Ra’s al Ghul è considerato, non a torto, uno dei più pericolosi nemici dello storico Uomo Pipistrello. Ciò nonostante i due personaggi sono legati anche da un sentimento di rispetto reciproco, al punto che Ra’s vorrebbe vedere Batman sposato con la propria figlia, Talia.
Ed è nella graphic novel “Son of the Demon” (scritta da Mike W. Barr e disegnata da Jerry Bingham, nel 1987) che i due arriveranno a sposarsi (anche se, in realtà, lo erano già secondo le tradizioni del popolo di Ra’s e di sua figlia). Una storia che vede il concepimento di Damian, figlio di Bruce e Talia. Una storia che vede due nemici combattere insieme, contro lo stesso avversario. Una storia che unisce due personalità complesse: un mai del tutto buono Batman ed un mai del tutto malvagio Ra’s al Ghul.
La testa del demone
Ra’s al Ghul, come è noto, è un eco-terrorista e capo della Lega degli Assassini, forte sostenitore dell’idea che per ripulire il mondo dalla malvagità sia necessaria un’azione drastica. Come un altro personaggio della Marvel, il Mandarino, egli aspira ad un futuro migliore per il pianeta e per la razza umana tramite il metodo più brutale che possa esserci: un genocidio quasi totale dell’umanità stessa.
Ed è proprio questa ideologia, questo agire senza scrupoli ma seguendo un fine nobile, che porta Batman a rispettare Ra’s. In “Son of the Demon” i due sono alleati alla ricerca di Qayin, seppur per motivi diversi: in quanto terrorista egli è ricercato da Batman, in quanto assassino della moglie di Ra’s al Ghul da quest’ultimo e da Talia. Questa alleanza, proposta da Ra’s, include anche la mano della propria figlia. Batman accetta, sia perché non può rifiutare un tale accordo, sia perché non vuole rinunciare a Talia.
Nuove priorità per Batman
In virtù di ciò Ra’s nomina Batman suo “figlio”, nonchè suo comandante in seconda. E Batman subisce un mutamento: come egli stesso dice, per la prima volta è felice. Nella tana del lupo, o per meglio dire del demone, prova questo sentimento dopo decenni, forse per la prima volta dalla morte dei genitori. La sua crociata contro il crimine lo ha reso solitario, lo ha reso schivo e incapace di lasciarsi andare, per paura di ciò che possa succedere ad un amico o ad una compagna.
L’alleanza con Ra’s al Ghul però, benchè funzioni meglio della rivalità tra i due, è messa a dura prova dalla notizia della gravidanza di Talia. Benchè tutti siano felici della futura nascita, Bruce Waine lascia trasparire un lato del suo carattere mai svelato, forse neanche a se stesso: il desiderio di proteggere, più che di vendicare. L’amore di un padre, che lo porta a rifuggire la battaglia, in quanto niente è più importante di nostro figlio. Ra’s al Ghul mostra in questo frangente la sua umanità: benchè deluso dal nuovo comportamento del detective, al punto da definirlo un codardo, egli non è immune ai sentimenti umani (del resto sta combattendo per vendicare la propria moglie), motivo per cui non insiste nella richiesta di far unire il suo rivale/amico alla battaglia. Del resto, benchè a modo suo, nutre un profondo amore per la figlia e un profondo rispetto per il suo neo-marito. In più desidera un erede e potrebbe reputare ciò più importante di una singola battaglia, più importante persino della sua stessa vita (più che mai a rischio, nonostante la Fossa di Lazzaro).
Un ultimo saluto
Il bambino, comunque, andrà all’apparenza perso, sembra per uno sforzo eccessivo. Ciò instillerà in Batman un desiderio di vendetta più forte che mai, che lo porterà ad unirsi a Ra’s nella battaglia contro Qayin. Al ritorno, in seguito alla vittoria, Batman verrà però allontanato da Talia. Ed è in questa scena che un più che mai umano Ra’s Al Ghul guarda l’Uomo Pipistrello allontanarsi, salutandolo con un sospirato “Spiace anche a me… figlio mio”.
Nonostante l’affettuoso saluto, i due non potranno evitare successivi scontri, seppur con qualche riavvicinamento (di interesse o meno). Del resto, l’ammirazione e la stima reciproca che lega due dei personaggi più interessanti dei fumetti non potrà mai cancellare decenni di scontri e una visione così diversa del mondo.
Questo, almeno, per ora.
Marco Giusto