Dopo lo strepitoso successo ottenuto dalla trasposizione cinematografica dell’opera di Mario Puzo, prima nel 1972 con Il Padrino e poi nel 1974 con Il Padrino – Parte II, Francis Ford Coppola regala l’ennesimo capolavoro della storia del cinema: Apocalypse Now, uscito nelle sale americane nel 1979.
Apocalypse Now è uno di quei film che rimangono a lungo nella mente e che segnano nel profondo lo spettatore. Uno di quei film che, spesso, vengono associati ad un intero genere cinematografico perché ritenuti l’esempio più rappresentativo. Nello specifico, quando si pensa a pellicole che raccontano vicende belliche, è davvero difficile non ricordare la storia del capitano Willard e del colonnello Kurtz.
Il sesto lungometraggio firmato dal cineasta di origini italiane è, da molti, considerato il miglior film di guerra. Ma sarà veramente così?
La trama
This is the end, beautiful friend. This is the end, my only friend… the end.
La pellicola si apre sulle note di The End, cantata da Jim Morrison. Ci troviamo a Saigon, la più grande città vietnamita, nel 1969. Il capitano Willard (Martin Sheen) riceve dai suoi superiori – il generale Corman e il colonnello Lucas – l’ordine di localizzare ed “eliminare definitivamente” il colonnello Kurtz (Marlon Brando), un disertore che sta conducendo, alla testa di un gruppo di indigeni che lo adorano come un dio, una guerra personale contro i Vietcong.
Willard risale il fiume Nung su un battello con un pugno di uomini: il suo viaggio è una discesa nell’inferno della guerra, tra carneficine, droga e violenza, mentre intorno a lui la follia della guerra si fa sempre più vivida. Arrivati in Cambogia, la spedizione viene massacrata dagli indigeni: Willard, unico superstite, viene catturato e condotto alla presenza di Kurtz.
Il cast
Per il personaggio di Willard, il regista aveva pensato in un primo momento a Steve McQueen. Dopo il suo rifiuto, era stato poi ingaggiato Harvey Keitel che, però, venne licenziato dopo appena due settimane di riprese. Il ruolo toccò infine a Martin Sheen che si fece notare pochi anni prima nel film per la TV The Execution of Private Slovik. Nelle vesti di Kurtz era stato visionato Jack Nicholson ma la scelta della produzione ricadde, poi, su Marlon Brando.
Dai tempi di don Vito Corleone, l’attore era ingrassato notevolmente e pretese di essere inquadrato solamente in penombra (le foto che compaiono nel dossier provengono da Riflessi in un occhio d’oro del 1967). I problemi sorti durante la lavorazione furono diversi. L’attore minacciò continuamente di ritirarsi – nonostante avesse preteso un anticipo di un milione di dollari – e improvvisò tutte le proprie battute, tagliando intere parti di copione da lui ritenute non adatte. Nonostante le diverse vicissitudini e il minutaggio piuttosto ridotto sulla scena, l’ombra del colonnello Kurtz aleggia per tutta l’opera, risultando una delle migliori interpretazioni della stella hollywoodiana.
Nella pellicola troviamo anche un giovanissimo Harrison Ford, in una fugace apparizione nelle prime sequenze. Indimenticabile il folle personaggio interpretato da Robert Duvall, il tenente colonnello William Kilgore, che ordina ai suoi di cominciare a surfare sulle onde della costa nonostante l’attacco ai Vietcong e la loro reazione tutt’altro che pacifica. Completano il cast il già celebre Dennis Hopper e l’ancora sconosciuto Laurence Fishburne.
Apocalypse Now: un capolavoro
L’eccezionale realismo della pellicola è, certamente, uno dei punti forti dell’intero lavoro. Al Festival di Cannes nel quale conquistò la Palma d’oro per Apocalypse Now, Coppola dichiarò: “Il mio non è un film di intrattenimento. E non è un film sul Vietnam. È il Vietnam. È com’era davvero. Era pazzesco”. I riconoscimenti incassati furono numerosi, fra i tanti: le due statuette assegnate dall’Academy sulle otto nomination ricevute. Gli Oscar vennero conquistati per il miglior sonoro (premiati Mark Berger, Nathan Boxer, Walter Murch e Richard Beggs) e per la miglior fotografia. Ritirò quest’ultimo premio l’italiano Vittorio Storaro, che in futuro trionferà nella stessa categoria anche per Red e L’ultimo imperatore.
Che Apocalypse Now sia un capolavoro è risaputo, sia critica che pubblico hanno pienamente riconosciuto l’enorme valore del film. Giudicarlo, però, il migliore in quanto a pellicole di genere bellico è quantomeno azzardato. Azzardato perché la scelta sarebbe troppo soggettiva. Sarebbe da confrontarlo innanzitutto con lo splendido Full Metal Jacket firmato Stanley Kubrick che tanti altri definiscono il più riuscito in questo genere. Poi con pellicole che sembrano, però, partire con qualcosa in meno come Bastardi senza gloria, Platoon o Ran.
In conclusione, certamente, Apocalypse Now è un film da vedere e rivedere. Una pellicola che tutti dovrebbero visionare almeno una volta nella vita. Un pezzo di storia del cinema – e non solo – che nessuno dovrebbe perdere.
Luca Cerbone