Un autore, straordinariamente lucido nella rappresentazione della società entro cui vive, ch’egli ritrae negli scorci di emarginazione e di diversità dei quali ha profonda e, non di rado, sofferta conoscenza, per rappresentarne gli umori e le condizioni spesso estreme con crudeltà di un analista e la tenerezza di un innamorato.
È con queste parole che Paolo Bosisio descrive nell’introduzione alla raccolta delle sue opere teatrali Giuseppe Patroni Griffi, regista teatrale, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore, una delle “personalità più versatili del panorama culturale italiano del secondo Novecento”.
Nato a Napoli il 27 Febbraio del 1921 in una famiglia aristocratica, figlio del barone Felice Patroni Griffi e di Zenobia Prante, Giuseppe cresce sviluppando doti e passioni in diversi campi artistici come quello letterario, radiofonico, cinematografico e drammaturgico. La sua produzione teatrale prende vita in seguito al trasferimento nella capitale subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, dove si inserisce alla perfezione nell’ambiente d’élite degli anni ’40, diventando allievo di Ettore Giannini e Luchino Visconti. La creazione della Compagnia dei Giovani gruppo di cui facevano parte Giorgio de Lullo e Romolo Valli, sancisce definitivamente l’inizio della sua carriera teatrale. La Compagnia rappresenta per la prima volta nel 1956 la commedia moderna così definita dall’autore stesso, D’Amore si Muore. Dopo la prima messa in scena, Patroni Griffi scriverà opere cucite appositamente per gli attori della Compagnia, facendo diventare quest’ultima un vero e proprio punto di riferimento e fonte di ispirazione. Si dice che i componenti del gruppo riuscissero a riconoscere immediatamente i personaggi da interpretare prima che lo spettacolo fosse effettivamente pronto per il palcoscenico.
Disciplina, impegno e fiducia. Questo era richiesto nella compagnia di Patroni Griffi,con particolare sostegno da parte dell’autore stesso, il quale intendeva “fare propria la cultura, il modo di vedere e di pensare di ciascuno dei personaggi, in essi, calandosi fino ad annullarsi, per farli vivere, per lasciarli vivere come se fossero, pirandellianamente, creature dotate di una esistenza e di una psicologia autonome, capaci perciò di interessare e di coinvolgere continuamente l’attenzione dello spettatore”. Successivamente a D’amore si muore, seguono spettacoli come Anima nera (1960), In memoria di una signora amica (1965), Metti una sera a cena (1967), Persone naturali e strafottenti (1974), Prima del silenzio (1979), Gli amanti dei miei amanti sono i miei amanti (1982), Cammurriata (1983), Una tragedia reale (1999).
L’imprinting con il teatro avviene negli anni dell’infanzia, in maniera istintiva; «fin da giovane mi sono espresso con il teatro, ho scritto degli atti unici, magari ingenui, ma il teatro era il mio primo slancio di scrittura». Ciò che ha reso Patroni Griffi una delle personalità più particolari e poliedriche del panorama artistico italiano, è stata sicuramente la sua vena pirandelliana; l’interessamento alla psicologia e all’anima del personaggio, il sentimento universale dell’amore, il realismo della scrittura, la musica come “strumento di introspezione”, l’interesse per il “teatro di parola”
Io credo in un teatro che è sempre esistito: il teatro dei personaggi più che delle storie. Non credo nel teatro delle parole in libertà, della falsa letteratura come se ne sente tanta; detesto i monologhi perché ormai li scrivono tutti ed è quanto di più anti teatrale possa esistere, è solo lo sfogo di un autore […]. Il personaggio, e, di conseguenza, quell’amore e odio che uno porta per l’attore, è il teatro. Il teatro non è la trama. Non si va a teatro per seguire una trama […] il teatro si basa su colonne, e queste colonne sono i personaggi; quindi il teatro si basa sugli attori
Al cinema Patroni Griffi ha diretto attori del calibro di Charlotte Rampling, Elizabeth Taylor, Florinda Bolkan (nel capolavoro cinematografico Metti una sera a cena del 1969, pellicola accompagnata dalla colonna sonora di Ennio Morricone), Marcello Mastroianni, Terence Stamp e Laura Antonelli (protagonista dell’indimenticabile scena di nudo in Divina Creatura).Per la Rai, Patroni Griffi diresse Tosca di Giacomo Puccini e La Traviata di Giuseppe Verdi, aggiudicandosi due Emmy Awards per entrambe le regie nel 2000 e 2001. Alla sua memoria è stato dedicato il Teatro Eliseo di Roma.
Giuseppe Patroni Griffi a teatro… oggi.
Per comprendere la varietà, l’immensità e la modernità di Patroni Griffi, bisognerebbe “vivere” i suoi libri, assaporare i suoi spettacoli, godere i suoi film. È quello che proverà a fare il Teatro Mercadante, inaugurando la stagione teatrale 2015/2016 con la messa in scena di In memoria di una signora amica, mentre, tratti dai suoi romanzi, saranno messi in scena al Ridotto del teatro stabile lo spettacolo La morte della bellezza (7-11 ottobre) e La notte blu del tram (4-8 novembre 2015). Il Teatro Nuovo celebrerà l’autore con lo spettacolo di Arturo Cirillo Scende giù per Toledo, tratto dall’omonimo romanzo in scena dal 15 gennaio 2015ì. Le storie di Eugenio e Rosalinda Sprint sono state giudicate “i più bei libri omosessuali della letteratura italiana” (CulturaGay.it)
Giuseppe Patroni Griffi muore il 15 dicembre 2006. Lo ricordiamo con le parole di Bosisio:
Un autore nato e cresciuto a Napoli, alla cui inconfondibile civiltà egli rimane legato da un vincoloineliminabile e determinante, ovunque lo conducano la vita e la produzione artistica. Un autore polemico e sorridente, che ama riconoscersi in posizioni di alternativa per piacere dialettico, per gusto di intelligente provocazione. Un autore “contro”: non polemicamente, non presuntuosamente, ma “contro”. Un autore anticonformista, dunque, fedele ai temi che gli sono congeniali e alla cultura raffinata che possiede. Un autore che ama, tuttavia, confrontarsi con questioni di attualità assoluta […]. Un autore, infine, non di rado contestato, pubblicamente attaccato, censurato dalla magistratura per la violenza degli argomenti trattati e per la sublime impudicizia del loro trattamento, eppure accolto sempre, dal pubblico come dai teatranti, con grande interesse
Alessia Thomas
“L’incoscienza di un giovane” RaiStoria