Pollio Felice, sua la villa romana ai Bagni della Regina Giovanna, a Sorrento. Meta turistica tra le più visitate d’Italia, un insieme di storia e mare!
Chi di voi non ha visto almeno una volta nella vita la più grande commedia all’italiana di tutti i tempi? E chi non l’ha vista sicuramente ricorderà la celebre scena in cui Vittorio De Sica interpreta il maresciallo Carotenuto che balla il mambo italiano con la nostra Sophia Loren!
Ecco, è proprio in questo film “Pane, amore, e…” che i due si incontrano segretamente ai cosiddetti “Bagni della Regina Giovanna”, sullo sfondo di una incantevole Sorrento, dove De Sica dedica alla Loren i famosi versi…:
“Dolce sirena che vieni dal mare, lasciati amare, lasciati amare.
Dolce sirena che stai sullo scoglio, voglio te sola, te sola voglio.”
Il sito che percorreremo insieme oggi, è proprio quello dove recitarono i due grandi attori, a Capo di Sorrento, (Comune della città di Napoli), la Villa Romana di Pollio Felice, altre sì detta “I Bagni della Regina Giovanna”.
In questa zona sono notevoli i resti archeologici; in tre diversi punti della costa troviamo tracce di tre ville romane, databili al I-II secolo d.C. La terza villa di questo gruppo, benché ne siano rimasti pochi resti, doveva coincidere con la villa appartenuta a Pollio Felice, illustre esponente di una nobile famiglia di Pozzuoli. In realtà, l’appartenenza a Pollio Felice, durante recenti studi, è stata messa in discussione ipotizzando che appartenesse ad un altro patrizio romano. Il fascino di questo luogo è davvero eccezionale, un perfetto connubio di storia e natura, in una cornice azzurra di uno splendido mare.
Approfondiamo adesso gli aspetti costitutivi di questa villa. L’edificio, certamente a due piani, era strutturato in due file di stanze, un gruppo orientato verso terra e l’altro guardava al mare. Quest’ultimo fatto da cinque stanze, di cui tre sporgenti sulle altre. La Stanza del padrone era naturalmente la più grande, ed era decorata da un mosaico parietale in marmi policromi.
Della villa in questione purtroppo ci restano i ruderi, quelli proprio sugli scogli davanti al cosiddetto “Bagno della Regina Giovanna”.
Ma perché lo chiamano cosi?
La spiegazione è simpatica e curiosa. Questo luogo cosi suggestivo, era proprio il preferito della sovrana di Napoli, Regina Giovanna D’Angiò, che tra il 1371 e il 1435, si recava qui non solo per godersi il meraviglioso paradiso naturale di mare e sole, ma soprattutto per intrattenersi con i suoi giovani amanti…
Ma torniamo alla Villa, quel poco che resta degli stucchi ci fa pensare risalga all’epoca del Regno di Claudio (41 – 54 d.C.); le rovine dell’intero complesso, si stima, siano sparse su di un’area di circa 30.000 mq circa.
Inoltre la villa di Pollio Felice aveva fuzioni e suddivisioni ben precise, infatti si ripartiva in domus e villa a mare. La notevole importanza della domus è testimoniata da resti di mura di sostegno, mentre la villa a mare si situa sulla punta estrema del promontorio, come se fosse un’isola, separato dalla terra attraverso il “Bagno della Regina Giovanna”; esisteva però tra la domus e la villa a mare anche un collegamento costituito da una serie di passaggi. La domus purtroppo è quasi interamente distrutta, della villa a mare invece permangono ancora dei ruderi soddisfacenti per poterla immaginare. Dunque immaginiamo sicuramente ci fosse un giardino con una serie di rampe e terrazze panoramiche. Verso il mare invece supponiamo dovesse esserci una cisterna. La casa a mare occupa l’estremità del promontorio e l’attuale discesa dalla strada provinciale di Massa ricalca, almeno in parte, l’antica via.
Dalla parte del Golfo di Sorrento, invece, il sito era raggiungibile da due punti: uno dal mare aperto ed uno dall’interno del bacino. Verosimilmente in questa parte dove sorgeva il bacino naturale, doveva esserci un meraviglioso terrazzo.
La villa di Pollio Felice, come tante altre di questo genere e in questo territorio, rappresenta un classico esempio di villa romana, per cui vi troviamo l’esaltazione del senso estetico espresso in meravigliosi stucchi, decorazioni parietali e mosaici, che non dovevano soltanto abbellire la casa del padrone ma essere il tratto distintivo del livello di ceto sociale. Tanto ero lo sfoggio di arte e bellezza della villa, tanto più era ricco il padrone. Questa villa, tra l’altro, si pensa fosse nata non tanto quanto residenza vera è propria, ma come una residenza di vacanza, o più sicuramente di lussuria, dove si praticavano ozio, piaceri e vizi di chi l’abitava.
Siamo in territorio napoletano, e non può mancare quindi una curiosissima leggenda che rende questo sito ancora più misterioso e affascinante. La leggenda racconta che allo scoccare della mezzanotte, all’interno della villa, compaiono due spettri, un cavaliere cattivo che insegue una fanciulla in abito bianco che fugge per nascondersi nella villa…a voi la scelta di crederci o no!!
La più degna conclusione di questo percorso tra gli scogli e le rovine romane di Sorrento, non possono che offrircela i famosissimi versi di una bellissima canzone napoletana cantata più volte da Claudio Villa:
“T’alluntane da ‘stu core…da la terra de l’ammore…Tiene ‘o core ‘e nun turnà?
Ma nun me lassà, nun darme sto turmiento!
Torna a Surriento, famme campà!”
(Ti allontani da questo cuore…dalla terra dell’amore…Hai il cuore di non tornare? Ma non mi lasciare, non darmi questo tormento! Torna a Sorrento, Fammi vivere!)
Martina Napolitano
fonti: www.ulyxes.it; www.incampania.com/beniculturali.com ; www.iluoghidelcuore.it/luoghi/na/sorrento/villa–romana–di–pollio–felice;