Paciugo e Paciuga sono i protagonisti di una nota leggenda ligure. La storia di un amore, un omicidio e un sorprendente miracolo.
Una leggenda ligure
Ci fu un tempo in cui le coste della nostra penisola, in particolar modo quelle ligure, vennero assediate dai Saraceni. Gli abitanti del deserto, con le loro rapide e cruente incursioni, razziarono e depredarono l’intera regione della Liguria, catturando e trascinando con sé uomini e donne che sarebbero stati venduti come schiavi sui mercati turchi.
I mari su cui si affacciavano i paesi liguri erano ancor meno sicuri delle coste: pochissime furono le imbarcazioni che riuscirono a sventrare l’attacco dei Saraceni, portando così in salvo marinai, beni preziosi e viveri.
La leggenda che vi narrerò quest’oggi, ci porta proprio in quel lontano periodo. Un’epoca in cui mogli, figlie e madri erano costrette a lasciare andar via i propri affetti, i propri uomini, consapevoli che, quasi sicuramente, essi non avrebbero più fatto ritorno. Un’epoca in cui mariti, padri e figli avevano il coraggio di affrontare il proprio destino, benevolo o avverso che fosse.
Paciugo e Paciuga
Paciugo, il protagonista della nostra storia, era un esperto marinaio la cui bravura e lunga esperienza lo rendevano agli occhi di tutti un uomo rispettabile e stimatissimo. La sua sicurezza e il suo coraggio lo contraddistinguevano: si sentiva più a suo agio a vivere sulla tolda di una nave che sulla terraferma. Nonostante ciò, il ritorno a casa era uno dei momenti più attesi, poiché ad attenderlo al termine dei suoi lunghi periodi in mare vi era la bella e amata Paciuga, sua fedele moglie e più grande amica.
Paciuga era abituata alle lunghe attese, durante le quali l’unico conforto era la sua profonda e sincera devozione per la Madonna del Santuario di Coronata. Ella confidava alla Vergine tutte le proprie pene, raccomandandole la vita del suo amato Paciugo. Così, ogni sabato, la povera sposa si recava al Santuario per chiedere forza alla sua protettrice, la Vergine Maria. La fede l’aiutava a vivere quei lunghi e struggenti periodi di solitudine, poiché certa che la Madonna avrebbe sempre protetto la vita del suo amato.
Accadde però che l’attesa si fece più lunga e insistente del solito, erano ormai passati mesi dall’ultima volta che i due sposi si erano visti: doveva per forza essere successo qualcosa al povero Paciugo! La donna altro non poteva fare se non rivolgersi nuovamente alla Madonna di Coronata, con ancora più passione e insistenza. Ogni sabato, quindi, continuò a recarsi al Santuario a piedi, come era solita fare. Nonostante la fatica, ella non si lamentava; la fede e la determinazione le facevano dimenticare qualsiasi sofferenza. Il tempo passò e Paciuga si ritrovò ad aspettare per ben dodici lunghi anni.
Quello che la bella Paciuga non poteva sapere era che il suo sposo, Paciugo, era caduto prigioniero, assieme all’interno equipaggio, nelle mani dei Saraceni. Venduto come schiavo, passarono dodici anni prima che riuscisse a fuggire per poter tornare in patria.
Quando egli arrivò a Genova era proprio sabato e a casa, per ovvie ragioni, non trovò la moglie. Il marinaio aspettò un bel po’, poi incominciò ad annoiarsi e a spazientirsi. Dopo ore d’attesa, finì per andare su tutte le furie, non curante del fatto che la povera Paciuga niente sapeva del suo ritorno. Per di più una vicina, vedendo Paciugo così impaziente, lo avvertì del fatto che la moglie avrebbe tardato ancora un bel po’, poiché era solita farlo ogni sabato. Gli disse che Paciuga usciva di casa la mattina presto e si ritirava solo a notte tarda. Quello che la donna voleva insinuare era chiaro, il silenzio che seguì quelle affermazioni fece intendere molte cose. Paciugo realizzò all’improvviso ciò che la vicina stava tentando di fargli comprendere: Paciuga aveva un amante, non vi erano dubbi.
Paciugo iniziò a correre sulla strada che portava al Santuario. Di lì a poco avvistò la moglie, la raggiunse e, senza pensarci due volte, la trafisse ripetutamente con la sua spada. Dopo aver compiuto un tale gesto, si rese conto di aver ucciso la propria sposa per un banale sospetto.
Un inaspettato lieto fine
Dal rimorso Paciugo raggiunse il Santuario per chiedere il perdono della Vergine. Addolorato si diresse verso l’altare con gli occhi annebbiati dalle lacrime. Mentre si stava avvicinando alla statua della Madonna, non poté fare a meno di notare una giovane donna inginocchiata in preghiera; una donna che gli ricordava in qualche modo la sua sposa. Raggiunta la misteriosa fanciulla, rimase senza parole: era proprio Paciuga. La Vergine protettrice della donna aveva voluto donarle nuovamente la vita, facendola ritornare indenne dal regno dei morti e fra le braccia del suo tanto amato e addolorato sposo.
Luna Scotti
Bibliografia:
Mariarosaria Izzo, “Qui si racconta che…”, Medusa Editrice, 2005