Flat Duo Jets, in direzione contraria

Due ragazzi, una chitarra e una batteria, un palco praticamente spoglio, un piccolo amplificatore da dieci watt e una manciata di brani Folk, Blues e Rockabilly suonati con un’energia ed uno stile senza precedenti. Cosa vi aspettereste da questa breve descrizione? Ci riferiamo forse ai The flat duo jet 1White Stripes? O magari ai The Black Keys? Che abbiate pensato alla leggendaria band di Jack White o al duo dell’Ohio, in entrambi i casi, siete fuori strada. Stiamo parlando di una band di cui, con tutta probabilità, non avete mai sentito parlare: i Flat Duo Jets.

Le origini dei Flat Duo Jets

Nati alla fine degli anni ’80 dalla collaborazione fra il chitarrista Dexter Romweber, il batterista Chris “Crow” Smith e il bassista Griz “Tone” Mayer (che lascerà però la band all’inizio degli anni ’90), i Flat Duo Jets sono stati i pionieri della terza ondata del Psychobilly. Tra i più innovativi ed influenti musicisti della fine secolo scorso, il duo di Chapel Hill, Nord Carolina, è finito  tuttavia troppo presto nel dimenticatoio ed è stato riscoperto solo negli ultimi anni proprio grazie al successo di Mr. Jack White e al documentario It Might Get Goud. Il Flat Duo Jets inizia a farsi conoscere in patria con l’EP “In stereo” ( Dolphin 1985), una collezione di classici rockabilly che mette già in mostra il rabbioso talento dell’allora appena diciassettenne Romweber.

C’è spazio anche per il primo brano inedito: la strumentale Theme For Dick Fontaine.

Flat Duo Jets, primo album e il successo

Il successo arriva però all’inizio degli anni 90 ( quando  Mayer aveva ormai  lasciato la band per unirsi ai The Chicken Wire Band) con il primo omonimo long playing: The Flat Duo Jets fu registrato alla fine degli anni 80 in un vecchio garage ma fu pubblicato dalla Dog Gone solo nel 1990. Si tratta ancora di una raccolta di classici riarrangiati in quello stile oscuro ed energetico apprezzato nel precedente in stereo, ma l’inaspettato successo dell’album regala ai Flat Duo Jets il loro primo tour degli States come supporto ad un’altra band leggendaria dell’epoca, i The Cramps. L’influenza dei Cramps è evidente nel successivo album di cover “Go go Harlem Baby” – indimenticabile la loro interpretazione del classico folk  “Frog went courtin’ “ – ma l’anno della svolta è il 1993. I Flat Duo Jets pubblicano “White Trees” il loro primo album composto interamente di brani inediti. Daugther Of The Jungle, Michelle e, sopratutto, White Trees  sono tra i tentatativi di fusion tra il punk, il folk e persino il blues del Delta più riusciti nella storia, e che meglio testimoniano il talento ormai definitivamente esploso di un Romweber ormai capace di separarsi dai consueti classici Rockabilly.

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“In direzione contraria”

Con ben otto album all’attivo, tra cui un un disco dal vivo “Wild Blue Yonder”, l’avventura dei Flat Duo jets termina nel 1999 con il loro nono e ultimo album in studio, “Lucky Eye”, prodotto per la prima volta nella loro carriare da una major, l’Outpost Record. Intraprese le loro rispettive carriere da solista, Dexter Romweber e Chris Smith, dopo un decennio da autentici  protagonisti della scena underground, finiscono lentamente nell’anonimato. Solo nel 2008 il nome dei Flat Duo Jets è finalmente riapparso tra le copertine delle riviste musicali, grazie alla pubblicazione del film-documentario Two Headed Cow. Ma, come già detto, il miglior tributo a questa leggendaria band resta quello di chi, più di tutti, ha sempre ricordato l’importanza che il duo del Nord Carolina ha avuto nella propria carriera: utilizzando le parole di Jack White, i Flat Duo Jet, forse, non hanno avuto il successo che meritavano perché “andavano ostinatamente in direzione contraria”.

Juri Accardo