Il culto di Mithra è un insieme di rituali iniziatici rivolti a pochi adepti. Un culto antico e misterico, vitale anche a Napoli, come dimostrano diverse testimonianze archeologiche.
Napoli è un astro che brilla nel firmamento delle contraddizioni. La sua estensione va dal mare fino alla Collina dei Camaldoli, il punto più alto della città con i suoi 485 metri. Dalla superficie alle viscere della terra, la città si specchia nel riflesso sotterraneo del suo passato. Un affascinante gioco di luci e ombre in uno spazio atemporale di immagini e culti misterici.
L’antico veglia sulla città come una madre silenziosa, che assiste alla crescita della sua prole. Così, man mano che Napoli cresce e lotta per essere al passo con i nuovi tempi, l’antico si ritira nelle zone più ombrose, senza mai sparire del tutto.
Non è proprio questo il fascino di Napoli? Una metropoli frenetica nella quale la vita scorre troppo veloce, ma che si ferma nel giorno di San Gennaro per assistere al miracolo; un luogo dove espressioni e detti di una volta sopravvivono nella lingua che per definizione è in continua evoluzione; una città che tra metropolitane e palazzi mostra in bella vista edicole votive e simboli arcani.
Questa Napoli ci ammalia, ci corteggia, ci fa amare le contraddizioni. Sopra e sotto, mare e terra, acqua e fuoco, sacro e profano, passato e presente, Napoli bifronte racconta storie, riti, culti che non vogliono morire…
Mithra, Theòs ek pétras
I bombardamenti del secondo conflitto mondiale portarono alla luce, nel 1943, nei pressi dell’antica via radiis solis (oggi via Duomo) un rilievo a stucco risalente al II secolo d. C., che raffigura Mithra nel gesto sacrificale dell’uccisione del toro. Questa è solo una delle prime testimonianze del forte legame tra Neapolis e il culto del dio frigio Mithra.
Mithra, venerato sin dal 1200 a. C., è il dio associato al culto solare, conosciuto come depositario dei valori dell’onestà, dell’amicizia e dei patti. Il mithraismo è una religione misterica, con molta probabilità di matrice ellenica (dal culto del dio Meithras), anche se altre ipotesi lo associano allo zoroastrismo. Mithra è il dio petrogenito, ossia nato dalla roccia, destinato alla salvezza del mondo.
Il mito narra che il dio Sole inviò a Mithra un corvo per comandargli di uccidere un Toro, simbolo della vita. Mithra riuscì a condurre il Toro in una caverna con l’aiuto di un cane e, sollevando l’animale per le narici, lo uccise, grazie anche all’intervento di uno scorpione e di un serpente. Mithra e il dio Sole celebrarono la vittoria con un banchetto, mangiando le carni del toro.
L’iconografia classica raffigura Mithra come un giovane che indossa un berretto frigio durante la tauroctonia (uccisione del toro), circondato dagli animali che lo hanno aiutato nell’impresa. La rappresentazione della nascita di Mithra è di carattere agreste. Il dio nasce in una grotta, nella quale compie la tauroctonia. Nello stesso ambiente i suoi adepti si riuniscono per banchettare in suo onore, con i cibi consacrati, un rituale che ricorda l’eucarestia cristiana.
Riti misterici e iniziazione: una simbologia tra sacro e profano
Per religione misterica si intende un insieme di culti a carattere esoterico per i quali sono previsti rituali di iniziazione. Per tale ragione, si posseggono poche testimonianze scritte relative alle pratiche di questo culto e ai segreti trasmessi agli iniziati. Ulansey scrive:
Come gli altri “culti misterici” del mondo greco – romano, come i misteri eleusini e i misteri di Iside, i misteri mitraici si incentravano attorno ad un segreto rivelato solo a coloro che venivano iniziati al culto. In quanto segreti, gli insegnamenti del culto, per quel che ne sappiamo, non vennero mai messi per iscritto.
Tuttavia, l’esistenza del mithraismo è testimoniata da una serie di documentazioni archeologiche, rappresentata dai mithrei, i luoghi dove avvenivano i culti misterici. Il mithreo era di solito una grotta naturale o un ambiente scelto nel sottosuolo di edifici, un ambiente fatto di ombre, adatto per trasmettere i segreti del culto, al quale potevano accedere solo pochi eletti. Infatti, gli antichi misteri di Mithra potevano essere appresi solo dopo un vero e proprio percorso di iniziazione.
