Perché le mani raggrinziscono in acqua? Le rughe che si formano dopo una prolungata permanenza in acqua sono il risultato di un adattamento evolutivo
In natura l’evoluzione dei caratteri morfologici, strutturali e comportamentali avviene in funzione ed in misura del vantaggio che essi possono recare all’individuo in cui compaiono. Se infatti questi risultano essere una miglioria, l’organismo ne gioverà in termini di fitness, parametro che misura il successo riproduttivo. L’ambiente, tramite questo meccanismo seleziona quelle strutture e quei tratti positivi e ne permette la diffusione nelle popolazioni, tracciando così la strada dell’evoluzione.
La morfologia della maggior parte delle strutture e i meccanismi di certi caratteri comportamentali è quindi spiegabile como prodotto di mutamenti finalizzati a migliorare le capacità di sopravvivenza degli individui ed aumentarne le possibilità riproduttive. Poche strutture appaiono quindi senza un significato evolutivo.
Mani : perché a mollo raggrinziscono?
L’evoluzione della morfostruttura umana è oggetto di indagine e di studio praticamente da sempre. L’uomo è sempre stato curioso di scoprire il perché che c’è dietro le cose, e poco alla volta, come se fossero pezzi di un puzzle, ha analizzato se stesso, parte per parte, riuscendo a capire i motivi dietro tratti e comportamenti all’apparenza inspiegabili.
Uno di questi caratteri riguarda le nostre mani, strutture tra le più complesse mai apparse in natura: a tutti sarà capitato di rimanere in ammollo diverso tempo in acqua e di notare, successivamente, che la pelle in corrispondenza delle dita è tutta raggrinzita.
Anche dietro questo curioso fenomeno ci sarebbe la “mano dell’evoluzione”: le rughe che si formano dopo una prolungata permanenza in acqua sulle mani (e sui piedi) sono il risultato di un adattamento evolutivo, finalizzato a migliorare la nostra presa quando siamo immersi in un mezzo liquido, permettendoci di afferrare gli oggetti più saldamente.
Un adattamento evolutivo delle nostre mani
L’esperimento volto a dimostrare l’ipotesi che le rughe sulle dita delle mani sono il risultato di un adattamento evolutivo ha coinvolto diversi volontari, ai quali è stato chiesto di afferrare delle biglie immerse in una bacinella piena d’acqua e di farle passare per una fessura stretta, depositandole infine in un altro contenitore.
La prova aveva come scopo dimostrare la capacità di maneggiare piccoli oggetti. Attraverso questo esercizio è stato possibile constatare che quando sulle mani dei partecipanti erano comparse le pieghe, essi riuscivano a completare il compito datogli dai ricercatori in maniera più rapida ed efficiente.
La correlazione è stata dimostrata efficacemente per gli oggetti immersi in acqua, mentre questo tratto sembrerebbe non conferire alcun vantaggio nella presa esercitata su oggetti asciutti. Quando il dito preme su una superficie compatta, l’acqua scivola via dai solchi, offrendo una maggiore superficie di contatto.
Nel corso della storia evolutiva sono numerosi i casi in cui l’aumento di una superficie mantenendo un volume strutturale costante si è dimostrato un adattamento evolutivo assai vantaggioso (basti pensare all’evoluzione dell’organizzazione interna di animali come le spugne).
Pieghe sulle mani: dipendono dall’osmosi e dal sistema nervoso.
L’avvizzimento della pelle delle mani è controllata dal nostro sistema nervoso, ed è un fenomeno reversibile. Quando rimaniamo immersi in acqua la pelle si gonfia d’acqua a causa della pressione osmotica. L’osmosi è un fenomeno che consiste nel flusso netto che si crea quando delle molecole passano attraverso una membrana semipermeabile a causa di un gradiente di concentrazione: la membrana in questo caso è rappresentata dalla pelle delle nostre mani, e la concentrazione di fluido è assai minore nel nostro corpo rispetto al mezzo liquido in cui siamo immersi quando avviene questo processo. La costrizione che si innesca nei vasi sanguigni aumenta ancora di più il gradiente.
Lo strato più esterno di pelle è detto strato corneo. Esso è costituito da cheratina, una proteina che reagisce legandosi alle molecole d’acqua. Lo strato corneo, in seguito all’assorbimento d’acqua permesso dalla cheratina diventa più espanso, aumentando così il rapporto superficie/volume.
Il fenomeno è particolarmente appariscente in corrispondenza delle mani e dei piedi in quanto queste parti del corpo presentano più cheratina.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Stephen Jay Gould – Bravo brontosauro Riflessioni di storia naturale – Feltrinelli
John Kotz , Paul jr Treichel , Grabiela C. Weaver – Chimica – Edises
Sitografia
http://scienze.fanpage.it/perche-le-dita-in-acqua-si-raggrinziscono/