Christopher Nolan impiega cinque anni di lavoro per riuscire a mettere in scena questo thriller dai toni fantascientifici tratto dall’omonimo romanzo, The Prestige, di Christopher Priest.
The Prestige, la trama
Alfred Borden (Christian Bale) e Robert Angier (Hugh Jackman) sono due illusionisti alle prime armi ingaggiati da Cutter (Michael Cane), uno scenografo esperto in illusionismo. Il caso vuole che la moglie di Angier muoia affogata durante uno dei trucchi di magia, probabilmente a causa di un errore di Borden, evento che dà inizio a una battaglia senza mezzi termini tra i due prestigiatori.
Di certo The Prestige è un omaggio alla magia e all’illusione, in quanto gli stessi protagonisti si affrontano in una gara, o piuttosto in una guerra, alla scoperta dei trucchi l’uno dell’altro per poterli utilizzare nel proprio spettacolo, nel mondo delle illusioni “dove le persone sono felici di essere mistificate”.
Ma nonostante colombe che scompaiono, escapologia e finte pistole, nulla ci fa pensare che si tratti di vera magia, anzi i due prestigiatori sono i primi a riportarci alla realtà mostrandoci i segreti dei loro trucchi come se volessero loro stessi salvarci dall’inganno.
Ma c’è un trucco che fa gola ad Angier, il Grande Danton, più di qualsiasi altro… il trasporto umano. Il trucco grazie al quale Borden, entrando in una cassa completamente vuota, riesce ad apparire magicamente in una scatola posta dall’altro lato del palco.
Sebbene la spiegazione più logica sia quella dell’utilizzo di un sosia, Angier non si dà pace, credendo invece che il Professore, nome di scena scelto da Borden, si serva di uno stratagemma ben più complesso.
Inizia quindi una vera caccia al tesoro, completa di diario da decriptare e lontani luoghi da raggiungere. Tesla, ecco la presunta chiave del diario e del trucco di Borden, motivo per il quale Angier si precipiterà in America per domandare a Nikola Tesla (un eccezionale ed eccentrico David Bowie) di costruirgli una macchina per il trasporto umano.
E adesso ci ritroviamo davanti ad un Christopher Nolan che ci serve in un sol colpo tutta la magia che ci aveva nascosto nella prima ora del film. Perché il macchinario funziona ma più che un teletrasporto, parliamo di una duplicazione.
Ma nonostante il vincitore della gara sia un Angier duplicato il trucco che ci stupisce alla fine di The Prestige è quello del suo avversario. Angier infatti aveva ragione in un certo senso, Borden non si serviva di un sosia per il suo spettacolo di magia, il trucco era ben più intrigante.
Di certo non avremmo potuto immaginare che proprio madre natura avrebbe fornito all’illusionista il segreto per raggiungere il successo… perché in effetti Borden si serve di una seconda persona ma parliamo di qualcuno ben più intimo di un semplice sosia.
Ed ecco il trucco! Poiché Fellon, messo in secondo piano fin dall’inizio della pellicola, presentatoci anzi come assistente e manager del prestigiatore, apparentemente muto e conscienzioso, che non poco ci ricorda Bernando, il fedele braccio destro di Zorro, è in realtà il gemello di Borden!
Il regista non si limita a questo colpo di scena a pochi minuti dalla fine del film, in quanto scopriamo fino a che punto il trucco dello scambio fosse stato applicato anche alla realtà per tutto quel tempo. I due gemelli, ossessionati dal desiderio di essere ricordati dal mondo per la loro magia, si sono divisi non solo il palcoscenico ma anche la vita reale, dividendo moglie, amante e figlia, la cui paternità, ora come ora, sembra sia difficile da definire.
Christopher Nolan dirige il film in maniera incredibile servendosi dello stesso espediente dei suoi protagonisti prestigiatori. “Ogni numero di magia è formato da tre atti: la premessa, la svolta, il prestigio”, annuncia Cutter all’inizio della storia.
E il regista struttura infatti The Prestige in tre parti, portandoci da un qualcosa di ordinario, una competizione un po’ morbosa tra due uomini, allo straordinario, l’illusione, la magia e allo stesso tempo la finzione.
Dunque preparatevi per essere stupiti, osservate attentamente e… abracadabra!
Celia Manzi