Nel marzo del 1940 George Orwell pubblicò una recensione di Mein Kampf di Adolf Hitler. Vediamo come il testo fondamentale dell’ideologia nazista esce dal confronto con l’autore di 1984.
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Il contesto storico e sociale della recensione di Orwell
La recensione orwelliana venne scritta nel periodo in cui gran parte degli esponenti del ceto elevato inglese stavano ritrattando la propria posizione favorevole al dittatore tedesco che avevano sostenuto solo un anno prima. Il 21 marzo 1939, infatti, la casa editrice Hurst and Blackett di Londra aveva pubblicato una traduzione integrale di Mein Kampf, che secondo Orwell era stata edita da un punto di vista favorevole al führer tedesco in quanto
A quel tempo Hitler era ancora rispettabile. Aveva annientato il partito laburista tedesco, e pertanto le classi dei possidenti erano disposti a perdonargli qualsiasi cosa
Quando i risultati bellici tedeschi e la crescente ostilità di Hitler nei confronti della Gran Bretagna cominciarono a fare il loro effetto sull’opinione pubblica, una delle conseguenze fu che Hurst and Blackett ripubblicò il Mein Kampf in una veste anti-hitleriana con la spiegazione che ogni provento sarebbe stato devoluto alla Croce Rossa.
Le idee di Mein Kampf viste da Orwell
A questo cambiamento di rotta editoriale Orwell rispose, nella sua recensione, che nonostante fosse stato semplice per Hurt and Blackett manipolare le parole di Mein Kampf in un senso o nell’altro, il loro contenuto non cambiava e restava, dopo venticinque anni dalla scrittura del libro, la base del pensiero di Hitler.
Quando si fa un paragone tra ciò che ha affermato più o meno un anno fa e quindici anni prima, ciò che colpisce è la rigidità della sua mente, il modo in cui la sua visione del mondo non subisce cambiamenti.
Orwell ha le idee chiare riguardo il programma politico hitleriano espresso nel Mein Kampf e sostiene che se potesse essere messo in pratica esso genererebbe
un orrendo impero di follia in cui tutto ciò che accade è la preparazione dei giovani alla guerra e la produzione senza fine di carne da cannone
Si chiede dunque come un tale piano possa aver fatto presa su milioni di tedeschi e come abbiano fatto i governi stranieri – Orwell ce l’ha in primis con quello britannico – ad ignorarne la pericolosità paragonando il Nazionalsocialismo ad una semplice declinazione di conservatorismo.
L’analisi del successo di Hitler
Orwell trova due risposte a questa domanda; la prima è da ricercare nell’attrattiva esercitata dalla persona di Hitler. Per darne una spiegazione, l’autore invita a guardare il volto di Hitler fotografato ai tempi delle prime Sturmabteilung. Orwell lo descrive come
una patetica faccia da cane, il volto di un uomo che soffre intollerabili torti […] Egli è il martire, la vittima, Prometeo incatenato alla roccia […] se affrontasse un topo saprebbe come rendere quest’ultimo un drago
È facile comprendere come il popolo tedesco, ridotto in ginocchio alla fine della prima guerra mondiale, abbia trovato in una tale immagine uno specchio di sé stesso ed una giustificazione alle mostruosità che verranno perpetrate in suo nome.
La seconda risposta che Orwell dà si lega invece al rifiuto della visione edonistica della vita da parte del dittatore tedesco. Nelle pagine di Mein Kampf Hitler dimostra di sapere che l’uomo non desidera soltanto ciò che il pensiero positivista ha creduto essere il massimo della felicità umana – vale a dire igiene, comodità ed assenza di dolore – bensì anche lottare ed auto sacrificarsi a qualcosa come la patria.
È in maniera chiara e quasi cruda che Orwell spiega il successo del nazismo con la sua violenza contro il buon senso e la comodità socialista o capitalista:
Dove il Socialismo, ed il capitalismo in maniera più riluttante, ha detto alle persone «vi offriamo il benessere», Hitler ha detto loro «vi offro guerra, pericolo e morte» ed il risultato è stato che l’intera nazione gli si è gettata ai piedi
Giovanni Marco Ferone
Fonti
Fonti immagini media: www.theguardian.com; www.24horas.cl; www.bergamosera.com
Fonte citazioni: George Orwell, Review of Mein Kampf by Adolf Hitler, From The collected Essays, Journalism and Letters of George Orwell, Volume 2, edited by Sonia Orwell and Ian Angus, 1986