La situazione musicale italiana attuale è piuttosto desolante. Sono pochi gli artisti di qualità che riescono ad emergere e ad imporsi nel panorama locale. Soprattutto il rock italiano vede pochissimi gruppi e cantanti validi attivi al momento. Eppure vi è stato un periodo in cui le nostre band erano amate e rispettate in tutto il mondo: parliamo della stagione d’oro del prog italiano.
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Le ragioni del successo
L’Italia aveva già visto prima degli anni ’70 degli emuli della musica rock, ma si trattava di artisti che difficilmente raggiungevano un discreto successo all’estero: i nostri big names sono stati perlopiù cantautori. Ebbene, con il prog italiano abbiamo conosciuto anche noi il diffondersi del verbo rock.
Ciò è dovuto prima di tutto alla nostra particolare tradizione: mentre il rock negli States si era fondato sulle radici locali, fatte di blues e jazz, noi, seppure abbiamo avuto il nostro filone di black music, siamo stati maggiormente legati all’operistica e alla classica.
Il prog italiano rappresenta, come per la controparte anglofona, il matrimonio fra la classica e il rock: solo sotto questa forma il rock poteva raggiungere le vette artistiche che abbiamo avuto negli anni ’70.
C’è da dire, inoltre, che in Italia, prima ancora dell’Inghilterra, alcuni gruppi “classici” del progressive, come i Genesis, hanno avuto immensa popolarità.
I primi passi del prog italiano
Quali sono state, allora, le band che hanno contribuito a rendere grande il rock italiano? Il primo nome da fare è quello dei New Trolls: il loro “Senza orario senza bandiera” del 1968, con la collaborazione di Fabrizio De Andrè, rappresenta il primo esempio di concept album italiano. Siamo ancora agli inizi, ma si tratta di un’opera fondamentale per la nascita del prog italiano.
Saranno sempre i New Trolls a far uscire “Concerto grosso” nel 1971, album pienamente progressive. Nello stesso anno escono anche “Collage” delle Orme e “L’uomo” degli Osanna, ma il capolavoro porta la firma della Premiata Forneria Marconi.
La PFM pubblica, infatti, il singolo “Impressioni di Settembre“, avente al lato b “La carrozza di Hans“. Impressioni di Settembre è forse la canzone del prog italiano più famosa, e certamente fra le più belle mai scritte. Fra le innovazioni presenti nel singolo vi è l’assenza del ritornello cantato, sostituito da un “ritornello strumentale” costituito da un assolo di moog, strumento che la PFM contribuisce ad introdurre. L’anno successivo la PFM pubblica il loro primo album, “Storia di un minuto“, fra i più grandi album italiani di sempre.
L’evoluzione: dagli Area a Battiato
Si tratta solamente dell’inizio di una florida stagione. Nel 1972 entrano in scena anche Il Banco del Mutuo Soccorso, che debutta con un album omonimo, e YS del Balletto di Bronzo.
I nomi sopraccitati costituiscono i classici del prog italiano, ma, come accaduto nella scena anglofona, anche in Italia vi sono degli “eretici“, che possono essere inseriti nella scena del prog italiano, a patto di allargarne i confini, condividendone lo spirito ma distinguendosi sotto alcuni punti di vista.
Fra questi sono certamente da citare gli Area. Innanzitutto tale formazione presentava uno stile musicale differente dal classico prog italiano, sicuramente dai confini più ampi, ad esempio con un’influenza decisa del jazz. C’è da dire, inoltre, che i testi presentavano una denuncia sociale molto più marcata rispetto ai gruppi del prog classico, come emerge dal loro album di debutto “Arbeit Macht Frei” del ’73, quasi sessantottino per le atmosfere ivi presenti. Infine c’è da sottolineare la presenza della straordinaria voce di Demetrio Stratos, dall’incredibile estensione vocale, senza ombra di dubbio la miglior voce italiana di ogni tempo.
Ascrivibile all’atmosfera prog è anche Franco Battiato. Il Maestro ha spaziato, nel corso della sua carriera, fra molti generi, sperimentando album dopo album; è appunto il suo incessante sperimentalismo che gli consente di essere accostato al prog, sebbene tale operazione debba essere fatta con le pinze. E, probabilmente, è stata proprio la sua capacità di variare genere, componendo anche album pop e new wave, a garantirgli un successo duraturo oltre gli anni ’70.
La morte e gli epigoni del prog italiano
Il prog italiano ha in effetti un ennesimo elemento in comune con la controparte anglofona: muore all’alba della rivoluzione punk. L’etichetta di innovatori e rappresentanti del rock nostrano passa dalla PFM ai CCCP, gruppo punk dell’Emilia-Romagna. Proprio quando gruppi come la PFM e le Orme vedevano le loro canzoni tradotte in inglese, grazie all’attenzione estera per la musica nostrana, il prog italiano vede il suo declino.
La musica italiana non si riprenderà mai più: continueremo a rincorrere le innovazioni del rock anglofono, ma mai con gli stessi risultati degli anni ’70.
Il canto del cigno del prog italiano è rappresentato, negli ultimi anni, dagli Elio e le Storie Tese, nelle cui canzoni possono essere rinvenute influenze di Genesis, Area, Premiata Forneria Marconi e soprattutto Frank Zappa. Lo sperimentalismo degli Elii e la loro capacità di occuparsi di un ampio spettro di generi li ha resi una delle realtà più interessanti del rock italiano nei primi anni ’90.
Ad una lunga stagione di declino vissuta dopo la morte del polistrumentista Feiez nel 1997 è poi seguita la pubblicazione di Studentessi, dove la lezione della PFM è ben presente nella opening track Plafone: ma si tratta dell’ultimo esempio di prog italiano in un panorama dominato da un rock annacquato e una scena indie che fatica ad emergere ma che ha veramente poco da dire.
Davide Esposito
Bibliografia
- Storia di un minuto, in E. Guaitamacchi, Storia del Rock, Hoepli 2014