John Keats consigliava di liberare la fantasia oltre il giogo del piacere. Questa massima va ben applicata nel dolce campo poetico, ma cosa avviene se la fantasia si scontra con il reale? Se la passione amorosa nutre il suo corpo di ideali e questi rovinano in un unico crollo? La realtà materiale si fonde con un estetismo quasi innocente, nelle lettere di Violet Trefusis a Vita Sackville-West.
Violet Trefusis e Vita Sackville-West
Ero tra la Morte e la perfezione – così vicina a entrambe.
Violet Trefusis, figlia di Alice Keppel, amante di re Edoardo VII, nasce e cresce nel brulicare di una Londra quanto mai stimolante. Sono gli anni di Virginia Woolf, T.S. Eliot, del gruppo di Bloomsbury. Con piglio acceso – quel vivace atteggiamento che porterà la Woolf a considerare la collega “uno scoiattolo fulvo”- , Violet indaga ogni frammento dell’arte: dipinge, scrive, giostra quattro diverse lingue alla gola. Soggiornerà per un periodo a Firenze, presso la villa dell’Ombrellino. E la Room with a View di Forster diventerà materiale, un punto di incontro per esponenti di alta cultura.
Vita Sackville-West, famosa amante di Virginia Woolf, brilla nella storia della letteratura inglese dell’ultimo secolo. Personalità cosmopolita, eccentrica e, soprattutto, libera, la West venne additata dalla società londinese come un’abile signora dello scandalo. I molteplici viaggi sembrano mutati nello spirito dell’artista e non vi sono più regole o divieti; quello che rimane è la necessità dell’esperimento, che vede nell’amore lo strumento ideale.
Gli ideali di Violet
Dal 1910, s’avvia la profonda relazione che legherà Violet alla sua compagna d’arte e di vita. Non sarà un rapporto semplice. Anzi, quasi le donne avessero chiesto un tributo alla finzione, il love affair si chiuderà in un tragico distacco.
Anche nel dolore, la giovane Violet Trefusis mostra di essere un corpo di luce, un bagliore d’amore. Questo sentire la materia, questo lampo nell’anima, emergono dalla freschezza e dalla spontaneità di alcuni frammenti, paragonabili a veri e propri voli pindarici:
Il mio ideale, Mitya è questo: vivere lontane, preferibilmente in Grecia o in Sicilia – vivere nei boschi, sui pendii delle montagne, vicino alle correnti e ai fiumi – senza vedere mai nessuno, salvo un pastore di passaggio, e vivere lì con Mitya, in primavera, magari fosse sempre privamera!
La sola presenza di uno pseudonimo, quale Mitya, per indicare Vita Sackville-West, lascia intendere la potenza della fantasia; essa gioca un ruolo fondamentale nel delineare la coscienza artistica e l’educazione culturale della Trefusis. Il frammento riportato vale quanto uno dei migliori stream of consciusness, un tocco delicato, ancora lontano dalla magnificenza woolfiana, ma comunque fermo e ondeggiante in un sol tempo.
Arte, omosessualità e femminismo
Una lettera degna di nota è quella datata al 25 gennaio 1918. In questa missiva, Violet balza dal tormento sentimentale a un indagine condotta su doppio binario: da un lato, la cosciente omosessualità, dall’altro, la letteratura come sintesi di ogni differenza, sia essa di corpo o di tempo.
La combinazione donna e artista ha prodotto una mentalità d’una specie rara quanto sublime: un artista, sia esso un pittore, un musicista o un letterato, deve necessariamente appartenere ai due sessi, il suo giudizio è bisessuale. (…) L’artista dovrebbe essere alimentato ogni giorno con nuove intuizioni, nuove situazioni, nuovi amori e nuovi odi per serbarli e declamarli poi all’umanità!
A chiudere l’epistola uno dei gridi più acuti e belli dell’opinione femminile, uno strappo al pregiudizio e un inno alla libera attività intellettuale:
Chiudo gli occhi e mi sembra di vedere, nonostante gli attributi di Demetra di cui la donna è indubbiamente ornata, non la donna, ma l’artista che cammina a grandi passi sulle cime di una montagna. Silenziosa, ispirata e sola.
Silvia Tortiglione
Fonti:
Anime Gitane; Archinto, a cura di Tiziana Masucci