“Provvidenza, buona speranza” è una fiaba napoletana raccontata da Matilde Serao: il rapporto tra un mendico e i bambini della città fa sognare ancora…
Napoli è una città colorata, ricca di arte, storia, ma anche di leggende e fiabe. Matilde Serao, scrittrice e giornalista italiana (1856 – 1927), nel suo libro “Leggende napoletane” fa un omaggio a Napoli e alla sua gente, raccontando antiche fiabe al confine tra il vero e il fantastico.
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La fiaba di Provvidenza, buona speranza
Matilde Serao ci racconta che a Napoli passava per le strade un mendicante dall’aspetto singolare. Egli infatti non era vecchio e curvo; anzi, non aveva nemmeno un capello bianco, era molto alto e indossava vestiti neri:
L’uomo lungo e magro non era molto vecchio, poiché aveva tutti i capelli neri senza un filo bianco e gli occhi suoi, bruni come il carbone, brillavano come quelli di un giovanetto […]Egli era vestito sempre di nero, con certi pantaloni lucidi dal grande uso, troppo corti sul piede, lasciando scoperti gli scarponi di cuoio grosso e le calze bucate; aveva un lungo soprabito, le cui falde svolazzavano, che gli si adattava male alla vita, alle spalle, al collo, di cui il primo bottone era sempre ficcato nel secondo occhiello e così di seguito. Portava al collo come cravatta un fazzoletto bianco; in testa un cappellaccio, rosso dalla vergogna, tutto ammaccature e sassate, in mano un bastone nodoso, dal pomo grosso come quello di un capo-tamburo.”
Nessuno sapeva com’era giunto nella città partenopea e perché era ridotto ad essere un mendicante. Quest’uomo, però, non chiedeva l’elemosina come tutti, ma in un modo speciale: si recava sotto le case dei bambini buoni e a gran voce diceva «Provvidenza, buona speranza !». A quelle parole così piene di fede, tutti gli lasciavano qualcosa; solo gli egoisti dal cuore di pietra lo ignoravano:
L’uomo si fermava a tutte le porte, si fermava sotto tutti i balconi e metteva fuori il suo grido, aspettava un momento, poi andava via. Egli conosceva tutte le case dove erano bambini e, arrestandosi lì sotto, gridava con la sua voce stridula: Provvidenza! Allora il bambino veniva, salutava l’uomo e gli dava un soldetto, o un frutto, o un pezzo di pane. Egli conosceva bensì tutte le case dove non erano bambini e vi si fermava sotto, gridando: Buona speranza! La sua voce suonava come un augurio e tutti coloro che hanno il desiderio vano pei figli, tutti coloro che li aspettano, tutti coloro che amano i bimbi, davan l’elemosina al mendico. Solo i cuori duri, quelli che sono egoisti, che non hanno mai voluto bene ad alcuno, non gli davano nulla; il mendico ne conosceva le case e non vi si fermava.”
Le parole del mendico risuonavano sempre per le strade e davano davvero speranza a chi era stanco della propria vita:
Lo si udiva nelle cantine profonde, dalle soffitte altissime, dai giardini, dalle terrazze: il suo grido metteva allegria. Il povero ammalato che, confitto nel letto, guarda volare le mosche, conta i fiorami delle pareti ed i travicelli del tetto, sentiva volentieri quelle parole che dalla via pareva gli dessero promessa di una pronta guarigione: Provvidenza, buona speranza! L’operaio che nella sua bottega, nei calori soffocanti dell’estate suda a tirare la sega su e giù, si rialza più vigoroso, quasi animato da una vaga fiducia che il lavoro diventasse meno duro, il padrone meno esigente ed il pane meno caro: Provvidenza, buona speranza! La madre solitaria che di notte agucchia presso il tavolino, al lume temperato di una lampada e pensa al figliuolo marinaio, imbarcato su una nave che viaggia nei lontani mari del Giappone, e trema al soffio del vento, e ha gli occhi pieni di lagrime allo scroscio della pioggia, sorrideva a quella voce che nell’ombra le diceva sperare: Provvidenza, buona speranza!”
Dato che non si conosceva il suo nome, si finì per indicarlo proprio con le sue parole: quando passava lo si chiamava “Provvidenza, buona speranza”.
