“Each film is only as good as its villain”
(Roger Ebert)
Villain è un termine inglese ormai entrato nell’uso comune per definire il “cattivo” di una storia o, più precisamente, stando alla definizione fornita dal Random House Webster’s Unabridged Dictionary un “personaggio malevolo che è coinvolto o dedido ad attività immorali o criminali, una canaglia o un individuo che costituisce un importante agente del male all’interno della trama”.
Villain non è dunque un sinonimo di antagonista. Quest’ultimo termine infatti non indica necessariamente un personaggio malvagio o immorale, ma semplicemente colui che si oppone al protagonista: in Monster di Urasawa ad esempio l’ispettore Lunge è un antagonista poichè dà la caccia all’innocente dottor Tenma, ma di certo non è un personaggio negativo. Il villain dunque può ricoprire indistintamente sia il ruolo di protagonista che quello di antagonista, sebbene rivesta più comunemente quest’ultimo.
Il villain è inoltre l’elemento cardine della storia, colui che mette in moto gli avvenimenti ed intorno al quale si sviluppa l’intera trama: la sua presenza è addirittura più importante di quella dell’eroe stesso. Di conseguenza anche la sua caratterizzazione ricopre un ruolo fondamentale nella genersi di un’opera di fantasia, sia essa un film, un romanzo o un fumetto. Quali sono quindi le caratteristiche e le qualità alla base di un cattivo ideale?
I tratti del villain ideale
Il primo discrimine tra un buon villain ed uno mediocre risiede nelle motivazioni. Difficilmente un “cattivo perchè sì”, reso malvagio unicamente per fornire un punto d’inizio alla storia, riesce a riscontrare il favore del pubblico o della critica, soprattutto se detiene un ruolo di primo piano all’interno delle schiere del male (nonostante vi siano ovviamente delle eccezioni). Un buon personaggio (villain, eroe o antieroe che sia) è, innnazitutto, il frutto delle proprie esperienze di vita, degli insegnamenti ricevuti e delle scelte che ha dovuto compiere: i migliori villain sono spesso personaggi dal passato tormentato (Joker in “The Killing Joke“) o animati da buone intenzioni ma privi dello spiccato senso morale che contraddistingue l’eroe (Ozymandias in “Watchmen“). Ovviamente anche un villain animato da scopi egoistici può essere un ottimo personaggio, a patto che essi siano debitamente motivati (Norman Osborn, meglio noto come Goblin, durante il “Dark Reign“).
Essendo portatore di un sistema di valori differente da quello dell’eroe, per poter far valere il proprio punto di vista, un villain ideale deve possedere una buona capacità retorica che gli consenta di rendere tangibile gli ideali e e le motivazioni che lo spingono. Un villain che non possa confrontarsi con l’eroe anche sul piano delle idee ha potenzialità limitate.
Altra caratteristica importante è l’intelligenza, con la quale non si vuole intendere necessariamente un QI che superi di decine di volte la media (anche se il binomio genialità/malvagità, nonostante le innumerevoli riproposizioni, mantiene inalterato il proprio fascino), ma piuttosto la capacità di elaborare piani ed influenzare il corso degli eventi tenendo conto delle possibili reazioni dell’eroe (Magus durante “La Guerra dell’Infinito“). A tale abilità fa da corollario la capacità di adattamento che permette al buon villain di reagire al mutarsi delle condizioni esterne abbandonando lo schema seguito fino a quel momento qualora si rivelasse necessario (Thanos sempre durante “La Guerra dell’Infinito”).
L’ultimo tratto fondamentale è il carisma ossia la capacità di influenzare gli altri personaggi e di concentrare sulla propria persona il loro interesse e quello del pubblico. Non è un caso che molti grandi villain siano rappresentati come leader di potenti organizzazioni o come naturali affabulatori in grado di affascinare i propri interlocutori fino a plagiarli a piacimento (Johan in “Monster“).
Ovviamente un villain ben realizzato può possedere anche altre qualità, come ad esempio la capacità di trasmettere inquietudine o l’abilità nell’uso di sotterfugi ed inganni, ma esse non sono necessarie per la creazione di un villain ideale.
Perfect Villains: un viaggio nel mondo dei cattivi
Con questa breve analisi delle caratteristiche del villain ideale si chiude il primo numero della rubrica “Perfect Villains” che si occuperà di scandagliare il variegato mondo delle opere di fantasia, con particolare attenzione ai fumetti, alla ricerca di personaggi che possano considerarsi come la realizzazione pratica dell’idenkit appena tracciato. E se tra esse compariranno veri e propri capolavori non bisognerà sorprendersi; spesso la qualità di un’opera non è altro che il riflesso del suo villain.
Alessandro Ruffo