<<Fate il pieno alla vostra automobile, allacciate le cinture e pestate a tavoletta. State per attraversare le strade più pericolose d’America>>
Highway to Hell: un viaggio nel grottesco
Immaginate di percorrere una noiosa e polverosa strada degli States. Il tempo passa e vi accorgete che il Sole sta tramondando troppo velocemente. L’asfalto assume lo stesso colore della pece, la vegetazione morta e le foglie oltre lo spartitraffico. Brividi corrono lungo la schiena, provate un irrefrenabile bisogno di accellerare e in men che non si dica vi ritrovate nel caos. Complimenti, avete appena staccato il vostro biglietto per gli Inferi.
È questo più o meno ciò che si prova leggendo Highway to Hell, una storia che parte come il classico thriller per poi sfociare in un vero e proprio inferno. Ma partiamo con ordine.
Highway to Hell è una miniserie in quattro numeri uscita sulla testata Panini Suspense nel Novembre 2014, ad opera dei nostrani di Italian Job Studio, che vanta nomi del calibro di Francesco Mattina, Giuseppe Camuncoli e Stefano Caselli, quasi tutti artisti che hanno alle spalle collaborazioni coi colossi DC e Marvel.
Rimarrete tuttavia stupiti nel venire a conoscenza che la storia si basa su un racconto ideato da Davide Dileo, meglio noto come Boosta, tastierista e compositore dei Subsonica. E a sceneggiare il tutto Victor Gischel, noto per i suoi lavori con The Punisher, Deadpool e X Men, coadiuvato agli inchiostri da Riccardo Burchielli (Dark Horse Comics) e Francesco Mattina.
Insomma, un team italiano di tutto rispetto in una storia americana che puzza di olio di motore e di sangue, una partenza in quarta che lascia il lettore sbalordito per la furia con la quale si sviluppa la narrazione.
Dal thriller allo splatter
La storia si apre con il “classico – classico” duo di detective alle prese con dei casi di omicidio brutale. Il primo, spregiudicato, irascibile e sessuomane, il secondo zelante e meticoloso.
Quando finalmente le indagini sembrano prendere la piega giusta, la situazione precipita letteralmente in picchiata e succede di tutto. Le atmosfere cominciano a diventare malate e grottesche, senza comunque nascondere un taglio parecchio “serial“, dove flashback e colpi di scena si alternano in maniera perfetta.
In molti magari avranno notato alcuni richiami a The Wire e True Detective, alcune influenze di Tarantino e Rodriguez nelle parti più violente nonchè un’estetica che omaggia Edgar Allan Poe; nonostante ciò, Highway to Hell risulta comunque un fumetto originale soprattutto per la sua imprevedibilità.
E non è da intendere come dei semplici colpi di scena, bensì per alcuni picchi di brutalità e orrore difficilmente immaginabili: una vera e propria caduta libera, che vi farà prendere respiro prima di girare le pagine.
L’editor Nicola Peruzzi ama definirla una storia “primordiale, tribale“, difficilmente vi sono freni inibitori alle emozioni esternate dai personaggi, quasi a chiedersi se le vere bestie sono loro o i centinaia esseri infernali con tentacoli e zanne che affollano le pagine.
Sia chiaro, per quanto Highway to Hell sia effettivamente un treno che corre all’impazzata, non manca di mostrare una struttura narrativa abbastanza interessante, costruita sapientemente con l’utilizzo di rimandi storici e flashback, illustrati in maniera assolutamente magistrale da Francesco “Matt” Mattina.
E a proposito del reparto grafico c’è da spendere anche qualche parolina sull’eccellente lavoro di Riccardo Burchielli, disegnatore della sensazionale serie DMZ, pubblicata dalla Vertigo.
In effetti sarà stato un lavoro non semplice doversi superare dopo la serie scritta da Wood, ma in Highway to Hell, sembra trovarsi a suo agio con le pesanti chine nere e il sangue che scorre a fiumi.
Le espressioni di Brew, i tattoo di Dusker e i bestioni infernali conservano un ottimo dinamismo nonostante le tinte scurissime delle sequenze, che in un certo senso fanno da opposto alle – quasi – maniacali e dettagliate illustrazioni digitali di Mattina. Insomma, flashback nitidissimi e narrazione in itinere sporca e tenebrosa, piccole trovate che fanno apprezzare ancora di più l’opera.
Highway to Hell: un’opera rock!
Parlando di citazioni ed influenze, Highway to Hell è davvero un’opera che in tutto e per tutto fa il filo al vastissimo mondo del Rock.
Lo stesso editor Peruzzi, definisce la stesura di Highway to Hell concepita con una vera e propria punk attitude: <<Sapevamo benissimo dove saremmo arrivati, ma non sapevamo ancora bene dove>>
D’altronde se la storia è di pugno di un musicista, le citazioni musicali non potevano mancare, e forse il rock sarà stato davvero la benzina che ha alimentato i nostri dell’Italian Job Studio, tanto da voler inserire come sottotitoli dei quattro volumi, noti titoli di brani che spaziano dai Motörhead ai Judas Priest.
Pertanto conclusa la lettura dei quattro issues, spegnete la sigaretta, entrate in auto, allacciate le cinture e godetevi il rumore del sangue che piove.
Il giro per l’Inferno sembra non essere finito.
Quei pazzi furiosi dell’Italian Job Studio dicono di avere in serbo altre cose per noi.
Gioacchino D’Antó