San Girolamo descrive sette gradi di iniziazione mitraica, sette porte da attraversare per compiere un vero e proprio percorso di purificazione. La simbologia del mithraismo non è documentata, ma possiamo fornire ipotesi di decodificazione in chiave moderna. Per iniziare, il numero 7 era considerato sin dall’antichità un numero magico, un simbolo di perfezione, in quanto legato alle fasi lunari. Il numero sette è il perfezionamento della natura umana, probabilmente l’atto finale previsto dal rituale mithraico.
Ogni grado aveva un nome, a cui era associato un pianeta e una serie di emblemi. Dal Corvo, primo grado iniziatico che simboleggiava la morte del neofita, al Pater, l’ultimo e il più alto grado della gerarchia, rappresentante dello stesso Mithra sulla terra, vestito con un cappello rosso e con un bastone.
Il colore rosso è simbolo del sangue e dell’energia vitale. Nell’arte paleocristiana si dipingevano di rosso arcangeli e serafini. Inoltre, il rosso è il colore della regalità: i principi della Chiesa, ossia i cardinali, vestono di rosso non solo per ricordare il sangue dei martiri della chiesa. Anche il bastone è un elemento carico di significati simbolici: nella religione cristiana è il simbolo del potere vescovile, ma ad esso vengono spesso attribuiti poteri magici o miracolosi. Fin dai tempi antichi, il bastone ha significato il livello iniziatico più alto, in quanto detentore di valori di saggezza e anzianità.
È evidente l’aspetto oscuro e magico di questo culto che, paradossalmente, nasce e si diffonde nello stesso periodo del cristianesimo. Ilaria Neri, nel suo articolo Mithra petrogenito. Origine, iconografia e aspetti culturali della nascita dalla pietra, in merito agli studi condotti da Testini sui rapporti tra cristianesimo e mitraismo, scrive:
Testini evidenzia come ambedue i culti abbiano attinto ad un repertorio figurativo comune, composto di segni e simboli di lunga tradizione, interpretato in modo funzionale ai nuovi contenuti che ciascuno intendeva esprimere.
Tuttavia, è noto quel processo di “cristianizzazione” dei culti con il tentativo di abolire il politeismo in favore della nuova religione. Il decreto di Teodosio contro qualsiasi culto non cristiano sancì la fine dei misteri di Mithra. Anche se l’intero territorio italiano conserva ancora i segni.
I mithrei napoletani: testimonianze del culto
Napoli custodisce importanti mitrei: nella Crypta Neapolitana è stato ritrovato un bassorilievo raffigurante una tauroctonia; un mitreo è stato ritrovato nell’area archeologica di Carminiello dei Mannesi: dalle macerie della chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi è venuto alla luce un mitreo a due ambienti che conserva l’affresco di una tauroctonia.
Uno dei mitrei meglio conservati si trova a Santa Maria Capua Vetere: si tratta di una lunga camera rettangolare con dei sedili ai lati, un altare in fondo sulla cui parete è una decorazione del dio Mithra nel consueto atto di uccidere un toro.
Tali testimonianze archeologiche non sono le sole a ricordarci la vitalità di un culto antico. Come non notare la similarità tra la rappresentazione della nascita di Mithra e quella di Gesù? Il presepe è una tradizione ben radicata nella cultura napoletana e la sua origine iconografica è mithriaca. Inoltre, alcuni mitrei sono divenuti luoghi religiosi della cristianità. Ed ecco che San Michele Arcangelo ha assimilato gli attributi del dio Mithra, nell’atto di uccidere un dragone, invece che un toro.
Giovannina Molaro
Bibliografia:
D. Ulansey, I misteri di Mithra. Cosmologia e salvezza del mondo antico, Edizioni Mediterranee, 2001
A. Palumbo – M. Ponticello, Misteri, segreti e storie insolite di Napoli, Newton Compton Editori, 2015
I. Neri – Mithra petrogenito. Origine, iconografia e aspetti culturali della nascita dalla pietra
Sitografia:
http://www.tertullian.org/rpearse/mithras/display.php?page=FAQ