È pensiero comune e largamente diffuso che il Medioevo sia stato un periodo oscuro ed insignificante, un limbo storico posto tra la ricca epoca dell’impero romano ed il Rinascimento. Attualmente la storia della scienza si è discostata da questa convinzione, dimostratasi alla luce dei fatti errata: l’età medievale ebbe in sé il concetto di progresso, sia in campo culturale e filosofico, che scientifico e tecnologico. Il Medioevo conobbe principalmente un sicuro e rilevante progresso tecnologico: l’uomo cominciò ad impiegare le macchine, aumentando la produttività e l’efficienza lavorativa. Per quanto riguarda il progresso scientifico, in questo articolo focalizzeremo la nostra attenzione sulla presenza, o meno, dell’ evoluzionismo nel Medioevo.
La scienza nel Medioevo ed il culto delle auctoritates
Fu dogma per l’uomo medievale il culto delle auctoritates: così come accadde per la cultura latina, anche in quella del periodo in questione è percepibile una grande influenza da parte degli autori dell’antichità, soprattutto Plinio il vecchio ed Aristotele.
La produzione letteraria naturalistica durante il medioevo mostra la tendenza, come fu interesse anche del filosofo greco e dell’enciclopedista romano, ad ordinare gli animali, le piante e le rocce per categorie, studiandoli osservandone le abitudini e le peculiarità fisiche (alcuni praticando anche il sezionamento).
Per raccogliere le nozioni naturalistiche dell’epoca furono redatti trattati specifici, i bestiari, gli erbari ed i lapidari, dei volumetti a carattere enciclopedico, con notevoli illustrazioni e miniature colorate, che ben rappresentano la cultura e la mentalità dell’uomo medievale
I bestiari medievali
Essi non sono (né vogliono essere) manuali di storia naturale secondo il senso moderno del termine, poiché non partivano dall’obiettivo di descrivere il reale secondo canoni scientifici, ma raccoglievano nozioni provenienti dai più disparati ambiti, come la predicazione religiosa, i racconti (si può citare a proposito l’influenza del Roman de Renart, scritti satirici in francese in cui gli animali sono rappresentati con caratteristiche umane) e le favole (soprattutto quelle dello scrittore greco Esopo), la letteratura allegorica, i proverbi e la scultura.
Dagli autori ellenici e romani ripresero la sistematica animale. La fauna era distinta in cinque grandi famiglie: i quadrupedi, i pesci, i serpenti, i vermi e gli uccelli. Gli autori dei bestiari collocarono ogni specie in una di queste categorie, dai confini alquanto elastici (i pesci ad esempio, comprendevano quasi tutte le creature che vivono in acqua, facendo l’errore di includere anche i cetacei ed alcuni molluschi e crostacei).
In questi taxa erano catalogate anche belve mitologiche, e ad alcune bestie realmente esistenti erano attribuite caratteristiche che esistevano solo nell’immaginario collettivo dell’epoca, fenomeno al quale oggi si fa riferimento col termine “zoologia immaginaria medievale”.
Questo fenomeno è riconducibile fondamentalmente a due ragioni: prima di tutto va premesso che la fonte principale di nozioni zoologiche fu la Naturalis Historia di Plinio, il quale nella sua opera raccoglieva le descrizioni di mostri e meraviglie fornitegli da viaggiatori e mitografi; il secondo motivo è rappresentato sostanzialmente dalla fede religiosa, vera causa a monte della stessa indagine naturalistica. Ci si soffermava su certe caratteristiche piuttosto che su altre per celebrare la Creazione e diffondere precetti di teologia, più che di scienza. Certe belve erano descritte in maniera allegorica, accostandole talvolta a Cristo, talvolta, a seconda del contesto, alla figura del demonio.
Evoluzionismo nel Medioevo
La maggiore influenza di cui risente questa controversa epoca è rappresentata probabilmente dalla mentalità cristiana: l’uomo percepiva la passione che Dio aveva infuso nel suo stesso creato. Ciò accese ed alimentò la fiamma della curiosità nello studio della natura.
L’ evoluzionismo nel Medioevo è, in accordo con la forte mentalità religiosa dell’epoca, un concetto non contemplato. La cultura del medioevo è radicata sull’idea di creazionismo e di fissità della specie: Dio creò il mondo in sei giorni, e fu l’origine di ogni cosa. Le creature viventi videro la luce nei giorni tre ( alberi e piante), cinque (pesci ed uccelli) e sei (animali ed uomo). Da allora le specie non si sarebbero mai modificate, senza mai subire variazioni nel corso del tempo.
Il fissismo si sviluppa quindi sull’idea di base che ogni forma vivente abbia iniziato ad esistere già provvista delle sue caratteristiche attuali, create appositamente per potersi integrare perfettamente nel luogo in cui essa viveva.
Nonostante non le si possa considerare fonti scientifiche, le opere naturalistiche medievali rimangono documenti di indubbio fascino ed in grado di suscitare forte interesse, in quanto sono una testimonianza ed una sintesi del pensiero di una delle epoche storiche che ha maggiormente da sempre stimolato ed attratto l’immaginario collettivo della società odierna.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Michel Pastoureau – Bestiari del medioevo – Einaudi
Franco Cardini – Mostri, belve, animali nell’immaginario medievale \ 2 Enciclopedie, trattati, bestiari – Abstracta (1986) – http://web.mclink.it/MH0077/IlGiardinoDeiMagi/IlGiardinodeiMagi.htm
Bibbia – Libro della Genesi 1:1-2:4