WAVES final act: Yakamoto Kotzuga, la gallery

Sono passate tre serate e WAVES si chiude con il giovane veneziano Yakamoto Kotzuga, nome d’arte di Giacomo Mazzuccato; l’ultima onda è arrivata sulla spiaggia di LaCOOLtura, noi abbiamo aperto l’ombrellone e ve la facciamo leggere nel caldo afoso di giugno.

Yakamoto Kotzuga

Scuola conclusa, tempo di scrutini finali

Andata. Insieme al campionato, anche la stagione PROPAGANDA è ormai un capitolo chiuso: tutti a casa, ci si rivede in autunno. Per la compagine clubbing casertana però l’estate sarà felice, promossi e senza alcun debito. L’anno è andato giù come un buon bicchiere di whisky nelle gola secca di un cowboy: partiti a razzo con Jolly Mare si è passati tra le braccia di Domenico Crisci, LOUISAHHH!!!, Slow Magic, Clap Clap e WAVES ad aprire e chiudere la parentesi primaverile nei mesi di aprile e maggio. Del format ne abbiamo già ampiamente parlato qui con i Drink To Me e qui con gli YOUAREHERE; per chi si fosse connesso solo adesso, il progetto era quello di unire una dimensione live – fornita dallo SMAV – con una più clubbing in un discorso sotteso di grande qualità. Ad aggiungersi al pacchetto troviamo Go Dugong che ha acceso le lampadine della terza serata, in un’esplosione d’amore (il riferimento al suo ultimo lavoro “A love explosion” è ovviamente casuale ndr) di tutto rispetto. Insomma, nessun bocciato o rimandato: né fra gli artisti che si sono esibiti, né nell’organizzazione degli eventi o nella location ed, infine, nemmeno fra il pubblico che ha saputo recepire l’offerta e premiarla con affluenza e partecipazione.

Yakamoto Kotzuga: saluti sì, ma a Venezia c’è l’acqua alta…

Yakamoto Kotzuga

A sventolare il fazzoletto bianco di arrivederci c’era Yakamoto Kotzuga e se il nome non vi dice niente o, anzi, vi fa pensare a lande lontane e samurai, allora parte la tirata d’orecchie. Perché Yakamoto Kotzuga, nome d’arte del veneziano Giacomo Mazzuccato, è italianissimo ed è un golden boy dell’elettronica nostrana – anche se, onestamente, a sentirlo si direbbe che non proviene affatto dallo stivale. La sua è un’elettronica raffinata, agrodolce e che guarda all’insegnamento d’oltralpe come commistione di generi e valori musicali in un contesto di maturità che non ti aspetteresti mai da un ragazzo di appena vent’anni. E noi ce lo coccoliamo.

Usually Nowhere, il suo ultimo parto, è lo smarrimento di un giovane. Il modo di vedere il mondo, cupo ma allo stesso tempo energico, tipico di chi ha l’età per fare grandi cose ma spesso si confronta con mancanza di occasioni. Undici tracce scivolano silenziosamente, con maestria e sofferenza nella notte spirituale del 2015: una bella occasione per rivederci tutti, nell’abisso di fragilità e futilità di quest’epoca. Ed infatti è proprio Futile la regina dell’album, quattro minuti e ventidue secondi di suono Apparat-iano ed uso sapiente delle dinamiche armoniche e dei bassi a bilanciamento.
Live è un susseguirsi scatenato di movimenti dinamici, tra “Such a Fragile Flower“, “Permanence” ed “Hermit“, passando per “Cruel“. Le lampadine dello SMAV sembrano spegnersi per sempre, mentre il nostro ingentilisce l’udito con una Fender Stratocaster; ma alla fine tutto si riaccende e siamo di nuovo qui.
Usually here.

A supporto, Bob Vito – sì, il suo ultimo Save Your Own merita – e Conquasso.

La gallery è a cura di Federica de Riso in esclusiva per La COOLtura.

 

Official eve: http://www.facebook.com/events/988395904517330/

 

Alfredo Amedeo Savy