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Ischia e la leggenda tra le rocce
L’isola di Ischia appartiene all’arcipelago campano ed è una delle località maggiormente frequentate durante le lunghe e calde estati napoletane. Luogo balneare e di turismo, l’isola nasconde anche un ricco patrimonio culturale e di leggende misteriose. Si racconta di una storia riguardante la grotta situata a sud-est dell’isola. Una piccola caverna, usata dagli antichi pescatori per cercare rifugio dal mare in tempesta, compare e scompare tra le insenature delle alte pareti rocciose. I vecchi dell’isola raccontano che durante la sosta ad alcuni antichi pescatori era capitato di intravedere un gigante dalla folta barba bianca: si diceva fosse il Mago.
Altre voci giurano ancora oggi di aver visto in lontananza esseri mitologici dalla bellezza divina e dal corpo sinuoso, probabilmente sirene oppure ninfe marine. La Grotta del Mago resta il luogo più stregato di Ischia, sito di misteriosi e ancestrali culti legati alla divinità del sole. Infatti, i primi uomini che esplorarono l’isola rimasero “incantati dalla fosforescenza argentea che faceva scintillare le loro mani, accendendo bagliori diamantini negli spigoli delle rocce, dal suono della marea ampliata dagli echi della caverna, la marea che spingeva dentro all’antro i ciottoli brillanti di sole”.
Sulla costa sud-orientale dell’isola d’Ischia, tra Punta del Lume e Punta Parata, si apre una grotta che, nel corso dei secoli, ha spesso cambiato di nome: Grotta di Terra, Grotta di Bordo, Grotta del Tisichiello, Grotta del Mago, Grotta d’Argento, Grotta del Sole.
Le bella Ischia, nota in tutta Italia anche per la leggenda delle gialle ginestre, venne descritta nel 1588 da Iasolino con queste parole:
Dopo il promontorio delli Cefaglioli segue l’altro detto dell’Aguglia e fra questi due si vede una grotta, o speco grandissimo, e luogo molto orribile, nel quale si può entrare con fragate grosse e possono starvi più vascelli piccioli, fatto credo dalla Natura maravigliosamente.
La Grotta del Mago
Come anticipato prima, la leggenda della Grotta del Mago racconta che i pescatori trovavano rifugio nella piccola insenatura tra le rocce. La chiamavano Grotta del Mago dopo aver intravisto il vecchio canuto seduto tra le gli scogli sporgenti in mezzo al mare. Qualcuno, probabilmente affascinato dalle voci che giravano, tornò nella caverna sperando di incontrare il gigante. La fortuna o il destino, permise ai nuovi visitatori di ascoltare alcune voci misteriose che appartenevano a tre belle fanciulle.
Di solito, dopo la pioggia, in mare si catturano più facilmente i pesci che in branco nuotano tra le rocce. Gli antichi pescatori lo attribuivano all’aiuto del misterioso spirito benevolo. Intorno agli anni ’30 la grotta divenne argomento di dibattito e disputa tra dotti. Esattamente nel 1932 due tedeschi, affascinati dalla grotta, la esplorarono tutta e notarono nella penombra del fondo un piccolo cunicolo, come un taglio nella roccia poi frettolosamente coperto.
L’imbarcazione dei due tedeschi riuscì ad avanzare oltre i massi che ostruivano il passaggio e ciò consentì la scoperta di una nuova grotta, un luogo freddo, abbandonato e senza tempo.
“Attoniti per l’inaspettata scoperta, i violatori del mistero erano soprattutto incantati dalla fosforescenza argentea che faceva scintillare le loro mani in funzione di remi e la chiglia del battellino, accendendo bagliori diamantini negli spigoli delle rocce; ma non riuscirono a stabilire se questa fosforescenza fosse veramente l’unica sorgente luminosa da cui la visibilità derivava”. I due scoprirono anche un altro cunicolo, “in fondo al quale suonava – ampliata dagli echi della caverna – l’onda della marea che sospingeva contro la costa lievemente degradante una piccola massa di ciottoli scintillanti (…)”.
La scoperta indusse il signor Giuseppe Sasso, proprietario dei terreni sovrastanti la caverna, a valorizzare la zona e l’antro scoperto. Dopo aver ottenuto la concessione governativa e aver compiuto alcuni lavori per accedere con più facilità nella nuova grotta, Sasso fece costruire una scala, tagliata nella roccia, “per accedere ad una grande terrazza messa sulla verticale della grotta”, dove poi fu organizzato un servizio di ristorante che attirò l’attenzione degli abitanti, dei giornali e dei turisti.
Luogo di riti e mistero
Luigi Patalano, attirato dal riverbero argenteo della luce sull’acqua, la nominò Grotta d’Argento ricordando la Grotta Azzurra di Capri. Intitolò il suo articolo di presentazione della caverna scritto per il “Corriere d’America” di New York: “La Grotta d’argento a Ischia”.
Durante la villeggiatura a Lacco Ameno, il prof. Mario Puglisi fece numerose visite alla grotta, giungendo alla convinzione che “quella fosse stata, in tempi preistorici, un tempio dedicato al culto solare”.
La grotta di Ischia fu ipotizzata essere opera di mano umana, un tempo luogo di culti magici e riti propiziatori, probabilmente legati al ciclo del sole.
Le ricerche e gli studi di Puglisi furono considerate attendibili quando si prese in considerazione l’idea del fenomeno del bradisismo. La scoperta ebbe eco e risonanza nazionale, tanto nota da giungere in Germania. Qui A. E. Roehrle nel 1936 pubblicò “Eine Sonnenkulstdtte aus vorhistorischer Zeit. Die “Crotta del Mago” auf lschia” (Un luogo destinato al culto del sole dei tempi preistorici: la Grotta del Mago di Ischia). L’opinione del prof. Puglisi fu sostenuta da importanti studiosi come Giovanni Platania ma ostacolata dal dottor Giorgio Buchner sul Bollettino di paletnologia italiana.
Oltre le dispute e le ricerche geologiche, la leggenda della Grotta del Mago ha reso l’isola di Ischia un luogo affascinante e di mistero, degno d’entrare nell’immenso patrimonio dei miti più suggestivi della Campania.
Valentina Labattaglia
Sitografia:
http://www.prontoischia.it/articoli/isola-ischia/manifestazioni-folklore
http://www.isoladischia.net/miti-e-leggende-ischia