stupirsi se il governo turco, colpito in un punto dolente, ha ritirato il proprio ambasciatore dal Vaticano e convocato il nunzio apostolico della Santa Sede per delle consultazioni. Inoltre, non contento, ha anche inviato un attacco diretto a Bergoglio stesso, ricordandogli poco elegantemente che la sua Argentina non solo è la terra dei desaparecidos, ma ha anche ospitato e protetto i nazisti in fuga dall’Europa.
Insomma, un brutto clima tra Turchia e Santa Sede, che sta tenendo banco nei principali quotidiani riportando in auge un argomento di cui troppo poco spesso si sente parlare. A onor di cronaca, inoltre, è giusto ricordare che il genocidio armeno del 1915-16 è in realtà il secondo sterminio perpetuato dai turchi ai danni degli armeni. Del primo se ne parla altrettanto poco, ma è avvenuto durante gli anni ’90 dell’800, sempre a causa della particolare vicinanza tra popolazione armena e russi. Quella volta, però, gli ottomani pensarono bene di fomentare i curdi e istigare in loro un sentimento di odio verso gli armeni.
E l’Europa?
Nonostante che la Turchia sia considerata uno stato mediorientale estremamente europeo – ricordiamo che la stessa Istanbul si divide in una parte tipicamente occidentale e in una tipicamente araba – il suo rifiuto verso il riconoscimento del genocidio armeno è uno dei tanti punti che ha portato l’Europa a bloccare un eventuale ingresso di Ankara all’interno dell’UE. Infatti sono molti gli Stati europei che riconoscono il genocidio armeno e più e più volte la Turchia stessa è stata sollecitata a fare lo stesso.
Quindi, fino a quando i turchi non daranno al genocidio armeno il riconoscimento che merita, sistematicamente ogni possibilità di dialogo per far diventare la Turchia membro dell’Unione Europea è bloccata. La soluzione, quindi, è semplicissima: basterebbe poco, ma delle volte fare i conti con la propria storia e con la propria coscienza è più costoso di quanto si possa immaginare.
Maria Stella Rossi