La zanzara tigre, immancabile compagna della bella stagione, è uno degli insetti che affollano le nostre città tra maggio ed ottobre per allietare le nostre vacanze estive. La particolarità di questa zanzara sono sicuramente le strisce sull’addome a cui deve il proprio nome e per le quali è facilmente distinguibile. Tuttavia sono caratteristiche di questa specie anche la sua silenziosità, il suo apparato pungitore che le permette di pungere anche attraverso i vestiti e la sua attività diurna.
La pericolosità della zanzara tigre
La pericolosità di questa zanzara è sostanzialmente legata alle molte malattie di cui è veicolo a causa del carico di svariati organismi patogeni e parassiti. Il particolare interesse che ha acquisito di recente quest’insetto è dovuto soprattutto al proliferare del virus Chikungunya di cui è uno dei principali portatori. Tuttavia questo non è il solo virus mortale ad essere recapitato dalla zanzara tigre, per cui si è resa sempre più necessaria l’azione da parte degli enti pubblici per prevenirne la schiusa delle uova e, se possibile, per eliminare gli esemplari in circolazione. Sono infatti da tenere in considerazioni anche quei ceppi virulenti, quali influenze emorragiche e dengue, che in passato hanno falciato migliaia di vite in Europa e che potrebbero trovare nuova diffusione proprio grazie alle zanzare. “Oggi un’epidemia di dengue emorragica simile a quella del 1927/28 potrebbe avere un impatto devastante”, avverte Roberto Romi, dell’Istituto Superiore della Sanità.
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità la zanzara tigre è oggi presente in 9 regioni e 30 province italiane, localizzate soprattutto nella zona nordoccidentale del Paese. Tuttavia, nonostante la sua diffusione, ancora oggi è sottovalutata la sua pericolosità da parte delle istituzioni.
Le origini del male
Sembra che all’origine dell’aumento incontrollato della loro popolazione ci sia stata l’industria dei detersivi a limone. A sostenerlo è Stefano Petrella, esperto del W.W.F. sull’argomento, il quale ha dichiarato che il fastidioso insetto di origine asiatica sarebbe giunto in Italia nascosto in piccole raccolte d’acqua all’interno dei vecchi copertoni imbarcati sui mercantili. Tali copertoni sarebbero alla base dei processi di sintesi che isolano il limonene, una sostanza presente naturalmente nella scorza degli agrumi. Una volta isolata tale sostanza, essa viene poi adoperata per produrre i famosi detersivi all’aroma di limone. La recente riscoperta dei prodotti biologici, sottolinea Petrella, ha favorito l’immissione sul mercato di prodotti che fingono di riscoprire ricette tradizionali, ma che poi sono in realtà lungi dall’essere naturali. Chiediamoci infatti come sia possibile per i mercati scandinavi o inglesi reperire quelle tonnellate di limoni che servono alla produzione dei detersivi, o ancora come sia possibile che la quantità di limoni prodotta in Italia sia tale da sopperire le necessità di quest’industria anche in periodi di carente raccolto. Ebbene la risposta a tutto sono proprio i copertoni. Si grattugia il copertone, lo si distilla ben bene e si ottiene un idrocarburo terpenico, il limonene, che aggiunto a un comune detersivo gli conferisce quel dolce aroma di “limone”. In Italia si importano annualmente, secondo l’Istat, dalle 13 alle 16 milioni di tonnellate di copertoni usati: circa il 4-6% di questi copertoni provengono da aree endemiche della zanzara tigre, principalmente il sud degli Stati Uniti, ma anche Giappone e Taiwan.
Nonostante l’insistenza dell’Istituto Superiore della Sanità, ancora oggi l’importazione dei copertoni non è stata ancora regolamentata.
Insomma, nonostante la conclamata pericolosità, non sembra essere ancora avvertita la necessità di un intervento deciso in favore della prevenzione.
Francesco Orefice