Specchio della società moderna, i disegni e i dipinti di Hope Gangloff (Amityville, NY 1974) colpiscono per immediata freschezza visiva. Guardandoli, essi richiamano alla memoria dello spettatore, quella stessa esuberanza della linea tipica delle opere di Klimt o di Schiele; linea morbida e nervosa, a definire con precisione corpi e anche oggetti.
I soggetti di Hope Gangloff sono da sempre stati sia gli amici più intimi, compagni di studio della scuola d’arte Cooper Union di New York, sia i parenti. Certa che una maggiore familiarità contribuisca a rendere i modelli delle sue opere più naturali e a loro agio davanti all’occhio indagatore dell’artista, così da catturarli nella spontaneità delle più diverse attività quotidiane.
Ritratti in cucina, in auto, mentre siedono nella vasca da bagno, controllano il cellulare, guardano fuori dalla finestra, suonano o semplicemente passano il tempo. Presi in gruppo o singolarmente, uomini e donne sui trent’anni che vivono secondo un moderno stile di vita bohèmien nella città di Brooklyn (dove l’artista ha vissuto per molti anni in uno stretto loft).
Inizialmente ha spesso sfruttato le potenzialità della macchina fotografica, scattando moltissime foto dello stesso soggetto ripreso da angolazioni diverse, soprattutto nella piena inconsapevolezza di questo, per fissarne il ricordo e lavorare in base a questo. In seguito, però, ha poi preferito fare ricorso alla propria distorsione visiva, quella del proprio occhio piuttosto di quella dell’obiettivo; dichiarando in un’intervista di fare a meno persino degli occhiali da vista per non avere una visione netta e nitida di chi ha davanti, quasi per concentrarsi sulle caratteristiche principali dei soggetti.
Hope Gangloff è anche un’appassionata collezionista di ogni genere di oggetti che la ispira: tessuti, bottiglie o lattine, libri, bottoni, scatole di sardine, prodotti di bellezza, abiti, etc., che spesso ritroviamo nei suoi disegni o dipinti, perché usati come parte dell’arredamento del proprio studio (già pieno di pouf, sedie, e divani a suo dire). A colpirla può essere un particolare design, un colore, un motivo calligrafico o decorativo, che sfrutta sapientemente nelle sue composizioni. Sono a volte anche oggetti donati dagli amici, o lasciati da questi per caso o dimenticanza, e quindi rappresentano di conseguenza riferimenti a persone o momenti vissuti da parte dell’artista.
La maggior parte dei suoi lavori sono di carattere figurativo, ma capita anche di imbattersi in queste contemporanee nature morte, come nell’opera “Bourgeois Landfill”, oggetti per l’appunto, che si trovavano nel suo studio e che per qualche motivo non riusciva a buttare via.
Alla base dei suoi ritratti, vi è l’esigenza di comunicare, di ironizzare o anche esprimere l’affetto e l’amore per le persone. In ognuno di loro riesce a vedere qualcosa di unico ed interessante, che necessità di essere trasportato su carta o su tela, per evidenziare e mettere in mostra quello che di loro le piace.
É il modo in cui i suoi soggetti sono presentati a dare valore alle sue opere, quella maniera stringente e claustrofobica di avvicinarli e ribaltarli nel piano bidimensionale. Ce li fa sentire così vicini e così attuali, allo stesso modo di come li sente lei. In essi vi trova la passione, la bellezza, ma anche la noia ed una certa depressione negli sguardi fissi e vuoti di alcuni, dovute al periodo a cui apparteniamo, alle piccole lotte interiori della vita di tutti i giorni.
Il suo grande talento, risiede proprio nella capacità di combinare insieme pattern diversi, nell’abilità compositiva, che non disturba mai, tra oggetto e soggetto, in uno profondo connubio tra ambiente e figura, nella messa a fuoco di questi intimi ritagli della vita degli altri.
Per una più completa visione delle opere, si rimanda al sito dell’artista: http://www.hopegangloff.com/drawings.html
Marina Borrelli