Negli USA è il tabacco, totalmente legale e socialmente approvata, al primo posto tra le droghe a mietere maggiori vittime, segue l’alcool.
Le droghe sono sempre state, da oltre 70 anni, al centro dei riflettori, e la figura del “tossicodipendente” è ormai, nella società moderna, ben delineata. Tossicodipendente, secondo la visione comune, è colui che “si buca”, ovvero che fa uso di eroina, definita dalla rivista LANCET come la droga più pericolosa al mondo.
E se le droghe più letali al mondo, intese come quelle che mietono più vittime, fossero qualcosa di socialmente accettato e legale?
Sulla base dei Centers for Disease Control statunitensi è stata stilata la lista delle droghe, negli Stati Uniti, che mietono più vittime ogni anno.
Al primo posto con circa 480.000 morti (42.000 per fumo passivo) ogni anno vi è il tabacco, sostanza da tutti conosciuta, che è causa di uno su cinque morti negli USA, essendo causa di varie forme di cancro, tra cui quello polmonare ed esofageo.
Al secondo posto vi è l’alcool, anch’essa sostanza totalmente legale e socialmente accettata, che ha portato a circa 26.000 morti nel 2011 negli USA. I danni provocati dall’alcool non sono infatti da poco, in quanto deteriorano organi come il fegato, e sono causa di patologie come la cirrosi epatica.
A questo punto verrebbe da domandarsi il perché queste sostanze, pur essendo così pericolose e creando vera e propria assuefazione, continuino ad essere legali, a differenza di altre, ben meno nocive, che sono costantemente denigrate e disapprovate dall’opinione pubblica.
La risposta sta forse nel concetto di tossicodipendenza in sé, la cui definizione corretta è “sistema comportamentale che si instaura in seguito all’uso cronico e compulsivo di sostanze legali o illegali”.
È proprio il fraintendimento del significato di questa parola che porta l’essere umano medio a provare astio e rancore verso coloro che hanno questa problematica, ignorando però che, molto spesso, la problematica è presente anche in loro stessi, semplicemente però nel loro caso è consentito.
Christian Nardelli