Metello, Pratolini sperimenta Lukács.

Metello
Una scena tratta dal film Metello, ispirato all’omonimo romanzo.

Metello è un romanzo dello scrittore toscano Vasco Pratolini, scritto nel 1952 e apparso nel 1955. Esso è un romanzo paradigmatico del periodo: il neorealismo infatti aveva esaurito la sua spinta dettata dall’ entusiasmo dei primi anni del secondo dopoguerra e si avvicinava ad una fase di stagnazione, a diventare scuola e a segnare un’involuzione in senso manieristico. Non si avvertiva più la freschezza, seppur nella diversità del loro significato, di romanzi come Il sentiero dei nidi di ragno, e La casa in collina di Calvino e Pavese, ma una certa ridondanza e retorica. Tanto è vero che la critica di orientamento marxista (nella fattispecie il critico Carlo Salinari) attendeva il grande romanzo che facesse convergere il neorealismo in una grande stagione di romanzo realista.

Pratolini concepì il romanzo Metello come il primo atto di una trilogia destinata a

Metello
Il critico Carlo Salinari col futuro segretario del Partito Comunista, Luigi Longo

narrare l’intera storia d’Italia dall’Unità alla contemporaneità attraverso alri due romanzi (Lo scialo e Allegoria e derisione). Metello, il personaggio protagonista dell’omonimo romanzo è un operaio che nasce all’indomani dell’unità d’Italia. La sua vita e il suo agire riescono ad incarnare la storia d’Italia e nella specificità l’avanzare delle rivendicazioni operaie, la conquista di una coscienza di classe da parte del proletariato.

La trama di Metello, un qualsiasi operaio italiano del fine Ottocento.

Metello Salani è il figlio di un renaiolo anarchico e di una donna che muore nel momento in cui lo partorisce, presto resta orfano anche di padre e la balia decide di tenerlo con se e con il marito Eugenio. Lo accolgono nella fattoria di famiglia ma alla prima occasione, all’età di 15 anni scappa in città, dove crede che la sua vita avrà vera realizzazione. Qui Metello conosce Betto, un operaio anarchico e turbolento che gli insegna a scrivere e a leggere. Metello paga l’amicizia di Betto con un giorno di prigione, è infatti Betto sospetto alla polizia e insegna a Metello a rispettare alcuni nomi: Marx, Engels, Bakunin e Cafiero. Successivamente diventa stabilmente un muratore e partecipa agli scioperi e alle lotte. Dopo un’avventura con una vedova molto più grande di lui, Viola, Metello sposa Ersilia, prodiga e determinata ragazza, figlia di un manovale collega di Metello caduto da un’impalcatura.

Le vicende di Metello si realizzano essenzialmente su due perni: la famiglia e la politica. Gran parte della vicenda è occupata dall’infatuazione di Metello per la vicina e amica Idina, una piccolo-borghese schizzinosa, carattere fisico e psichico diametralmente opposto di Ersilia. Tuttavia subito Metello intuisce che Ersilia è la vera donna della sua vita e abbandonerà le intenzioni adulterine.
Sul lavoro e la politica Metello è l’operaio che porta a termine lo sciopero vittorioso affrontando con coraggio il rischio della galera e della disoccupazione. In seguito allo sciopero molti degli scioperanti sono arrestati, pur tuttavia hanno raggiunto l’obiettivo e la Camera del lavoro è riaperta e i compagni rilasciati. La vicenda si conclude con Ersilia, la moglie di Metello, che si scopre di nuovo incinta.

Metello
Il Quarto Stato – Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Nella descrizione dell’incedere di operai nello sciopero, Pratolini, Nel romanzo Metello, fa un accenno più o meno esplicito all’opera.

Le teorie di Lukács sul realismo, gli esperimenti di Pratolini sul Metello.

Metello
Vasco Pratolini.

Nel Metello, Pratolini ha bisogno di mettere in evidenza la problematicità e la complessità del reale. Per ottenere ciò Pratolini si serve di un potente dispositivo: l’estetica di G. Lukacs. Impossibile in questa sede trattare di questo argomento, ci limiteremo ad elencare i punti fondamentali che Pratolini nella stesura del Metello ha tenuto presente.

Innanzitutto Lukacs era un filosofo marxista e credeva fermamente nel materialismo dialettico e considerava l’arte (quindi anche la letteratura) espressione dello sviluppo dei rapporti di produzione della ricchezza colti in un preciso punto dello svolgimento della lotta di classe. Lukacs aveva sostenuto che il romanzo costituisse un monumento alla borghesia e di pari passo allo sviluppo del capitalismo avrebbe dispiegato le sue varietà. Per tanto Lukacs credeva che la fase di accumulazione primaria del capitale coincidesse col momento di maggiore ascesa della borghsia e che questo fenomeno storico fosse espresso nel romanzo Robinson Crusoe di Defoe e che il capitalismo avesse trovato il maggior dispiego di forza produttiva nella rivoluzione industriale e per questo Balzac sarebbe lo scrittore che più di tutti può osservare il mutamento storico e fare dei suoi personaggi l’oggettivizzazione di un dato reale della storia. Lukacs considerò infatti l’incapacità di tale operazione da parte di Flaubert e Zola come sintomo di decadentismo e crisi del capitalismo finendo per non riuscire ad apprezzare i capolavori di Kafka, Joyce e Musil, velocemente bollati come deriva modernista degenerata.

Lo scrittore capace è per tanto colui che sa creare personaggi tipici in grado di operare un serio rispecchiamento della Storia, nelle storie dei personaggi che potevano comprendere la Storia soltanto se le loro storie erano calate completamente nel movimento reale della storia (concetto che, a livello epistemologico, Lukacs dall’opera di Lenin, Materialismo ed empirio-criticismo) e non osservate dall’alto.

Ora Pratolini cercò di fare della mediocrità del personaggio Metello il pretesto per la costruzione di un personaggio tipico e della sua biografia un rispecchiamento della Storia reale. Lo sciopero dei muratori fiorentini può essere assunto a immagine tipica di un preciso fenomeno storico: l’avanare delle rivendicazioni operaie e con esse l’autocoscienza di classe e la nascita del Partito Socialista.

Ne scaturì, all’interno della critica marxista e non un dibattito che vide schierati molti critici soprattutto contrapposti dal fronte “ortodosso” e quello “critico”. Metello fu forse l’ultimo atto di una poetica realista e ideologica che avrebbe finito di lì a poco di dominare sulla scena letteraria per lasciare spazio a nuovi sperimentalismi.

 

Luca Di Lello