Indice dell'articolo
Museo Lombroso: uno sguardo d’insieme
Il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso, che si trova a Torino, è forse uno dei luoghi più controversi d’Italia. Il museo espone attrezzi, resti umani, appunti e oggetti appartenuti a Cesare Lombroso e utilizzati per i suoi studi.
Lombroso è stato il padre dell’antropologia criminale, una pseudoscienza che prevede una connessione fra aspetto fisico della persona e tendenza a commettere crimini. Queste credenze sono ormai superate, e il museo resta aperto proprio per dimostrare la loro inesattezza e per dare dignità a una figura che altrimenti verrebbe considerata come un mostro.
“Genio e Follia”, opere dal manicomio
Cesare Lombroso fu tra i primi ad analizzare il rapporto tra genio e follia. Anzi, per lui genio e follia erano frutto della stessa pulsione irrazionale. Nel suo saggio Sulle malattie proprie degli uomini dati ai lavori intellettuali, spiega le sue convinzioni riguardo: Lombroso era convinto che il difetto di ogni grande personalità celasse in realtà la sua forza creativa: la timidezza di Leopardi celava la sua abilità poetica, la malinconia ispirava Chopin, ad esempio. E per Lombroso i fondatori di religioni e di partiti politici erano tutti un po’ folli, da Savonarola a Lutero.
Essendo queste le sue convinzioni, egli raccolse alcune cose costruite da persone che erano in cura da psicologi o che si trovavano in manicomio e le raccolse per avvalorare la sua tesi. Oggi si trovano nel Museo Lombroso, nella sala 5, e possono essere considerate come delle vere e proprie opere d’arte. Sono esposte, tra le altre, la pagina di un quaderno, una pipa e un mobile specchiera.
La specchiera
Realizzata da Eugenio Lenzi, un paziente del manicomio di Lucca, la specchiera è fatta completamente in legno e mescola diverse tecniche.
Sono intarsiate figure umane e animali sui piedi, vi si trova un’alternanza di diversi tipi di legno quasi a formare una scacchiera e dove dovrebbe trovarsi lo specchio c’è un disegno. Dunque la caratteristica di questa specchiera è proprio il non potersi specchiare. Stranamente, questa sua inutilità è enigmatica e pone diversi interrogativi sul messaggio del suo lavoro. Interessante vedere che le figure umane incise nel legno sono molto simili a decorazioni africane.
La pipa
Eugenio Lenzi costruì anche una pipa molto simile ai Calumet indiani. incisa finemente anch’essa nel legno, ripercorre un tema già visto nella specchiera: figure e visi di persone. Forse questa ricerca dell’uomo nel manicomio non è molto dissimile dalla ricerca dell’umano che attuava Primo Levi nel Lager mentre ricordava a memoria i versi del “Folle volo” dell’Ulisse dantesco. Arte vuol dire anche ricordare cosa ci rende davvero umani, anche se ci si trova in un luogo che disumanizza.
Il disegno
Oggi in bella vista è esposto un disegno di caratteri geometrici molto simile ai mantra Induisti, disegnato da un altro paziente di un manicomio. Interessante notare come i Mantra si ripetono come figure archetipiche in diverse culture e riescano addirittura ad essere replicati da un uomo che non ne ha mai visto uno in vita sua, così come è interessante notare i legami tra le sculture di legno africane e le incisioni di Lenzi.
Le polemiche sul Museo Lombroso
Oltre alle opere di persone che conobbero il manicomio, il museo Lombroso raccoglie teste imbalsamate di briganti e crani di criminali fucilati durante le guerre civili post unitarie, che furono donate a Lombroso per i suoi studi.
Infatti fra i molti interessi egli aveva anche la frenologia, e arrivò anche a pensare che ci fossero vere e proprie caratteristiche anatomiche del cranio che fossero indice di una tendenza al crimine. Una visione semplicistica del museo Lombroso lo renderebbe una specie di museo degli orrori se lo si vede zeppo di teste imbalsamate con diciture come “Ladro” o “Falsario”, tanto che molti comitati civici e addirittura qualche partito politico vorrebbero farlo chiudere.
Invece il Museo Lombroso si pone come obiettivo principale proprio la confutazione di tutte le cose non scientifiche che sosteneva lo studioso, affinché le future generazioni non cadano più in questi errori. In secondo luogo, il museo si pone l’obiettivo di non far sembrare Cesare Lombroso una sorta di dottor Frankenstein all’Italiana, ma semplicemente un uomo del suo tempo, un tempo violento, intriso di razzismi di ogni tipo e vittima delle false scienze. Cancellare il proprio passato, anche se orrendo e difficile da accettare, non è mai la cosa giusta da fare. Il passato va accettato e criticato con lucidità, e personalità come Lombroso non vanno demonizzate, ma viste nel loro contesto storico e criticate.
Luigi De Maria