L’11 giugno 1984 ci lasciava Enrico Berlinguer, segretario del PCI dal 1972 al 1984. Il periodo del suo segretariato corrispose con un decennio di grandi cambiamenti per l’Italia.
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Il contesto: l’Italia post-sessantottina
Prima di approfondire la figura di Berlinguer, occorre delineare il contesto in cui si inserisce il suo segretariato. Gli anni ’70 seguirono direttamente l’onda del “Sessantotto“, probabilmente l’evento post-bellico più mitizzato di tutti, ma, per l’appunto, mero mito, agitazione sociale piena di venature utopistiche e priva di una reale pars costruens. Anzi, quando emersero richieste concrete, esse assunsero la forma di un movimento estremista di stampo marxista. Nacque così una sinistra extraparlamentare e decisamente improntata alla violenza, frutto di uno scollamento dalla società italiana. Il fenomeno più evidente e famoso emerso da questo ambiente fu la nascita delle Brigate Rosse.
L’altra conseguenza del Sessantotto fu il ritorno dell’attivismo di classe: oltre alle proteste studentesche simbolo del Sessantotto, ci furono anche quelle dei sindacati. Gli obiettivi dei lavoratori, però, divergevano rispetto a quelli dei giovani: una volta che i primi ottennero un maggiore potere contrattuale, la convergenza fra studenti ed operai finì. Il boom economico, che era iniziato nel periodo post-bellico, si avviò alla fine anche a causa della nuova pressione salariale, uno dei fattori, sebbene non l’unico, della forte inflazione che si ebbe nei primi anni settanta.
Le prime azioni terroristiche delle Brigate Rosse, unite alla repressione poliziesca e al terrorismo di destra segnarono il ritorno alla forte radicalizzazione ideologica della fine degli anni ’40.
Il segretariato di Berlinguer
L’aria in Italia era quindi diventata “pesante”. La strategia della tensione spaventò non poco la Sinistra italiana, che spinse Berlinguer a proporre un “compromesso storico” fra PCI, PSI e DC. Tale strategia fu accolta con favore dalla popolazione italiana, tant’è che il PCI crebbe nelle seguenti elezioni amministrative e regionali, raggiungendo circa il 33% dei voti nel 1975. Le elezioni politiche del 1976, segnate dal terrorismo nero e di sinistra e dall’acuirsi della crisi economica portarono al governo di “solidarietà nazionale“.
Il ruolo del PCI nelle trasformazioni dell’Italia degli anni settanta non fu affatto indifferente. Diverse riforme sociali furono attuate in questo periodo, fra cui leggi sull’equo canone e sull’edilizia popolare, la pianificazione urbana, la riforma sanitaria, la riforma della Rai, la legge sul divorzio e la riforma del diritto di famiglia.
Il governo di “solidarietà nazionale” ebbe fine con il delitto Moro, nel 1978, evento che segnò la nascita del famigerato Pentapartito, vale a dire l’alleanza fra DC, PSI, PRI, PSDI e PLI, con un ruolo di primo piano assunto dal Partito Socialista allora guidato da un emergente Bettino Craxi.
La morte e il lascito
Alla morte di Berlinguer, nel 1984, il PCI iniziò la sua parabola discendente. Essa non fu provocata unicamente dalla scomparsa del segretario, ma anche dalle trasformazioni che aveva vissuto in Italia: il ceto medio legato alla nascita di piccole e medie imprese nel corso degli anni settanta, a seguito della crisi della grande industria, non si riconosceva nelle ideologie tradizionali. Il serbatoio tradizionale dei voti del PCI si ridusse.
Gli anni ottanta furono caratterizzati da un’ondata liberista, legata ad un forte individualismo e consumismo. Il PCI, ancorato alle sue lontane radici sovietiche, che non era riuscito a riformare del tutto, rimase tagliato fuori dalla competizione parlamentare, non potendo più cogliere l’occasione di nuove eventuali alleanze, come avvenuto col governo di solidarietà nazionale. A questo si aggiunse il ritorno della guerra fredda durante la presidenza Reagan.
Il più grande ciclo riformatore italiano dal dopoguerra, vale a dire quello degli anni settanta, ebbe così fine. Gli anni ottanta videro la mancanza di alternanza parlamentare, a causa dell’alleanza chiusa fra DC e PSI, e il progressivo smantellamento del Welfare state.
Nelle elezioni europee del 1984 il PCI superò, per la prima ed unica volta nella sua storia, la DC, sei giorni dopo la morte di Berlinguer. A questo grande risultato seguì il ridimensionamento della sinistra comunista, fino alla sua trasformazione, a seguito della caduta del muro di Berlino, in PDS.
Il vuoto di una figura carismatica come Berlinguer nella sinistra italiana si fa ancora sentire, poiché, ad ora, l’unico leader dell’area politica di Centrosinistra che abbia mai traghettato la sua coalizione alla vittoria nelle elezioni politiche, vale a dire Prodi, è figlio della cultura democristiana, e non di quella comunista, che appare ormai sterile e incapace di partorire un nuovo Berlinguer.
Per approfondire: Barbagallo, F., Enrico Berlinguer, Carocci, 2014
Davide Esposito