Si é giunti, purtroppo, al quarto ed ultimo numero della mini serie dedicata al vampiro siciliano Pietro Battaglia, personaggio nato circa venti anni fa dal genio creativo di Roberto Recchioni e Leomscs ( Massimiliano Leonardo che in questa serie ha curato insieme a Luca Bertelè le suggestive e coloratissime copertine).
Questa volta Pietro fa tappa nella sanguinosissima, in questo episodio, Napoli dei nostri giorni e si invischierà in faccende malavitose molto rischiose.
Il suo non è certamente un addio in quanto lo si ritroverà in edicola nell’inverno 2015 (come si trova esplicitato in quarta di copertina) in …E le foibe ? albo sceneggiato da Giulio Antonio Gualtieri già sceneggiatore del secondo numero di Battaglia e disegnatore di altri noti fumetti italiani.
Tra le pagine di Sodoma il marcio di Napoli
Ad ogni modo quest’ultimo albo il cui titolo è Sodoma si colora di tinte tetre e sanguinose, come sempre, come in ogni albo, come in ogni tragica fetta di storia italiana.
Questa volta la copertina (come sempre a cura di Leomacs) sembra richiamare le tinte e lo stile di un’altra copertina celeberrima che tra nero, rosa e affilatissimi coltelli ha trovato la propria fama e notorietà, chiaramente si parla del best seller Gomorra che con Sodoma è concettualmente molto legato.
La Napoli in cui agirà Pietro non è la bella donna dalle forme sinuose e genuine, ma quella vecchia, piena di solchi e cicatrici, emaciata e feroce come una lupa affamata.
Questa volta il vampiro siciliano si troverà a fronteggiare con destrezza un conflitto camorristico che annegherà in un mare di omicidi e di droga, sopratutto droga, riuscendo a gestire a suo piacimento lo svolgersi degli eventi ed influenzandolo.
Pietro, nonostante tutto, non è mai causa del mutamento della storia ma spesso veste i panni di menti o mani armate, sopratutto mani armate, che nella storia reale hanno tagliato teste e spezzato vite in maniera tanto subdola quanto plateale, tanto silenziosa quanto nota.
La Sodoma dei giorni nostri, la città dalle due facce, il paradiso abitato da diavoli, diavoli che come Battaglia ammazzano senza pietà, in preda al delirio, in preda alla ferocia, come accadrà tra le pagine di quest’albo che ha catturato perfettamente i lineamenti del marcio, dello sporco e del velenoso e corrosivo acido che scorre nelle vene di questa città.
Non sarebbe tollerata alcuna polemica che abbracciasse la linea di pensiero secondo la quale “lavori di questo genere, che seguono quest’onda concettuale siano fango gettato sulla città di Napoli”.
È semplice cronaca, raccontata in maniera del tutto geniale, attraverso un espediente narrativo, attraverso le mani e gli affilatissimi denti di un succhiasangue forte ed astuto.
È anzi utile conoscere, sapere e disseppellire storie così truci e macabre, così profondamente e volutamente non raccontate: “Napoli non è solo questo” dicono molti, ma Napoli è anche questo, nessuno vuole sprofondare nel melmoso fossato dei luoghi comuni ma dire il giusto per conoscere.
Questa fetta avvelenata di una torta sana è ben delineata concettualmente nell’albo: la sceneggiatura che porta il nome di Stefano Marsiglia in qualche piccolo particolare è molto vicina ad una standardizzazione dei modi di dire e del dialetto napoletano parlato in quegli ambienti ma nel complesso rispetta il modus pensandi della realtà napoletana che spesso è incomprensibile o comunque ostica ai non napoletani che la leggono come contorta ed assurda.
I disegni sono estremamente semplici, di una vera e disarmante semplicità quanto efficacia: sarebbe giusto definirli icastici, pieni di passione come in tutti e tre gli albi ma questa volta la semplicità e la durezza delle linee di Riccardo La Bella colpiscono particolarmente.
Frequenti sono i primi piani, è presente anche qualche primissimo piano dedicato per lo più al temutissimo Pietro.
Il punto di forza dell’intera mini serie è stato proprio la semplicità preposta nel raccontare fatti davvero raccapriccianti avvenuti nella storia italiana e la capacità narrativa di velare senza mai censurare anzi, denunciando, gli stessi.
La stessa capacità che ha una donna vestita con abiti molto leggeri, la sua capacità di sedurre il proprio amante senza mai raccontare esplicitamente le proprie intenzioni.
Così Battaglia ha raccontato storie puntando il dito a testa alta ma sempre con astuzia.
Merito degli autori che hanno cucito sempre nel migliore dei modi le sceneggiature ai disegni ed hanno scelto un formato adatto alla linea narrativa: piccolo, pratico e tascabile.
Un buon lavoro, intelligente e sopratutto per chiunque non avesse ancora assaggiato il sapore del sangue, dello splatter e dello scricchiolio delle ossa, imperdibile.
Corinne Cocca