Una statua di Minerva dalle dimensioni colossali è stata rinvenuta intorno ai primi di luglio 2015 nei pressi di Castro, in provincia di Lecce, da una squadra di archeologi capitanata da Amedeo Galati . Qui gli scavi stanno proseguendo da ben sei anni e stanno arricchendo il Museo Archeologico che si trova nel vicino Castello Aragonese.
Questa scoperta però, potrebbe cambiare la storia e la letteratura: la statua colossale potrebbe essere la statua di Minerva della quale parla Virgilio nel libro terzo dell’Eneide.
La statua di Minerva: il suo busto
La prima cosa ad essere rinvenuta è stato il busto della statua. Una prima analisi lascia intendere che si tratti proprio della statua di Minerva citata da Virgilio, infatti è stata datata IV sec. a.C. circa. Non bisogna però saltare a conclusioni affrettate: il gonnellino corto potrebbe essere indice del fatto che possa trattarsi di una statua di Artemide. La statua purtroppo è acefala, dunque non ci sono tratti del volto che possano suggerire di quale dea si tratti.
Ora si continua a scavare, perché Virgilio parlava di una Rocca col tempio di Minerva, dunque in quella zona è probabile che verranno ritrovate tracce anche del tempio, oltre ad altre parti della Statua di Minerva. A sostegno della tesi che lì si possa trovare il tempio di Minerva non c’è solo Virgilio: infatti anche gli scritti di Varrone e di Dionigi di Alicarnasso sostengono che in quel luogo si trovasse un tempio di Minerva.
Una veloce analisi visiva potrebbe essere questa: la scultura è un busto femminile, perché sono risaltate le curvature dei seni; è mutila degli arti e della testa, e le sue dimensioni sono quattro volte più grandi di quelle di un essere umano.
La scoperta della mano e del braccio
Qualche giorno dopo la scoperta del busto della statua di Minerva, è stata portata alla luce una mano, quella sinistra. La mano sembra essere compatibile con la statua per le sue proporzioni, ed è mutila delle falangi.
Caratteristica interessante del palmo di quella mano è una linea che in chiromanzia si chiama Linea Simiana. Una mano dotata di Linea Simiana non possiede due linee differenziate, quella del cuore e quella della mente, ma ne possiede solo una, come se le due linee corrispondessero fondendosi in un’unica linea. Altro ritrovamento importante è stato quello del braccio destro, che però è compatibile solo in parte con la statua.
Dopo sei anni di lavori di scavo, la fatica degli archeologi è stata premiata. Questi ritrovamenti stanno incoraggiando in maniera notevole questo loro lavoro, che durerà fino alla fine di luglio per poi riprendere a settembre. Si spera di trovare, se non ogni singola parte della statua, almeno la testa; ritrovare la testa significherebbe avere conferma del fatto che quella costa è stato il mitico approdo di Enea. Dunque di questa cosa sarebbe felice Virgilio e sarebbe felice il sindaco di Castro, che qualche anno fa voleva ridare a Castro il suo antico nome di Castrum Minervae.
Luigi De Maria