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Luca Ronconi e il suo teatro
A due mesi dalla scomparsa di Luca Ronconi consegniamo al Lettore un breve ritratto del regista.
Innovatore del panorama teatrale italiano Ronconi nasce nel marzo del 1933 a Susa, in Tunisia. Formatosi all’Accademia di arte drammatica di Silvio D’Amico è prima attore, poi regista. Sin dagli esordi manifesta una grande libertà dalle logiche di mercato che impongono a registi e produttori di operare una scelta nell’ambito della drammaturgia codificata, delle pieces di grande successo. Non infrequente, dunque, la frequentazione ronconiana di opere minori di autori italiani e stranieri (vedi il caso de Il ventaglio goldoniano).
L’Orlando Furioso
Cifra stilistica del suo lavoro di regista è la presenza di un apparato scenico di grande complessità.
Il suo nome è legato soprattutto al lavoro svolto in collaborazione con Eduardo Sanguineti sull’Orlando Furioso, presentato in occasione del Festival di Spoleto nel 1969, nella cornice della Chiesa di San Nicolò. Centrale nell’allestimento dello spettacolo l’idea della simultaneità e della divisione dello spazio scenico che Ronconi ritiene sia inscritta nel lavoro dell’Ariosto.* Lo spettatore dell’Orlando è, dunque, uno spettatore che si muove agevolmente sulla scena, scegliendo di assistere ad una scena piuttosto che ad un’altra , ricostruendo a posteriori una storia nella storia . Uno spettacolo restituito al singolo spettatore , che è insieme voyer e co-autore. Obiettivo di Ronconi è la realizzazione di «una sorta di spettacolo infinito che sfugga per le sue connotazioni spazio-temporali all’attenzione totale del pubblico» (Longhi, Conversazione con Luca Ronconi).
Quer pasticciaccio brutto…
Dello stesso regista, tra gli altri, il gaddiano Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Momento epifanico dello spettacolo è la scena della caduta di Palazzo degli Or(ror)i oggetto di cure minuziose da parte del regista che adotta qui una soluzione quasi cinematografica. Il palazzo, infatti, crolla accogliendo nei suoi vani i vari personaggi, , ma lo fa con una lentezza che sembra ricordare «l’andamento lieve di una pagina che si sfoglia».
Infinities
Citiamo inoltre Infinities, audace esperimento basato su un trattato matematico di Barrow per la cui realizzazione si rese necessaria la partecipazione di giovani ricercatori del Politecnico. Con esso il regista si propone di portare a teatro il tema dell’infinito e gli interrogativi circa la sua rappresentabilità. L’ambiente scelto da Ronconi per il suo esperimento è un edificio dismesso, quello degli ex laboratori della Scala, la cui fisionomia viene adeguata mirabilmente alle esigenze dello spettacolo.
Cinque spazi, cinque stanze contigue all’interno delle quali vengono rappresentate sequenza diverse della durata di circa quindici minuti. Lo spettatore – e qui Ronconi conferma un modus operandi comune a molta parte della sua produzione – « giocherà in senso temporale o spaziale. Cioè potrà restare nello stesso luogo ad “attendere” la sequenza oppure spostarsi fisicamente. Cambiando, invertendo l’ordine a propria scelta». Ma non è il solo spettatore a muoversi: anche gli attori, dieci, procedono scambiandosi i ruoli. Le cinque scene trattano in sintesi: dell’infinità spaziale; dell’infinità temporale e, dunque, del problema dell’eternità; del doppio con prestiti da Borges; dell’infinito numerico; del viaggio nel tempo.
Ronconi… lirico.
Numerosi anche i lavori alla regia lirica. Un posto di rilievo, nell’ambito della produzione lirica del regista, spetta a Il viaggio a Reims di Rossini la cui partitura è stata fortunosamente ricostruita nel 1977. Nel 1984 Ronconi ne cura l’allestimento per il Rossini Opera Festival di Pesaro con la direzione di Abbado. Un’assoluta novità è rappresentata dalla presenza di maxi-schermi che proiettano negli interni dell’edificio immagini del corteo in onore di Carlo X che sfila negli esterni della città pesarese, o momenti vari dello spettacolo. Un’altra novità risiede nell’uso delle bandiere, che divengono qui strumento indispensabile per il riconoscimento della nazionalità dei numerosi personaggi (18) che, diversamente, risulterebbe ostico.
Ancora una volta Ronconi fa valere il suo spirito di sperimentatore e di grande innovatore.
* «C’è voluta una buona dose di coraggio per rompere certe convenzioni e abitudini teatrali, ma in realtà l’invenzione della simultaneità l’aveva già fatta Ariosto” Aa.Vv. Luca Ronconi,la ricerca di un metodo. »
Fonti: Massarese, I teatri/libro ,ARACNE editrice
Teresa Ferrara