L’enfance est terminée, chevalier, et tu vas me manquer
Sta ottenendo sempre una maggiore diffusione negli ultimi decenni un tipo di scrittura che ha preso nome di “Migrant literature”, basata sul racconto di esperienze di vita e culturali di persone o gruppi che hanno affrontato la necessità della migrazione.
Wajdi Mouawad, scrittore e drammaturgo nato in Libano nel 1968 e naturalizzato canadese, è diventato una figura sempre più importante in tale ambito, all’interno della letteratura francofona.
L’opera che su cui ci soffermeremo, “Littoral”, (1999), fa parte di una tetralogia ideale di pièce teatrali il cui tema è proprio la ricerca delle proprie radici, passando attraverso l’identità familiare, nel nostro caso relativamente alla figura paterna.
Le radici di Wilfrid
La prima parte della storia del protagonista si svolge in una sequenza di nonsense e di elementi surreali che offrono un contorno comico all’evento tragico che innesca l’azione della pièce: durante un amplesso infatti, Wilfrid riceve una sbrigativa telefonata che lo avvisa della morte del padre, per tutta la sua vita presente solo nell’assenza.
Rimasto quindi orfano, durante un breve concilio familiare, egli esprime la volontà di voler inumare personalmente i resti del genitore nel suo paese d’origine, come pegno verso le radici paterne. Nonostante la disapprovazione dei parenti, che vedono nel padre un assassino per aver permesso alla madre di Wilfrid di tenere il bambino nonostante fosse troppo fragile per sostenere il parto, il protagonista parte verso il paese natale, accompagnato dal suo invisibile “genio” personale infantile, il cavaliere Guiromelan.
All’arrivo nel paese, lo stile subisce una brusca variazione, lasciando presagire una realtà totalmente diversa da quella del paese di partenza (notare che qualsiasi riferimento storico o geografico è volutamente omesso).
Wilfrid e la salma intraprendono infatti un peregrinare attraverso vari paesini dell’entroterra, partendo da quello in cui il padre era nato, osservando la miseria lasciata dalla recente guerra civile, e ascoltando le voci di quanti hanno perso i propri cari pagando un prezzo altissimo. Alla ricerca di un cimitero in cui seppellirlo, scopre con sgomento che sono oramai tutti colmi a causa dell’enorme numero di morti durante il conflitto.
Con l’incontro con vari autoctoni, come Simone e Joséphine, ognuno alle prese con il proprio dolore personale per la perdita dei cari o dell’amato, Wilfrid è convinto infine a raggiungere il litorale e di affidare il corpo del padre alle cure del mare.
Tuttavia il fantasma paterno, che si manifesta all’interno della pièce, si oppone alla decisione, avendo timore di essere consegnato all’incostanza dei flutti, preferendo rimanere ben saldo in un unico luogo. Ed è così che Joséphine consegna, seguita dagli altri, il tesoro che portava sempre con sé: dei grandi sacchi contenenti i nomi di tutte le vittime della guerra civile, raccolti proprio per scongiurare la malattia dell’oubli, del dimenticare gli orrori subiti. Saranno proprio questi sacchi, infatti, ad assicurare al padre un posto saldo e ancorato nelle profondità marine, dove poter passare l’eternità. La pièce si conclude così, dopo che Guiromelan si è congedato da Wilfrid, che reputa oramai conclusa la sua infanzia, e l’inizio delle sue responsabilità nel mondo.
Tematiche e stile
L’opera si presenta assai variegata dal punto di vista stilistico. Come si è detto, in seguito ad un’apertura caratterizzata toni farseschi, nonsense, giochi linguistici ed elementi surreali e paradossali, essa assume per la gran parte un tono più lirico e concentrato, pur non disdegnando momenti in cui il linguaggio si fa elevato ed evocativo, a volte invece brutale e grottesco, volendo rendere con la massima efficacia possibile nel primo caso i sentimenti e le sofferenze di quanti hanno subito la guerra, nel secondo il racconto degli orrori della stessa.
Fondamentale è il tema dell’enracinement (del piantare radici). La ricerca di queste radici nell’opera passa attraverso varie fasi di consapevolezza sempre maggiore: da un inizio in cui Wilfrid è totalmente all’oscuro della personalità del padre, ed è portato a dare ascolto alle calunnie dei parenti, attraverso varie visioni egli scopre quanto invece fosse stato grande l’amore dei suoi genitori, e di come la scelta di tenere il bambino fosse appartenuta del tutto alla madre, Jeanne, al contrario accettata con grande sofferenza dal padre. Alla fine la redenzione dell’uomo è totale, pur non sciogliendo tutti i dubbi sulla sua figura. In ogni caso, la funzione del ricordo sta alla base di tutto: elemento puramente mentale, all’interno dell’opera esso innescato da alcuni elementi fisici, che fungono da memory trigger: su tutti, le migliaia di nomi degli abitanti dei villaggi strappati dagli elenchi telefonici, testimonianza fisica, ingombrante e durevole dell’esistenza di quanti invece sono stati spazzati via, annichiliti, dalla guerra civile, sfuggendo alla triste sorte dell’essere dimenticati e taciuti.
Daniele Laino
Bibiliografia: Mouawad W., Littorale, Leméac, Montréal, 1999, ed. “Actes Sud-Radici”