Il “signor Provvidenza” e i bambini
Il “signor Provvidenza” aveva un rapporto molto speciale con i bambini, era lieto di stare con loro, di farli giocare e di vederli sorridere. Sapeva com’erano fatti i bimbi di ogni quartiere:
Ma il mendico singolare che non parlava mai d’elemosina, s’intratteneva volentieri coi bimbi di Napoli, ne conosceva dappertutto, ne sapeva i nomi e talvolta anche i piccoli segreti. Nella strada di Santa Lucia dove i bimbi sono bruni, magri e nervosi e rassomigliano ai pesciolini svelti del mare, egli si fermava a guardare i tonfi che essi fanno nel mare, animandoli con la voce, agitando il bastone, eccitando i più bravi, applaudendo ai salti migliori: i bimbi salivano a ridere con lui, soffregandosi alle sue lunghe gambe, mentre a lui un riso bonario spianava le rughe e rischiarava il volto. Nei quartieri nobili di Chiaia, di Toledo, della Riviera, egli guardava lungamente i bimbi vestiti di velluto e di trine, coi riccioli ben pettinati, gli stivalini nuovi fiammanti, le manine inguantate, i bimbi che vanno a passeggiare in carrozza o guidati dalla mamma: i bei bimbi non avevano paura né ribrezzo del mendico e talvolta gli davano un confetto o un pezzettino di cioccolato che egli, che nessuno aveva mai veduto a mangiarne, divorava con una letizia sorridente, col capo riverso indietro, con gli occhi lucidi di contentezza. Nei quartieri bassi del Pendino e del Mercato, dove i bambini sono pallidi e malaticci pel cibo di frutta acerbe, egli, di nascosto, dava loro dei soldetti e fuggiva via con le sue lunghe gambe, gridando ed agitando il bastone. […] Provvidenza, buona speranza, andava al mattino ed al pomeriggio sulla porta delle scuole a vedere i bambini che vanno o escono dalla scuola; negli otto giorni di ogni anno in cui l’ospizio dell’Annunziata è aperto al pubblico, il mendico passeggiava gravemente nelle sale mirando i trovatelli, parlando loro, baciucchiandoli, palleggiandoli e canticchiando loro misteriose canzoni. Era singolare come il mendico intendesse il linguaggio fatto a balbettìi dei piccini piccini e le domande incoerenti dei più grandetti ed i bimbi comprendevano lui che non era compreso dagli uomini.”
La scomparsa di “Provvidenza, buona speranza”
Un giorno “Provvidenza, buona speranza” scomparve. C’è chi dice di averlo visto piangere alle porte della città e chi dice che in realtà fosse un medico di un paese lontano:
Un ortolano di Capodimonte narrò di averlo visto, nella notte, sopra un masso, disperarsi, salutare, mandar baci alla città immersa nel sonno […].Fu detto poi che Provvidenza, buona speranza era un grande medico di un paese lontano come la Svezia, Norvegia o la Danimarca, che si fosse fatto amare dall’unica figliuola del re, l’avesse sposata segretamente e ne avesse avuto un bellissimo bambino – che il re, saputo il fatto, fosse montato in una grande collera, avesse esiliato per sempre il medico, carcerata la figliuola in un appartamento e messo a balia il bimbo – che il re vecchio, morto, il medico fosse chiamato accanto al re nuovo, suo cognato, a prendere il suo posto a corte presso la moglie ed il figlio.”
Una vera storia dalla Bulgaria
La storia napoletana di “Provvidenza, buona speranza” ha molte somiglianze con una storia vera che viene dalla Bulgaria, dove vive il “mendico dei bambini”, Dobri Dobrev, è un vecchietto nullatenente di 100 anni, che vive in Bulgaria, in un villaggio distante pochi chilometri da Sofia. “Nonno Dobri” non è sempre stato povero, ma anni fa decise di donare tutti i suoi averi alla Chiesa e ai poveri.
Ha chiesto per anni soldi ai passanti, arrivando a raccogliere oltre 40 mila euro, che ha devoluto in beneficenza per il pagamento delle bollette di acqua e elettricità di un orfanotrofio. Un giorno qualcuno dovrà spiegare a quei bambini come l’infinita bontà di un vecchietto nullatenente abbia permesso all’orfanotrofio di poter dare il minimo necessario ai suoi piccoli ospiti. Dobri Dobrev ha raccolto anche moltissimi altri soldi per il restauro di monasteri e donazioni alla Chiesa, e questo mostra chiaramente il significato di “Provvidenza” (la mano di Dio che aiuta chi ha buone intenzioni, persino chi di suo non ha nulla!).
È bello pensare che le fiabe possano diventare realtà. A Napoli, quando si parla di “Provvidenza, buona speranza” tutti i cuori si accendono nella fede:
In Napoli, fra le madri ed i figliuoli, fra i bimbi ed i popolani, è rimasta tradizionale la figura di Provvidenza, buona speranza e l’annuncio del suo arrivo serve ancora a calmare gli strilli dei piccoli impertinenti, ad asciugare le lagrime dei piagnolosi ed a far addormentare quelli troppo vivaci che hanno la pessima abitudine di vegliate tardi, senza sapere che il sonno… I bimbi dormono.”
Raffaela De Vivo
Bibliografia:
M. SERAO, Leggende napoletane, Rea edizioni, L’Aquila, 2013
Sitografia: