La letteratura da viaggio – precorritrice delle moderne guide turistiche – è un genere molto importante per lo studio della storia dell’arte italiana, e non solo.
Di origine antica, definita anche la “letteratura dei ciceroni“, si consolida dal XV secolo, ovviamente anche grazie alla stampa, e si diffonde in maniera capillare nelle più importanti città europee tra il Seicento e il Settecento. Impossibile non legare, soprattutto in Italia, questo fenomeno al “Gran Tour”, ai meravigliosi viaggi che gli uomini di cultura intraprendevano percorrendo le grandi capitali italiane, scrivendo meravigliosi taccuini o epistolari ben noti… Chi non ha in mente in questo momento il “Viaggio in Italia” di Goethe? Come lui moltissimi altri autori hanno contribuito a ricreare un quadro delle città italiane ricche di arte e di storia, molto spesso descrivendoci opere d’arte e molte altre cose che purtroppo nel tempo sono andate perse o di cui non si serba più memoria.
Napoli rientra ovviamente a pieno titolo nelle città che andavano visitate almeno una volta nella vita. Districarsi tra le sue meraviglie era ed è davvero complicato perché certamente non è una città da visitare in pochi giorni, visto tutto quello che ha da offrire. Come molte altre città, appunto, disponeva già nei primi secoli dell’età moderna di affascinanti guide che potevano essere utilizzate per capire cosa fosse assolutamente degno di essere visitato e “notato”.
Quali sono le guide più note?
Le guide scritte da uomini colti, molto spesso ecclesiastici, sono numerose: il primo che possiamo citare è sicuramente Pietro de Stefano, autore di un testo edito nel 1560 (“Descrittione dei luoghi sacri della città di Napoli”), seguito nello stesso secolo da Giovan Francesco Araldo , Girolamo Lippomano, Girolamo Ramusio, Giulio Cesare Capaccio, Giovanni Antonio Alvina. Nel corso del Seicento Camillo Tutini, Carlo de Lellis (autore tra l’altro di testi sulle famiglie nobili napoletane), Carlo Celano, creatore di un vero e proprio “decamerone turistico”, in 10 parti, dedicato al papa Innocenzo XII; e ancora Pompeo Sarnelli, autore di una “Guida de’ forestieri curiosi di vedere e d’intendere le cose più notabili della regal città di Napoli e del suo amenissimo distretto”.
Questi autori oltretutto ci danno un affresco eccezionale delle trasformazioni di una città che si innamora completamente del Barocco, tanto da rivestire di stucchi e patine dorate tutte le sue chiese, cancellando o nascondendo le tracce di un passato ben più antico; proprio le chiese infatti occupano una posizione assolutamente preponderante all’interno dei testi, dato il numero spropositato. Ma non mancano ovviamente i riferimenti alla storia, alla successione delle potenze monarchiche che governarono il Mezzogiorno d’Italia, ricostruendo l’evoluzione delle strutture economiche, amministrative, politiche… alla sua più antica fondazione, con tutte le leggende tanto amate dal popolo; e la toponomastica, che risente del dialetto napoletano, e che ci fa comprendere il significato di molti nomi di strade, vicoli, quartieri, palazzi, fontane… Ovviamente molte affermazioni da prendere con le pinze, perché per quanto molto spesso gli autori fossero uomini colti, c’è da dire che le credenze leggendarie e le storie antiche si tramandavano molto spesso senza una vera e accurata ricerca filologica e/o storiografica.
Nel ‘700 la pratica scrittoria delle guide si consolida, arrivando con Gennaro Aspreno Galante nel 1792 ad offrire al visitatore dei libri che sono ovviamente molto spesso espressioni di erudizione più che un vero e proprio soccorso al turista spaesato.
A completarle infatti c’erano molto spesso delle incisioni, veri e propri capolavori della storia dell’arte che davano alle guide stampate anche un certo valore economico, di non poco conto; e a pubblicarle, case editrici come quella di Antonio Bulifon, sita in San Biagio, la storica strada napoletana che ospitava appunto i “librai”.
Affreschi di una città che viveva e vive ancora oggi continue trasformazioni e contributi preziosi alla storia dell’arte, le guide, sparse nelle biblioteche di tutto il mondo, godono ancora oggi di un fascino indiscutibile e ci aiutano, solleticando la nostra curiosità in modo mai banale, a comprendere la storia di Napoli attraverso tutte le sue evoluzioni.
Per chi volesse approfondire, in rete è possibile consultare i testi editi dalla fondazione Memofonte, che si occupa proprio dello studio delle fonti storico-artistiche. Uno strumento indispensabile per gli studiosi del settore, ma anche per semplici amatori che sono “curiosi di intendere le cose più notabili” di Napoli ma anche di molte altre città italiane.
Per un’essenziale e completa bibliografia della letteratura artistica: Julius Schlosser Magnino, La letteratura artistica, Firenze 1996.
Antonella Pisano