Gli studios i Hollywood nel secondo dopoguerra

In questo articolo ci dedicheremo ad analizzare gli studios di Hollywood nel secondo dopoguerra, quando il mondo viene letteralmente diviso in due blocchi di influenza contrapposti: gli USA e l’URSS sono in guerra fredda.

Secondo dopoguerra: il contesto storico

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Il muro di berlino

Gli Stati Uniti escono dalla seconda guerra mondiale come vincitori e in una situazione di prosperità economica. I reduci dal fronte e i lavoratori ben pagati, poi, cominciano a spendere a ritmi mai visti prima: acquistano frequentemente i beni di consumo che vengono prodotti dalle nuove catene di montaggio e cominciano ad affollare in massa le sale cinematografiche.

Gli incassi del 1946 sono i più alti della storia del cinema americano.

Anche nel mercato internazionale, Hollywood si sta allargando e verso la fine della guerra gli studios trasformano la divisione estera della MPPDA in una organizzazione commerciale: la Motion Picture Export Association of America (MPEAA). La MPEAA è la responsabile del coordinamento delle esportazioni americane; negozia i prezzi e si assicura che Hollywood si presenti ai mercati internazionali come un fronte unico.

Tuttavia, la politica di contenimento dell’influenza sovietica attuata dal presidente Truman e la guerra in Corea (nella quale si schierano con i sudcoreani contro il Nord comunista, tra il 1950 e il 1952) hanno forti ripercussioni sulla società americana del secondo dopoguerra.

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Il termine “maccartismo” è stato coniato dal disegnatore satirico Herbert Lock (Herblock) e deriva dal nome del senatore del Wisconsin: Joseph McCarthy. Il termine indica proprio questa “paura rossa” che si è sviluppata nel secondo dopoguerra statunitense.

Il timore di un’espansione comunista si traduce automaticamente in un clima di sospetto e con la persecuzione di chiunque fosse sospettato di aver preso parte a ipotetiche attività antiamericane.

La “caccia alle streghe” prosegue con la presidenza di Eisenhower (1953-1961) e coinvolge Hollywood in una serie di indagini e processi che svilupperanno una vera e propria lista nera di registi, attori, sceneggiatori che vengono accusati di essere comunisti e di svolgere attività antiamericane.

Chaplin viene costretto all’esilio, la condanna gli arriva nel settembre del 1952 quando Chaplin e la sua famiglia si sono imbarcati per un viaggio in Europa. Il ministro della giustizia statunitense dispone che, a meno che non riuscisse a convincere i funzionari dell’immigrazione di essere “idoneo”, non gli sarebbe stato permesso di rientrare nel paese.

Se autori come Chaplin sono costretti all’esilio, altri cineasti sono costretti a lavorare non accreditati [1], come Dalton Trumbo, il cui nome ricomparirà solo nel 1960 con Exodus (di Otto Preminger). Altri registi, invece, per evitare di essere inseriti nella “lista nera” decideranno di collaborare con il Comitato per le attività antiamericane (denunciando gli altri colleghi, come accadrà a Elia Kazan).

Il progressivo declino degli studios nel secondo dopoguerra

Nonostante questo tipo di clima politico, cominciano a farsi avanti delle istanze di opposizione (che sfoceranno nella rivoluzione del 1968). Vi è una produzione che accoglie nuove tematiche o comunque che cerca di rimodulare le tradizionali strutture dei generi, dimostrando una particolare attenzione a quelli che sono i problemi sociali del periodo.

Di fatto, cominciano a far crollare il sogno hollywoodiano.

Il contesto sociale e politico degli Stati Uniti di questi anni è lo stesso del progressivo indebolimento dello studio system essenzialmente per due grandi motivazioni:

* vengono attuate misure legali che abbattono il sistema di integrazione verticale.

È il caso Paramount: nel 1938 il Ministro di Giustizia intenta una causa contro le otto majors accusandole di violare la legge antitrust, ma solo nel 1948 la Corte suprema dichiara le otto società colpevoli e decreta la rinuncia alla proprietà delle sale e alla vendita a pacchetti.

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Nel giro di pochi anni il sistema di produzione e di distribuzione hollywoodiano cambia radicalmente; potendo accedere a nuove sale più grandi, gli studios minori cominciano a produrre film ad alto budget. Si moltiplica, poi, la produzione indipendente in quanto divi e registi abbandonano le majors e si dedicano alla fondazione delle proprie società;

* motivazioni socioculturali.

A contribuire al tramonto dell’era degli studios è anche il fenomeno di insediamento suburbano che fa in modo che il pubblico delle sale cittadine si assottigli e che, soprattutto, venga preparato all’avvento della televisione. Nel 1954 negli Stati Uniti si contano 32.000.000 televisori che, inevitabilmente, sottraggono pubblico agli schermi cinematografici. Tra il 1947 e il 1957 la diminuzione del pubblico arriva al 74%.

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«La tv vive di cinema, ma il cinema muore di tv.»

Dino Risi

Cira Pinto

1 Non comparendo nei titoli di testa\coda.

Fonti bibliografiche:

* Introduzione alla storia del cinema, Bertetto.

Cinema, TV, next media, Sergio Liscia.